lunedì 16 giugno 2025

Scaffale locale 18: Arona e il teatro sociale, di Giovanni Di Bella

Nel 1841 l'affermato architetto Giovanni Molli di Borgomanero iniziò a progettare il teatro della città di Arona realizzando ben settantadue elaborati grafici su carta con tecniche diverse: matita, china, acquarello-china. Lo riferiscono nella loro relazione (16 giugno 2014) introduttiva all'inventario del fondo - custodito alla Fondazione "Achille Marazza" di Borgomanero - Marinella Bianco, Rosanna Cosentino e Teresa Torricini. Si tratta, scrivono le archiviste, di "planimetria con il teatro di Arona del 29 aprile 1841, studi della pianta, studi di diverse sezioni, prospetti e sezioni del vestibolo, studi e schizzi di cornici e serramenti interni, sezione dell'armatura del tetto, disegno di armatura del tetto del 1842. Sono presenti anche modelli al vero di profili e sagome di particolari costruttivi e spolveri di capitelli".

Di questo prestigioso ed elegante edificio dalla lunga appassionante storia, durata un secolo e mezzo, si occupa ora un documentato e approfondito saggio di Giovanni Di Bella, che ne narra vita e spettacoli, prose e liriche, splendori e nebbie, sempre intrecciandoli alla vita culturale e sociale della cittadina lacustre.

Il volume, di oltre 500 pagine suddivise in quattordici capitoli, conduce i lettori attraverso un lungo viaggio nel tempo di vita del teatro, dalle vicende della sua costruzione all'inaugurazione (1843); dai primi restauri dopo un ventennio circa alle serate di beneficenza per i terremotati; dall'illuminazione a petrolio all'arrivo in teatro dell'energia elettrica; dagli eventi commemorativi di Felice Cavallotti alla "frizzante Belle Époque"; dagli anni della prima guerra mondiale agli spettacoli e incontri del ventennio fascista; dalla nascita del "Nuovo cinema-teatro sociale" nel secondo dopoguerra alla sua trasformazione in Cinema Lux. La struttura fu infine tristemente demolita nel 2007, non essendosi trovato, né nell'ambito pubblico né in quello privato, nessuno disposto investire sulla rinascita in chiave contemporanea di quella vita culturale della quale lo storico edificio era stato testimone e promotore attivo per oltre centocinquant'anni.

Scrive Di Bella concludendo il saggio che, oltre ai meriti storiografici e documentari, ha anche quello di restituire agli aronesi un importante elemento di memoria collettiva della vita cittadina: "quel luogo che per un secolo e mezzo era stato depositario di cultura, tradizione e spettacolo venne sostituito da un nuovo edificio residenziale che solo in alcuni elementi esterni (timpano e portichetto della facciata principale) evoca vagamente il teatro ottocentesco. Da identitario, il luogo è oggi diventato un anonimo non lieu".


                       Giovanni Di Bella, Arona e il teatro sociale, 
Compagnia della Rocca 2024 

venerdì 13 giugno 2025

Scaffale locale 17: Don't forget/ Non dimenticare, di Patrizia Martini

Europa 1992, tra Italia e Jugoslavia. L'ingegner Alija Salahovic vive a Mostar, martoriata da più di un anno dalla guerra fomentata dai più oscuri nazionalismi interni e dalle potenze esterne. Musulmano, Alija, spera che il conflitto possa terminare presto senza conseguenze per lui, la sua compagna e il bebé che attendono. Tuttavia, quando la sua casa crolla tra le fiamme, decide di cercare un luogo in cui mettersi in salvo, come gli consiglia un amico bosniaco che, in modo molto deciso, gli suggerisce di fuggire, senza indugio. La sua scelta cade sull'Italia, un Paese che conosce poco ma in cui ha la fortuna di incontrare, in un paesetto del medio novarese, Patrizia e Giuseppe, persone sulle quali può contare, "amici veri". La loro casa si apre per Alija, per sua moglie Mila e per la piccola Nila di pochi mesi. Nel libro si narra la convivenza affettuosa delle due famiglie, la scoperta reciproca di tradizioni, usanze, cibi prima ignoti e poi apprezzati a fondo. Ma si parla anche di guerra, della prima implacabile carneficina nel cuore dell'Europa dopo la seconda guerra mondiale, della rinascita dei nazionalismi più ciechi e oscuri. Spiega Alija agli amici italiani che le sei repubbliche di Slovenia, Macedonia, Montenegro, Serbia, Bosnia e Croazia e le due province autonome del Kosovo e della Vojvodina, grazie alla leadership di Tito "un leader forte e carismatico, che voleva restare indipendente dall'URSS" vivevano unite e compatte in un Paese, la Jugoslavia, in cui la situazione economica era buona e il prestigio all'estero lo era altrettanto. Ma, dopo la morte di Tito, pessimi presidenti, come il serbo Milosevic e il croato Tudman, minarono alla base la politica unitaria e soffiarono sul fuoco del nazionalismo. Scoppiò una guerra atroce, che molti tra noi ricordano, e che forse a popoli e governanti distratti non ha insegnato abbastanza. Scrive Carla Carlino nell'introduzione, a proposito della distruzione del ponte di Mostar, storico legame tra persone e civiltà, che esso "è la metafora dolorosa e poetica della difficoltà di costruire coscienze e azioni di pace, rispetto alla tragica facilità di fomentare la guerra. Perché tra ponti e muri troppo spesso restano in piedi i secondi". E Patrizia Martini propone ai suoi lettori un'imprescindibile riflessione: Il Ponte Vecchio di Mostar venne abbattuto esattamente quattro anni dopo la caduta del muro di Berlino, dopo 427 anni di vita e di onesto servizio. La scelta del giorno non fu casuale, ma stava a significare che, per dividere un popolo, è sufficiente distruggere ciò che lo unisce…

È davvero da consigliare questo piccolo, agile libro che, tra autobiografia e biografia, tra cronaca e storia, tra lucida riflessione politica e appassionata narrazione propone al ricordo dei lettori persone ed eventi di un periodo con cui, forse, non abbiamo ancora fatto completamente i conti e che certamente ancora ci riguarda.

Patrizia Martini, nata a Novara, già docente di scuola primaria, è stata per dieci anni assessore alla Cultura e Istruzione del Comune di Pombia (NO). Regista teatrale, ha pubblicato testi di narrativa storica, romanzi, antologie di racconti, raccolte di poesie e novelle.

