mercoledì 31 gennaio 2024

Scaffale locale 9. Ci si rivede a Canaan, di Angelo Nigro

Abramo, Mosé, Davide, la samaritana, Pietro, Tommaso, Teofilo il lebbroso, Saulo, Giuseppe di Arimatea sono i protagonisti di questo libro, agile e accattivante, semplice e profondo insieme. Di ciascuno è narrata la storia nei suoi caratteri essenziali, già presenti nel titolo di ogni capitolo: Abramo è "il primo migrante" e Mosé ha "l'acqua alla gola"; Davide passa "dalla strada al palazzo", la samaritana attinge al "pozzo della vita" e quella di Saulo/ Paolo è "una storia pazzesca". 

Il libro, scritto durante la malattia del padre a cui ogni sera don Angelo raccontava la storia di un personaggio biblico, è il seguito del precedente, "Incontri nella terra di Canaan", uscito nel 2022, e, come questo, si propone di indicare un luogo di incontro e di convivenza pacifica - Canaan, appunto - al lettore contemporaneo. E' dunque un testo che addita un cammino e alimenta una speranza.

Nota il vescovo di Novara Franco Giulio Brambilla, che firma la presentazione a queste storie di fede e di vita: "... sorprende l'uso di un linguaggio vivace e scoppiettante, che cerca di riscrivere in forma attuale quello che il grande Ernest Bloch aveva definito il fresco linguaggio del patois di Canaan per dire la forma prevalente della scrittura biblica [...] i destinatari sono l'uomo e la donna odierni, indifferenti e inappetenti, a cui si vuole risvegliare la mente e scaldare il cuore".

Ogni capitolo si apre con un'illustrazione di Simone Falcone, che, pur lavorando nel mondo del cinema, trova il tempo per disegnare "per passione" e per fare l'animatore all'oratorio. 

Angelo Nigro, sacerdote dal 1996 è parroco di Ghiffa e insegnante al ITI Cobianchi di Verbania. Conduce su VCO Azzurra TV la trasmissione "Non di solo pane" ed è autore di sei fortunati volumi di formazione e di fede, particolarmente rivolti ai giovani. 

Angelo Nigro, Ci si rivede a Canaan, Alberti Librario Editore 2023. Illustrazione di Simone Falcone

lunedì 29 gennaio 2024

Miti e leggende del golfo di Policastro, di Koren Renzullo

Il golfo di Policastro, a Sud di Salerno, abbraccia le coste di Campania, Basilicata e Calabria offrendo suggestivi panorami a chi vi transita o vi soggiorna, evocando antichi miti di dèi ed eroi, raccomandando la venerazione nei confronti della Natura e delle sue manifestazioni e perfino la prudenza a chi affronta il vasto mare, nel ricordo di Palinuro, il nocchiero di Enea. Numerosi luoghi evocano dunque, su queste sponde, storie ed eroi dell'antichità classica, così come re e regine, le cui vicende si intersecano con quelle del golfo, da Giulia Drusilla "figlia del divino Augusto" come recita una lapide sul muro del campanile di Policastro (ma la lapide non è datata, quindi il riferimento storico è complesso e incerto, nota Renzullo). O come quella di Alarico, re dei Visigoti, sepolto con il suo tesoro nel letto del fiume Bussento. 

Numerose leggende sono legate alla devozione, in particolare nei confronti di Maria madre del Salvatore, molto radicata e sentita in diverse località. In qualche caso, come quello della Madonna di Pietrasanta di San Giovanni a Piro e della Madonna dei Cordici di Torraca. si trascende il culto strettamente locale, richiamando fedeli anche da lontano. 

Interessante è poi lo spazio che l'autrice dedica al racconto della fondazione delle diverse località, che siano affacciate sul mare o arroccate su monti e colli, da Sapri a Maratea, da Torre Orsaia a Caselle in Pittari, da Lagonegro a Latronico, come in una lunga passeggiata fra storia e leggenda, tra realtà e fantasia.

L'intento, ben riuscito, dell'autrice è quello di divulgare il notevole patrimonio culturale del golfo, di favorire la memoria di personaggi ed eventi, di scoprire e valorizzare le radici di un passato ancora capace di alimentare il presente, a beneficio di tutti, ma specialmente dei più giovani.


Koren Renzullo, Miti e leggende del Golfo di Policastro, Scarenz Editore 2017

mercoledì 24 gennaio 2024

La città nella poesia latina, di Carlo Carena

La città nella poesia latina è il quarto quaderno del Premio di Poesia e Traduzione Poetica "Achille Marazza". Pubblicato nell'ottobre 2000, riporta il testo della conferenza tenuta da Carlo Carena in occasione della cerimonia di premiazione dell'anno precedente, che vide vincitore Roberto Mussapi per la traduzione e Davide Rondoni per la poesia. Tra i finalisti nella sezione traduzione c'erano Francesco Bruno, Riccardo Duranti, Vincenzo La Gioia, Patrizia Valduga.