Patrizia Martini, Don't forget/ Non dimenticare, Edizioni Liberetà

giovedì 12 giugno 2025

Il mondo che verrà, di Robert Macfarlane, Johnny Flynn ed Emily Sutton

C’è un bosco ricco di vegetazione di ogni tipo e popolato da animali di ogni specie. E ci sono un padre e un figlio che lo attraversano per una lunga passeggiata. Passo dopo passo, pagina dopo pagina, scoprono una realtà stupefacente, variegata, vivace. L’inizio della passeggiata comincia come in un sogno, sul far della sera, e la natura si colora di blu, di azzurro, di ghiaccio sulla superficie del fiume, sovrastata da “alberi acrobati” che si tendono dall’una all’altra riva. Si odono il rumore dell’acqua corrente e il fruscìo ammaliante delle fronde dei salici, mentre un tenero verde invade le pagine. È l’alba. Il bosco si risveglia...

Il mondo che verrà nasce come canzone, composta da Flynn e Macfarlane per un album musicale dedicato al paesaggio, The moon also rises. Perciò il testo che leggiamo è essenziale e poetico, sintetico ed espressivo, originale e accurato, e respira nel limbo privilegiato che si estende tra musica e poesia. Le illustrazioni di Emily Sutton, vibranti di colori e di sentimento, semplici e lussureggianti insieme, accompagnano il testo, lo assecondano, ora con gioia ora con discrezione. Esaltano i particolari vicini e ampliano l’orizzonte lontano, in ogni stagione e in ogni ora del giorno, sotto il sole così come sotto la pioggia.

Un albo illustrato ricco di speranza non solo per bambini. La recensione si legge per intero su Mangialibri al link: Il mondo che verrà | Mangialibri dal 2005 mai una dieta


Robert Macfarlane, Johnny Flynn, Emily Sutton, 
                                                Il mondo che verrà, EDT Giralangolo 2025
                                                         traduzione di Anselmo Roveda

 

sabato 31 maggio 2025

She-Shakespeare. Il mondo è un palcoscenico, di Eliselle

I primi anni di vita di William Shakespeare sono avvolti dal mistero, particolarmente per quanto riguarda il periodo che va dal 1585 al 1592. Proprio in questo il lasso di tempo Elisa Guidelli colloca le vicende del suo nuovo romanzo per ragazzi, il secondo della serie di She-Shakespeare. Un tema fondamentale del libro è quello delle opportunità di genere possibili per le ragazze e per i ragazzi del XVI secolo in Inghilterra, ma non solo: molto limitate per le femmine, più ampie e variegate per i maschi. Tuttavia, ciò che domina il racconto e ne sorregge la trama è l’avventura che, unita a relazioni, sentimenti, viaggi, anima e colora le 375 pagine del libro. Judith/William, attraverso le sue vicende, accompagna i lettori dentro la storia, gli usi e i costumi del Sedicesimo secolo, non solo in Inghilterra, ma perfino in Italia, dove è ambientata la parte centrale della vicenda, che vede Judith ormai donna, sposata in gran segreto con Francesco, e madre. Nella postfazione l’autrice rivela che, nella parte dedicata alla presenza della protagonista in Italia, oltre ad avere citato le varie città presenti nelle opere di Shakespeare - Roma, Parma, Mantova, Padova, Verona e Venezia -, ha dato spazio alla fantasia.

Eliselle, She-Shakespeare. Il mondo è un palcoscenico, Gallucci 2024

Recensione integrale su Mangialibri, qui: 
She-Shakespeare - Il mondo è un palcoscenico | Mangialibri dal 2005 mai una dieta 


giovedì 22 maggio 2025

A Roma non ci sono le montagne, di Ritanna Armeni

Roma, 23 marzo 1944. I GAP, Gruppi di Azione Partigiana, hanno progettato nei minimi dettagli un attacco mirato a dei soldati tedeschi. Dovrà essere un’azione importante, esemplare, atta a smuovere le coscienze dei cittadini di Roma occupata e a dare loro fiducia nella possibilità di scacciare l’invasore. L’azione avverrà in centro, in via Rasella, e il bersaglio sarà la colonna tedesca che ogni giorno, dopo aver lasciato un poligono di tiro, passa di lì. Cantando.

Ritanna Armeni ricostruisce l’attentato di via Rasella - lo stato d'animo dei protagonisti, il contesto cittadino attorno a loro, la preoccupazione dei partigiani affinché civili innocenti non rimangano vittime dell’esplosione - narrando, passo dopo passo, quell’importante azione della Resistenza durante l’occupazione nazista. I protagonisti sono giovani intellettuali, coraggiosi e idealisti, determinati e concreti: Carla Capponi, Sasà Bentivegna, Carlo Salinari, Franco Calamandrei (figlio di Piero di cui tutti ricordiamo gli scritti resistenziali), Maria Teresa Regard, Mario Fiorentini, Lucia Ottobrini. “Colpire sempre. Non dare respiro” è il motto che presiede alle loro azioni, piccole o grandi che siano. Quella progettata in via Rasella sarà un’azione importante, “una battaglia come mai è stata combattuta nella città occupata dopo l’8 settembre”. L’attacco al battaglione Bozen sfrutterà il fattore sorpresa e, insieme, darà un segnale ai fascisti e ai loro alleati nazisti, riuniti per celebrare il venticinquesimo anniversario della nascita dei fasci: Roma non si arrende! 

Ritanna Armeni, A Roma non ci sono le montagne, Ponte alle Grazie 2025

La recensione si leggere per intero su Mangialibri al link 
A Roma non ci sono le montagne | Mangialibri dal 2005 mai una dieta

lunedì 19 maggio 2025

Non importa dove, di Yari Bernasconi e Andrea Fazioli

Cinquantotto cartoline da luoghi vicini e da luoghi remoti per raccontare il mondo e se stessi. Si parte da Ponte Tresa, tra Italia e Svizzera, dove una lunga fila di macchine è bloccata sul ponte della dogana. E piove. Subito l’itinerario volge altrove, lontano, in Birmania, in una “valle pianeggiante appesa al cielo azzurro”. L’azzurro del cielo è fratello dell’azzurro del mare di Castiglione della Pescaia dove i due autori trascorrono le giornate “sotto lo sguardo di bambini, nonni, venditori ambulanti. Fra l’acqua e la terra”. E ancora, tra le località più prossime, la Svizzera e Venezia; tra quelle più remote Nižnij Novgorod, sul Volga, città in cui “il respiro dell’acqua governa i passi e i pensieri”. E poi Parigi, Berlino, Shangai, New Delhi, Chicago, Bogotà, Sidi Bou Said, Gerusalemme. Ma non sfilano nel libro solo le grandi città. Vi figurano anche paesi modesti, qualche volta ignoti, insieme a luoghi indefiniti e virtuali, come nel caso della cartolina proveniente “dall’interno di un social network”.

Y. Bernasconi e A. Fazioli, Non importa dove, G. Capello Editore 2025

La recensione completa si legge su Mangialibri, qui: 

mercoledì 14 maggio 2025

Domodossola entra nella storia, di Gianfranco Contini

"Il nome di Domodossola, lanciato ora dalle radio di tutti i continenti ha acquistato improvvisamente un senso. Dopo due millenni di esistenza a fuoco lento, fuori della storia, entra di colpo nella storia. Era un timbro sui passaporti dei viaggiatori dell'Orient Express, e ora vi accadono avvenimenti che si studiano a scuola, le cose delle vite di Plutarco e dei romanzi di Stendhal. Ma Domodossola non è solo una parola-simbolo, è anche un fatto politico. L'Ossola è la prima regione d'Italia liberata in modo autonomo, senza sussidi esterni (perlomeno militari), e in misura tale da consentire l'instaurazione indipendente di autorità legali". Così scriveva Trabucco-Contini su "Liberazione. Giornale della Giunta provvisoria di Governo e delle Formazioni Militari dei Patrioti dell'Ossola" (23 settembre 1944, p. 3).

Questa raccolta di scritti di Gianfranco Contini, uscita nel 1995 per le edizioni Grossi di Domodossola e presentata da Romano Broggini, contiene testi dedicati dall'autore alla terra in cui nacque, si formò, ritornò sempre con affetto, fino a scegliervi la dimora dei suoi ultimi anni di vita, nell'accogliente e vigile casa sul colle di Mattarella poco sopra la chiesa di San Quirico. Contini partecipò con convinzione e con entusiasmo al governo della Repubblica dell'Ossola (10 settembre - 23 ottobre 1944), un momento in cui emerse chiaramente e nettamente - come scrive nello stesso articolo a proposito delle azioni dei nazisti contrapposte quelle dei partigiani - Il loro metodo e il nostro: "Al metodo di strage, di distruzione, di violenza indiscriminata, al 'loro' metodo, insomma, con cui tutta l'Europa è stata lavorata, è stato opposto un metodo di generosità, di rispetto dell'uomo, di odio del sangue, nel quale possiamo riconoscere il nostro onore".

Segue un altro testo, sempre sull'esperienza fondamentale e gloriosa della Repubblica, uscito sul "Dovere" del 21 marzo 1945, alla vigilia della Liberazione (pp. 4 e 5). Contini vi mette in risalto due elementi fondamentali, vivi e presenti nell'Ossola liberata: il contegno della popolazione e l'esperimento di governo democratico. Nota, infatti, come una popolazione "riservatissima, scarsamente dedita all'entusiasmo" mantenne per tutto il periodo di libertà un atteggiamento festoso, in una città serena e imbandierata, dimostrando inoltre di avere rispetto e fiducia nei confronti di quel governo locale in cui "sedeva finalmente gente onesta e disinteressata". Quando la situazione precipitò e le truppe nazitedesche occuparono di nuovo Domo e l'Ossola, anche l'esilio fu affrontato e sopportato dai cittadini con atteggiamento dignitoso e con fiduciosa convinzione nella verità e nel valore dei "quaranta giorni di libertà", come vennero poi definiti i giorni della Repubblica.

I capitoli successivi riportano due articoli apparsi entrambi sul "Risveglio Ossolano" (10 aprile e il 1 maggio 1946). Contini vi affronta il tema del "socialismo liberale autonomistico 'dal basso' [...], corrente ormai dominante nel Partito D'Azione sulla questione ossolana". A questi fa seguito una sezione fotografica e il testo di un volantino del Partito D'Azione del 1948.

La seconda parte del libro contiene testi di letteratura, filologia e linguistica, tutti legati all'Ossola e al Novarese: dalle note sul dialetto di Varzo, paese della Val Divedro, a due scritti rosminiani di Giovanni Faldella; dalla recensione a un corposo volume dedicato a Novara e al suo territorio agli "Statuti volgari quattrocenteschi dei disciplinati di Domodossola"; da alcuni esempi di "schede ossolane", cioè di menzioni dell'Ossola in autori stranieri, fino alla presentazione di "Alegar e grazia", poesie dialettali di Armando Tami. Un testo, quest'ultimo, in cui, come nota Broggini nella presentazione, Contini ancora una volta "ritorna alla fedeltà alla sua valle".

Gianfranco Contini, Domodossola entra nella storia, Grossi 1995



lunedì 12 maggio 2025

Gesso, di Anna Woltz


Felicia è una ragazzina di dodici anni alla quale il suo nome non piace e infatti vuole essere chiamata Fitz, soprattutto adesso che è infinitamente arrabbiata con i suoi genitori, da pochi giorni separati. Fitz attribuisce la responsabilità della separazione alla mamma perché ha origliato una conversazione in cui la donna diceva che, nei giorni in cui lei e la sorellina Bente sono con il papà, “Può ritrovare se stessa”. Un’affermazione che sconvolge la ragazzina al punto da farle mettere in discussione tutto il suo passato. La rabbia è tale che Fitz si scrive sul viso una crudele, lapidaria frase: “Mamma deve morire”. Questo la costringe, quando, a causa di un incidente di bicicletta successo al papà e a Bente deve uscire di casa per accompagnarli all’ospedale, a coprirsi il volto con una maschera da tigre. L’ospedale è un mondo; un mondo di preoccupazione e di sofferenza, perché la falange di un dito di Bente si è staccata e si dovrà ricucirla e il papà accusa un mal di pancia molto sospetto, ma è anche un punto di incontro, prezioso per Fitz che conosce Adam, più grande di lei, bello e tenebroso come un attore del cinema, e Primula, una ragazzina innamorata del dottore che l’ha operata al cuore e che, con orgoglio, mostra a tutti la sua ferita.
A. Woltz, Gesso, Beisler 2025
                                                           Traduzione A. Patrucco Becchi

   Recensione completa su Mangialibri: Gesso | Mangialibri dal 2005 mai una dieta

domenica 11 maggio 2025

Poesie e realtà '45 - '75

Quest'opera in due volumi a cura di Giancarlo Majorino offre un panorama della poesia italiana nel primo trentennio del secondo dopoguerra (1945-1975) ponendosi, come "un'antologia diversa, che rifiuta le regole della corporazione letteraria e riporta poesie, riviste, correnti e contro correnti, gruppi e singoli scrittori nel movimento della realtà. La circolazione dei testi poetici e la ricezione del lettore proletario sono spregiudicatamente collocate all'interno della lotta di classe, nel tentativo di rapportare bellezza, espressione della verità, rivoluzione". Fu una poesia, questa, nata in anni densi di progetti, tra fermenti e utopia, all'insegna di quella speranza - talvolta quasi incredula che il mondo potesse intraprendere una strada nuova, di uguaglianza, di partecipazione attenta, senza prevaricazioni, senza arroganza - eppure e tuttavia, sempre speranza viva.

Nel primo volumetto, che reca come sottotitolo "Il dopoguerra; gli anni della guerra fredda", leggiamo poesie di poeti "già operanti" come Saba e Ungaretti, Quasimodo e Gatto, Sereni e Solmi, Bertolucci e Luzi. Seguono "testi neorealisti" di Giorgio Piovano, Luigi Di Ruscio, poeti oggi quasi dimenticati, e di Rocco Scotellaro. Eppure "Canzone del 14 luglio" di Piovano esprime "adeguatamente ciò che fino ad allora non figurava nel possibile poetico" come vita e rapporti tra compagni. In Di Ruscio troviamo "un coraggioso e coatto impegno a ragionare, a lottare, a non cedere".

Nella seconda parte del volume, dedicato agli anni della guerra fredda incontriamo le pagine di "Officina", rivista che uscì tra il 1955 e il 1958. I redattori erano Leonetti, Pasolini e Roversi, ai quali si sarebbero aggiunti, in una fase successiva, Fortini, Romanò e Scalia.

Il secondo volume, che si riferisce agli anni dal 1968 al 1975, ha come sottotitolo "Il miracolo economico e il centro sinistra", collocandosì così nel cuore della vita politica e culturale della quotidianità italiana del tempo. Vi sono inseriti e commentati i poeti della neoavanguardia, Sanguineti, Porta e Zanzotto; sono citati e analizzati gruppi, riviste e testi di opposizione marxista con riferimento alla poesia, tra questi spiccano le opere di Fortini, Pagliarani, Trasanna, Di Ruscio, Majorino, e l'attenzione a riviste mitiche come "Quaderni piacentini", "Rendiconti", "Angelus novus". Nella seconda parte del libro sono antologizzati testi e poeti più recenti, sempre con riguardo al periodo dal 1968 in poi, ricco di idee, progetti, ribellioni: Morante, Rossi, Giudici, Risi, Bellezza, Neri, Cucchi, Trasanna, Brugnaro, Raboni.

L'indagine su un trentennio di poesia che non può essere né dimenticato né ignorato, e trentennio forse sotto la cenere mai spento, si offre a lettori vecchi e nuovi in quest'opera venuta da lontano e disponibile per la lettura in numerose biblioteche italiane.

Poesie e realtà '45 - '75, a cura di Giancarlo Majorino, Savelli 1977


giovedì 1 maggio 2025

Scaffale locale 16: Mora e Gibin. Due ragazzi d'oro, di Angelo Vecchi

Il 23 febbraio 1945 Enzo Gibin, prelevato a forza dall'ospedale in cui era ricoverato, ed Ernesto Mora furono trucidati e uccisi a Cressa per mano fascista e con inaudita ferocia, a soli due mesi dalla Liberazione. La loro vicenda, mai dimenticata a Cressa e nel borgo anche grazie alla convinta e attiva militanza resistenziale e antifascista delle rispettive famiglie, è ora ricostruita con storica chiarezza e appassionata partecipazione umana e ideale da Angelo Vecchi in un saggio nel quale rivivono le storie dei due giovani, ma anche - come scrive il presidente nazionale dell'ANPI Gianfranco Pagliarulo nella presentazione - "si muovono gli altri attori della tragedia: le famiglie e in particolare le donne, il paese di Borgomanero, la fabbrica, le battaglie, i martiri, i traditori, i boia, il nemico più feroce, tale Roncarolo, un gerarca che nel circondario si portava la fama di torturatore di partigiani".

L'interessante affresco di vita e l'ampio contesto storico in cui viene inserita la vicenda breve ed eroica dei due "ragazzi d'oro" facilitano la lettura del libro anche a chi, giovane ora come Enzo ed Ernesto erano allora, non ha vissuto gli eventi del ventennio fascista e della guerra in cui il regime trascinò l'Italia e nemmeno ha potuto ascoltare la viva voce dei protagonisti di quegli anni. Quattro densi e documentati capitoli e un'appendice conducono i lettori, insieme ad Enzo appassionato di meccanica, dal suo Polesine al Piemonte; e poi all'incontro in fabbrica con Ernesto, fino alla comune scelta di militanza tra i partigiani con il compito di provvedere al "recupero di armi e alla cattura di militi fascisti o tedeschi anche in località lontane dalla propria zona operativa". Un ricco e utilissimo apparato di note indica ai lettori le fonti bibliografiche, archivistiche, documentarie e orali relative ai fatti narrati.

Nell'appendice, oltre alle motivazioni delle medaglie d'oro assegnate ai due giovani partigiani con decreto del 9 dicembre 1948 (Quinto Governo De Gasperi) sono raccolte: tre poesie di Dante Strona; una coinvolgente galleria fotografica; i nomi di battaglia dei partigiani citati nel libro; una pagina dedicata a Gabriele Caione, già presidente dell'ANPI borgomanerese, la cui famiglia è intervenuta a sostegno della pubblicazione di questo libro, che esce sotto l'egida della Sezione ANPI "Medaglie d'oro Ernesto Mora ed Enzo Gibin", "al fine di onorare la memoria, ricordare l'impegno civile e l'opera di valorizzazione della memoria resistenziale di Gabriele" prematuramente scomparso nel 2019.


Angelo Vecchi, Mora e Gibin. Due ragazzi d'oro, Selvatiche Edizioni 2025

mercoledì 30 aprile 2025

L'uomo d'acqua e la sua fontana, di Ivo Rosati e Gabriel Pacheco

Quella narrata ne L’uomo d’acqua e la sua fontana è una storia molto singolare, capace di stimolare fantasia e curiosità, capace perfino di suscitare domande. Infatti, contro questo uomo d’acqua nato per caso, o, meglio, nato da una distrazione, molti si accaniscono brandendo scope, ombrelli, bastoni. Ma lui non si scompone mai davanti all’aggressività e all’incomprensione di chi lo avvicina solo per rimproverarlo, va sicuro e tranquillo, libero e leggero, gentile e generoso. Innaffia i fiori, disseta cani e bambini. Rimane sempre azzurro con sfumature di blu, limpido, come si addice all’acqua pura che lucida e pulisce un mondo spesso grigio e un po’ spento. Eppure, scrive l’autore, “non è facile la vita di un uomo così diverso da essere scambiato per un mascalzone”. Le illustrazioni rendono perfettamente l’assunto del testo: essere diversi, essere originali non è né una colpa, né indice di cattiveria. 

La recensione completa è su Mangialibri: L’uomo d’acqua e la sua fontana | Mangialibri dal 2005 mai una dieta

Ivo Rosati e Gabriel Pacheco, L'uomo d'acqua e la sua fontana,
Zoo Libri 2022

martedì 15 aprile 2025

Antifascismo e Resistenza

Il cofanetto Antifascismo e Resistenza contiene otto volumi in brossura di diversi autori e su diversi argomenti, tutti relativi agli anni dell'antifascismo e poi della Resistenza.

Maurizio Milan si occupa, in Fuoco in pianura, delle azioni realizzate dalla IV Brigata Garibaldi, in Piemonte, dalla vita alla macchia fino alla liberazione di Torino. narrati da fu comandante di uno dei distaccamenti del battaglione Arditi che operavano in pianura. Isacco Nahoum, ex sottoufficiale di cavalleria, diede un valido contributo causa della Resistenza diventando uno dei più validi comandanti delle formazioni partigiane. Con il nome di Milan si distinse durante la Resistenza, portando a termine importanti operazioni.

Arturo Colombi in Nelle mani del nemico racconta la vita di un indomito gruppo di militanti comunisti, dei quali faceva parte, richiusi nelle prigioni fasciste: "... sapevamo che il fascismo, dopo aver soppresso con la violenza la libertà del popolo italiano, avrebbe portato il paese nell'avventura della guerra di aggressione. Ricordavamo la fiera risposta data da Gramsci ai giudici del Tribunale Speciale: Voi fascisti porterete l'Italia alla catastrofe, toccherà allora a noi comunisti salvare il nostro paese".

Aldo De Iaco narra le quattro giornate di Napoli, gloriosa città, che tra il 27 e il 30 settembre 1943 con una rivolta popolare si liberò dall'occupazione tedesca con le sole proprie forze, confermando ancora una volta le proprie virtù di "città che, tra le prime in Italia, nel 1799 levò dinanzi al mondo la bandiera della repubblica, della democrazia, della rivoluzione popolare per la libertà", come ebbe a dire Togliatti.

Giuliano Pajetta in Douce France riferisce, in forma di diario, le vicende del proprio esilio, tra il 1941 e il 1942: "le linee generali del mio lavoro mi appaiono ora più chiare. Noi ci battiamo per la pace, l'indipendenza e la libertà dei popoli; in Francia i nostri compagni resistono sia al saccheggio e alla prepotenza tedesca che ai tentativi di Vichy di instaurare un regime fascista".

Mario De Micheli ripercorre la vicende della Settima GAP bolognese, la cui storia scrisse "una delle più belle pagine del secondo Risorgimento d'Italia".

Guido Nozzoli in Quelli di Bulow narra le gesta della ventottesima brigata Garibaldi, che operò per venti mesi nel ravennate, ricordando le azioni lotta e guerriglia, ma anche "gli uomini, le donne, tutti i lavoratori che hanno aperto la loro casa ai partigiani, che li hanno nutriti e ospitati affrontando i rischi delle spietate rappresaglie nazi-fasciste".

Luciano Bergonzini conclude il suo Quelli che non si arresero, libro sulla storia della Trentaseiesima brigata garibaldi con l'affermazione dell' ideale "di una conquista serena della vita, della pace, del progresso ininterrotto e senza limiti per ogni individuo e per ogni società, della fratellanza e dell'amicizia fra tutti i popoli del mondo".

Robert Katz, studioso e giornalista americano, si interessò a lungo dell’occupazione nazista a Roma e del ruolo della Resistenza romana. Nel suo libro Morte a Roma. Il massacro delle fosse ardeatine esordisce partendo dall’evento che avrebbe scatenato l'orrenda rappresaglia nazista portando all’uccisione di 335 persone: l’attacco di via Rasella del 23 marzo 1944, un atto di guerriglia contro gli invasori tedeschi, il più importante mai realizzato contro le forze di occupazione. La rappresaglia decisa dai vertici del Reich fu terribile e ogni nazista ucciso costò la vita a dieci italiani (più 5 aggiunti per ignoti motivi), membri della Resistenza, comuni cittadini e perfino un prete e un ragazzino di 15 anni.

Antifascismo e Resistenza, Editori Riuniti 1971


lunedì 14 aprile 2025

Scaffale locale 15. Achille Marazza. Il nostro difficile Novecento, di Virginia Carini Dainotti

 

Nell'ottantesimo anniversario della Liberazione dell'Italia dal nazi-fascismo, alcune pubblicazioni tornano in mente, per diversi motivi, non ultimo la condivisione di memorie e di esperienze con autrici e autori. È questo il caso della biografia di Achille Marazza scritta da Virginia Carini Dainotti e pubblicata il 1° settembre 1987 dalla Fondazione Marazza di Borgomanero, a vent'anni dalla morte di Marazza e a quarantadue dalla Liberazione. Si tratterebbe, a pieno titolo, di un'opera di ampiezza nazionale e oltre, per altezza di ideali e per dignità di memoria, ma caso volle che Achille Marazza fosse nato a Borgomanero nel 1894, che a Borgomanero fosse legato anche attraverso la madre Delia Bonola e allo zio Giulio Bonola Lorella. Ma non solo: fu proprio al Comune di Borgomanero che Marazza donò il cospicuo patrimonio di famiglia, affinché, con lungimiranza e generosità, "la casa padronale venisse adibita a biblioteca pubblica e casa di cultura”. Assegnati i beni al Comune e istituita la Fondazione Biblioteca Pubblica e Casa della Cultura, quest'ultima ebbe come prima presidente Virginia Carini Dainotti, bibliotecaria e ispettrice generale delle biblioteche statali nonché ispiratrice e realizzatrice in Italia della Public Library, la biblioteca per tutti. Nessun campanilismo, né localismo dal miope sguardo, dunque, ma il riconoscimento di un'epoca e di un flusso ampio e vitale grazie ai quali ciò che avvenne in un borgo si inserì nell'ampio andare della storia, nel progredire della cultura, nella volontà e capacità di realizzarne la più ampia condivisione del sapere.

La biografia di Achille Marazza scritta da Virginia Carini Dainotti si propone di offrire il racconto di una "vita esemplare", come scrisse Sandro Pertini nella presentazione del libro, notando, anche che "è grande merito dell'autrice aver fatto rivivere il personaggio sullo sfondo della nostra storia, e non solo della storia della Resistenza; ma anche, e utilmente, di quei vent'anni che hanno visto la ricostruzione, la difficile pacificazione, la rinnovata dignità internazionale dell'Italia". Per questo il sottotitolo del volume inserisce la figura di Marazza nel "nostro difficile Novecento".

Il libro si compone di otto densi capitoli, corredati da un ampio apparato di note, particolarmente utili ai lettori per il reperimento delle fonti. In quegli anni, infatti, non era stato ancora completato l'inventario dell'Archivo Marazza, realizzato, non essendosi mai potuti reperire finanziamenti in loco, solo fra il 2012 e il 2015 grazie al finanziamento da parte del Master dei Talenti promosso dalla Fondazione Giovanni Goria di Asti.

I capitoli spaziano dalla partecipazione di Marazza alla prima guerra mondiale e alla sua iniziale opposizione al fascismo che andava prepotentemente e violentemente insediandosi; dalla "guerra fascista alla guerra di liberazione, alla Resistenza" e al famoso "incontro all'Arcivescovado; dall'attività di governo al lavoro in Parlamento, alla "missione triestina", alla partecipazione ad enti e istituti culturali.

Qui, data l'attuale ricorrenza, ci interessa ricordare il capitolo IV, "Nella Resistenza". Dopo una breve partecipazione alle azioni partigiane in Valle Vigezzo, Marazza, per motivi di salute, dovette lasciare la montagna e scendere a Milano, dove cominciò a intrattenere rapporti con altri "fuorilegge", antifascisti come lui. Di questa intensa attività molti elementi si intuiscono dalle lettere che Marazza scrive alla madre, rimasta nella villa di Borgomanero, e delle quali Carini dà conto. Segue la partecipazione al CLNAI per conto della Democrazia Cristiana, il racconto delle febbrili e intense riunioni in sedi sempre diverse. Fino al documento più importante, la memoria dell'incontro all'Arcivescovado di Milano per trattare la resa Mussolini, insieme a Lombardi e a Cadorna. La memoria, pubblicata integralmente da Carini (pp. 96-109), era già apparsa in un ormai rarissimo volume delle Edizioni Labor del 1965, "La Resistenza il Lombardia" a cura del Comitato per le celebrazioni del XX anniversario della Resistenza. Tra le carte di Marazza relative a questo momento figura anche una lettera di Leo Valiani, sempre del 1965, riportata integralmente in nota dall'autrice (pp. 110-111). In essa Valiani ringrazia Marazza per la sua testimonianza "veramente bellissima, la più obiettiva di tutte; la più disinteressata ed appunto perciò la più rispondente al giudizio che gli storici daranno delle nostre drammatiche vicende".

In questo anno anniversario, nelle contingenze amare e inquietanti che ci tocca di vivere, lo sguardo attento e veritiero della storia ci necessita e, a seguirlo con onestà, potrebbe perfino salvarci o indicarci il cammino. Chissà.

Il discorso di Marazza è qui di seguito nelle foto, così come le lettere di Pertini e Valiani.









Il saggio è presente nelle collezioni di sessantanove biblioteche italiane e potrebbe essere ancora reperibile per acquisti o scambi presso la Fondazione Marazza.

giovedì 10 aprile 2025

Antenati, di Giorgio Manzi

Giorgio Manzi, paleoantropologo, docente all’Università di Roma “Sapienza”, scienziato, editorialista e anche ottimo divulgatore scientifico offre qui ai lettori il racconto di un lontanissimo passato e dei suoi protagonisti. Ma lancia anche una sfida a noi contemporanei invitandoci, con lo studio del tempo profondo a conoscere meglio noi stessi. Scrive nell’introduzione: “È infatti nel tempo profondo che ritroviamo sia la nostra natura di esseri viventi sia il nostro posto nella Natura. È a partire da ossa fossili, manufatti in pietra, siti preistorici e dati molecolari che possiamo disegnare la genesi della nostra diversità biologica e culturale”. Le storie narrate in questo libro, il cui sottotitolo è, significativamente, Lucy e altri racconti dal tempo profondo, possono essere lette indipendentemente le une dalle altre, ma tutte sono legate da un ideale filo rosso che le unisce e le illumina. Interrogarsi e riflettere su persone ed eventi del passato remoto e remotissimo si rivela non essere solo un esercizio di approfondimento e di ricerca, ma una vera e propria strada per comprendere e affrontare anche il presente e l’immediato futuro.

G. Manzi, Antenati, Il Mulino 2024

Recensione integrale su Mangialibri: Antenati - Lucy e altri racconti dal tempo profondo | Mangialibri dal 2005 mai una dieta


martedì 25 marzo 2025

Niente draghi per Celeste!, di Nikolaus Heidelbach e Ole Könnecke,

Niente draghi per Celeste, recentemente e meritatamente insignito del premio Bologna Ragazzi Award 2025 nella sezione Comics Early Reader, è la riuscitissima e attraente opera di due tra i massimi autori tedeschi per l’infanzia, Nikolaus Heidelbach e Ole Könnecke. Heidelbach è autore di illustrazioni, fiabe, poesie e romanzi noti in tutto il mondo; Könnecke ha scritto magistrali e fortunate storie a fumetti. Questo albo esprime la perfetta collaborazione a quattro mani dei due autori: le pagine a sinistra, disegnate da Heidelbach, sono grandi tavole che illustrano i protagonisti delle “storie da brividi” narrate da Boris alla sorellina, mentre le pagine di destra, opera di Könnecke, raccontano a fumetti la speciale serata dei due bambini, il suo svolgimento e il suo epilogo. Il libro, che ha al centro il tema della paura, capace di affascinare come pochi altri l’immaginario infantile e di coinvolgerlo così tanto da sfidare i brividi e la tremarella che salgono lungo la schiena e fanno rizzare i capelli, propone diverse storie e personaggi, in un crescendo che, per la piccola protagonista, pare non essere mai abbastanza: nessun brivido nelle storie di Boris! 

Recensione completa qui Niente draghi per Celeste! | Mangialibri dal 2005 mai una dieta

                       Nikolaus Heidelbach
Ole Könnecke, Niente draghi per Celeste!, Beisler 2024 
                                                          Traduzione di Chiara Belliti

Post scriptum: il 3 aprile questo fenomenale libro è insignito anche del Premio Strega Ragazze e Ragazzi 2025 - Migliore Narrazione per Immagine con la seguente motivazione: 

«L’albo di Heidelbach e Könnecke è divertente e sorprendente al tempo stesso, a suo modo geniale, caratterizzato da un doppio registro visivo che consente agli autori di sperimentare una forma di testualità ibrida e complessa, decisamente originale, fondata un affascinante dialogo tra linguaggi espressivi: il fumetto e l’illustrazione. La semplicità della storia narrata – con un fratello incaricato di prendersi cura della sorellina al posto dei genitori, dai vicini per una festa, e di metterla a letto – si trasforma una piccola avventura domestica, dove realtà e immaginazione, quotidianità e dimensione fantastica, trovano un punto di equilibrio perfetto dovuto all’incontro e allo scontro tra la vignette di Könnecke, frizzanti nei dialoghi e felicemente espressive nella delineazione dei caratteri dei fratelli e le tavole perturbanti di Heidelbach, dove le spaventose fantasie di Boris sono chiamate a fare i conti con l’irriverenza derisoria della piccola e indomabile Celeste. Un albo splendido sul piano strettamente narrativo e su quello visivo che tradisce una chiara visione d’infanzia da parte degli autori, capaci di coglierla con onestà e tenerezza, e di accoglierne e rispettarne tutte le complesse sfaccettature».

Evviva!

venerdì 21 marzo 2025

Cartevive, rivista dell'Archivio Prezzolini

Di Cartevive, rivista dell'Archivio Prezzolini della Biblioteca Cantonale di Lugano, trovate qui una precedente breve recensione: LE LETTURE DI DON CHISCIOTTE: Cartevive.  Veniamo ora al numero più recente (n. 66/2024), che pubblica, come sempre, informazioni variegate e importanti sui fondi conservati nell'Archivio ospitando contributi relativi alle nuove acquisizioni librarie e archivistiche, aggiornamenti sulle nuove edizioni, approfondimenti e studi sugli autori, trattazione di specifici argomenti di archivistica, letteratura, filologia, critica letteraria, storia, filosofia, musicologia prevalentemente del Novecento.

Questo più recente fascicolo esordisce con un editoriale intitolato "Fonte YouTube e copyright Wikipedia, le nuove frontiere degli archivi del futuro?" nel quale si segnalano i due atteggiamenti più diffusi in relazione all'utilizzo e/o alla pubblicazione di materiali sottoposti a diritto d'autore: l'uno di grande prudenza, l'altro di disinvolto utilizzo. Nota l'autrice dell'articolo, Karin Stefanski, collaboratrice scientifica dell'Archivio: "Difficile prevedere quale dei due atteggiamenti prenderà il sopravvento nell'angosciante (in)decisione se farci trasportare nel flusso dominante oppure tentare di opporre resistenza, con la speranza di trovare ancora, da qualche parte, un appiglio sicuro". Non ci resta forse che osservare e attendere?

Scorrendo l'indice, troviamo scritti di indubbio interesse: dai due testi del Fondo Zoppi dedicati alle valli ticinesi Bavona e Livizzana, all'inventario della corrispondenza del Fondo Angelo Casè (poeta, narratore e critico letterario); dalle lettere di Guido Ceronetti a Liliana Marchand, a un racconto e a un ricordo del filosofo e scrittore Paolo Facchi, a "Nobiltà del bibliotecario. Il diario di Francesco Barberi" a firma di Antonio Castronuovo. Su quest'ultimo mi soffermo brevemente, per comunanza e gratitudine professionale. Castronuovo ci offre qui, infatti, "un saggio dell'appassionata lettura di quel diario", a partire dai primi anni Trenta del Novecento, quando Barberi entrò in servizio a Firenze iniziando così la sua vita in stretta comunanza con i libri, non più dal punto di vista del lettore, però, ma "dall'altra parte". E subito nota, Barberi, che ci sono due modi di fare il bibliotecario: "L'uno è di chi si limita a eseguire, più o meno diligentemente, il lavoro assegnatogli senza preoccuparsi del resto; l'altro di chi non resiste al bisogno di allargare lo sguardo attorno a sé per vedere come vanno le cose in biblioteca, magari in più biblioteche, di approfondirle, discuterne coi colleghi, intervenire". Il suo modo di "stare in biblioteca" era naturalmente il secondo, il solo appassionante e corretto, a mio parere. Il solo capace di accrescere, nobilitare, elevare a fondamentale e indispensabile il servizio bibliotecario. Ne sono esempi, tra i tanti, la cura e il riordino dei cataloghi, uniformando le notizie riguardanti uno stesso autore o argomento e facilitando così la ricerca ai lettori; l'interesse per l'ordinamento e i cataloghi elaborati nella vita passata della biblioteca, la valorizzazione dei documenti e delle collezioni. Una vera e propria vocazione, dunque, perfino una missione, quella del bibliotecario come lo intese Barberi, "bibliotecario nel fondo dell'anima". Le sue Schede di un bibliotecario (1933-1975) furono pubblicate dall'AIB nel 1984.



giovedì 13 marzo 2025

Il borsellino della sirena e altre poesie, di Ted Hughes

In questo prezioso volume leggiamo otto libri di versi per oltre duecentocinquanta poesie, scritte durante trent’anni (1961 - 1993) e popolate da ogni genere di creature tra quelle che affascinano in modo speciale l’immaginario infantile. Nota Riccardo Duranti nell’introduzione che il poeta “riesce sempre a sorprendere, a spiazzare, a liberare, scacciando incubi e terrori reali, in virtù della forza di una sbrigliata comicità, fantastica ed esagerata. È un modo di fare poesia che accompagnerà Ted Hughes per tutta la sua vita, intrecciandosi al resto della sua produzione”. Hughes comincia a scrivere filastrocche e poesie per bambini nel periodo del suo matrimonio con la poetessa statunitense Sylvia Plath, durante il quale, dopo la nascita dei due figli Frieda e Nicholas, Ted sperimenta l’uso della fantasia, del gioco e della rima. Il matrimonio si conclude, com’è noto, con il suicidio di Sylvia, tragedia che segna a fondo l’animo del poeta. Durante tutta la sua carriera di Poeta Laureato della Corona britannica, Hughes non perderà mai né l’interesse né la pratica della poesia destinata ai ragazzi, dapprima ai suoi figli e proseguita poi nei successivi decenni. 

Questa edizione delle poesie di Hughes offre ai lettori italiani, adulti e ragazzi, due ulteriori elementi di valore: la brillante traduzione di Riccardo Duranti e gli esemplari, arguti disegni in bianco e nero di Raymond Briggs.

Recensione per intero qui: Il borsellino della sirena e altre poesie | Mangialibri dal 2005 mai una dieta

Ted Hughes, Il borsellino della sirena, Mondadori 2024. Traduzione di Riccardo Duranti,
illustrazioni di Raymond Briggs




domenica 9 marzo 2025

090. Almanacco dei giorni ordinari e di festa, di Barbara Ferraro e Andrea Alemanno

090 oltre che il titolo del libro – primo di una serie – è anche il codice numerico che nella Classificazione Decimale Dewey in uso nelle biblioteche contraddistingue i manoscritti e i libri antichi e rari. Proprio quelli in cui si avventurano Caterina prima e poi anche Nino, alla ricerca di preziose parole da riscoprire e da preservare; parole da annotare con diligenza su un taccuino per salvaguardarne la memoria ad ogni costo. Però, a causa di qualche imprevisto o di movimenti maldestri, alcune pagine del taccuino si presentano parzialmente sbiadite e rovinate. Spetterà al lettore ricostruire le parti mancanti. Questo libro, infatti, oltre a proporre ai lettori la parte narrativa, riproduce fedelmente le pagine del taccuino, costituite da schede, con testo e immagini, dedicate ciascuna a una parola da salvare. Eccone alcune: sacripante, ramanzina, nequizia, orpello, gnomico, palmento e molte altre. Le parole presentano una doppia connotazione: nel “taccuino” le loro definizioni sono fantasiose, nell'appendice i giovani lettori potranno invece trovare il vero significato, quello che spesso sfugge ai “comuni mortali”. Un gioco, insomma, oltre che una storia.

La recensione si legge per intero su Mangialibri al link: 090 - Almanacco dei giorni ordinari e di festa | Mangialibri dal 2005 mai una dieta

090, di Barbara Ferraro e Andrea Alemanno,
Albero delle matite editore 2022


mercoledì 26 febbraio 2025

Io, mio figlio e la musica, di Remo Vinciguerra

Ventisette sono i capitoli di quest’opera arguta, documentata e allegra insieme. Ricco di notizie, il libro non abbandona mai il tono semplice e accattivante con cui illustra la storia della musica, le creazioni dei più celebri compositori, la diffusione della musica tra il pubblico attraverso i secoli e fino ai nostri giorni. Io, mio figlio e la musica, uscito postumo, può essere considerato uno dei capolavori di Remo Vinciguerra (1956-2022), per la sua capacità di esporre temi importanti e profondi con rigore, ma anche con spontaneità e chiarezza esemplari. Vinciguerra è stato pianista e compositore di vaglia ed esperto di didattica pianistica in stile jazzistico e moderno. Autore di un vasto repertorio di opere dedicate al pianoforte, è stato molto amato dai suoi studenti e dai giovani in generale ai quali sapeva proporre realtà sonore sempre nuove, spaziando dalla classicità e dalle opere dei più grandi maestri del passato fino alla più recente attualità. In appendice al nostro libro, una playlist di 55 titoli accessibile mediante QR Code invita all’ascolto di tutti i brani citati nel testo. 

La recensione completa si legge su Mangialibri al link Io, mio figlio e la musica | Mangialibri dal 2005 mai una dieta

Remo Vinciguerra, Io, mio figlio e la musica, Curci Editore 2022


sabato 15 febbraio 2025

La bambina che ascoltava gli alberi, di Natasha Farrant

In una valle segreta sorge una casa antica e illustre, famosa per gli alberi che crescono nel suo immenso parco: faggi, olmi, meli, tigli, querce, noccioli e bossi diffondono ovunque ombra e bellezza. In quella villa e in quel parco vive con la sua famiglia Olive, una bambina di undici anni con due codini e con un paio di occhiali che spesso le scivolano sul naso. Olive è intelligente, gentile e anche terribilmente timida. La sua migliore amica è una quercia antica, una monumentale pianta di più di quattrocento anni. Olive che, a causa della timidezza, non riesce a parlare con nessuno né a rispondere a chi la interpella, trascorre la maggior parte del suo tempo ai piedi della quercia amica e le parla a lungo, le racconta tutto di sé. Quando la bambina è triste, quella grande pianta la consola cullandola sui suoi rami, quando è allegra le foglie frusciano forte come se ridessero. Una mattina di primavera, metre la famiglia è radunata per la colazione, il papà di Olive annuncia la sua intenzione di costruire una nuova casa nel parco, una casa estiva destinata alle feste e ai picnic. Non sarebbe la prima volta che i progetti del papà causano caos e distruzione e anche questa nuova decisione suscita qualche timore: il luogo in cui sorgerà la nuova casa, infatti, è proprio quello in cui c'è la quercia amica di Olive. La bambina, allora, trova il coraggio di difendere quell'albero centenario tenendo testa al padre. Sorpreso, quest'ultimo le concede sette ore per trovare una soluzione diversa, più emozionante della casa per le vacanze. Se Olive ci riuscirà, il papà non abbatterà la quercia.

Suggestiva e coinvolgente è la storia di cui è protagonista la piccola Olive, divenuta coraggiosa per difendere la sua amica quercia. Il racconto, pur se fantastico, ci ricorda con efficacia l'importanza degli alberi, fondamentali per la nostra vita e quella di tutta la Terra.

Natasha Farrant, La bambina che ascoltava gli alberi, Piemme 2022, traduzione di Clare Stringer, illustrazioni di Lydia Corry

giovedì 13 febbraio 2025

Non tutto il mare è perduto, di Giuseppe Ungherese


Giuseppe Ungherese, laureato in scienze naturali e dottore di ricerca in ecologia, nel 2015 inizia a collaborare con Greenpeace occupandosi di microplastiche e di altri inquinanti delle acque marine, sostanze pericolose per la salute dell’uomo e per tutti gli esseri viventi. Non tutto il mare è perduto illustra chiaramente la situazione delle acque e dei fondali marini, spaziando anche nella storia e nei miti più noti e suggestivi che hanno contribuito al fascino e alla conoscenza delle nostre coste, oggi seriamente minacciate dall’inquinamento, come documentano studi approfonditi di diverse università. Eppure nel titolo del libro si intravvede anche un barlume di speranza, come afferma l’autore stesso nelle ultime frasi del saggio: “Per la nostra Terra e il nostro mare (il più grande ecosistema planetario), con le loro straordinarie bellezze e le magnifiche creature che li popolano, non tutto è perduto. Possiamo ancora salvarli, per il benessere di tutti gli esseri viventi e per permettere la prosperità delle future generazioni. Ma dobbiamo farlo subito, a partire da adesso. Non c’è un secondo da perdere”.

Giuseppe Ungherese, Non tutto il mare è perduto, Casti Editore 2022