Si inaugurava inoltre in quell'anno, grazie a una collaborazione concreta a fattiva con l'Università del Piemonte Orientale, anche una sezione di traduzione dedicata agli studenti universitari e delle superiori, su cui torneremo in qualche altra occasione.

Nella sua relazione, Carena descrive Roma imperiale, i suoi "quartieri ben delineati, serviti da mercati, fognature, undici acquedotti, undici terme, ventotto biblioteche, otto ponti, undici fori, dieci basiliche, trentasei archi di marmo, due circhi, due anfiteatri, tre teatri, due piscine per spettacoli navali, più di millecento fontane, centonovanta granai, caserme di vigili e pompieri". Come nelle metropoli moderne, la popolazione è variegata: nordici, africani ed egiziani, orientali convivono insieme tra loro e con i monumenti e la storia dell'Urbe.

Come non amare questa città e come non cantarla? L'arguto Orazio, un campagnolo che per necessità vive nella metropoli, un poco si lamenta (satira nona) dell'invadenza di un concittadino, e un poco (satira sesta) descrive una piacevole passeggiata in solitaria tra il "circo ingannatore" e il foro.

Ovidio canta una città galante di belle donne, frivolezze e intrighi, "una dolce vita per i lirici".

Marziale descrive invece una città molto diversa, quella di chi stenta e vive lontano da ogni agio (epigramma 57, libro XII), i rumori che lo disturbano sia di giorno che di notte.

Giovenale stigmatizza vita e pericoli della Roma notturna (terza satira): cocci che cadono dai tetti, ubriachi, poveracci che importunano il passante, rapinatori col coltello in mano.

Altre città, oltre alla capitale, seducono i poeti: Papinio Stazio canta Napoli; Decimo Magno Ausonio dedica un canzoniere alle città più floride dell'impero.

Rutilio Namaziano, al momento di lasciare la città eterna, la saluta anche con parole che esprimono affetto e preghiera: "E tu ascoltaci, o regina bellissima e legittima del mondo, Roma, accolta nel firmamento fra gli astri. Ascoltaci, o genitrice di umani, genitrice di dèi, per i cui templi ci sentiamo meno lontani dal cielo".

Se Carena ci ha lasciato, questo testo, breve ma perfetto, rimane a testimonianza di un'intelligenza e di un impegno generoso per l'affermazione, sempre discreta, per una cultura "alta", possibile anche nella commerciale e provinciale Borgomanero. Basta volerlo e saperlo fare.





mercoledì 17 gennaio 2024

Vola Golondrina, di Francesco Guccini e Loriano Macchiavelli

Montefosco è un paese dell'Appennino Tosco-Emiliano, luogo ameno di vacanza e di vecchi mestieri, di passioni politiche e umane. Nel 1972 Penelope, una giovane giornalista alle prime armi, è inviata a Montefosco, suo paese d'origine, con l'incarico di scrivere un pezzo elogiativo su Ardito Richeldi, fascista della prima ora, sostenitore di Franco nella Guerra di Spagna, ora candidato del Movimento Sociale Italiano. Ardito viene trovato ucciso in casa, la tavola apparecchiata come fosse in attesa di un ospite. A Penelope non bastano le apparenze e non intende scrivere un coccodrillo generico e standardizzato sul defunto, anche perché alcuni fatti non le appaiono affatto chiari. Va dunque a trovare nella sua officina meccanica Rivo, detto Bakunin ma anche poi Gambetta in seguito a una ferita alla gamba riportata nella Guerra di Spagna, amico fin da quando era una ragazzina che scorrazzava in giro in motorino. Interrogato sulla misteriosa uccisione del Richeldi, Gambetta si dimostra cordiale, arguto, ma con un fondo di reticenza inamovibile. Questo atteggiamento insospettisce sempre più Penelope e consolida la sua intenzione di approfondire le indagini: altro che coccodrillo, la scoperta della verità sulla morte del Richeldi, sì che sarà per lei un sensazionale scoop giornalistico!

Scrive Paolo Fabrizio Iacuzzi, critico letterario e poeta: "Il romanzo travalica il genere del “giallo” per il riferimento esplicito al giovane George Orwell di Omaggio alla Catalogna, con alcuni brani utilizzati come incastri narrativi: una “discesa in campo” per difendere la libertà e la democrazia, anche di Guccini e Macchiavelli. Vola Golondrina si rivela così un Giallo a corrente alternata con la Storia, dove scosse e cortocircuiti mantengono in allerta il lettore sul filo della tensione e dei colpi di scena”.

Un filo rosso di sangue unisce, infatti, il più recente omicidio ad un altro verificatosi sempre a Montefosco nel 1948 e mai risolto. Ed entrambi trovano le loro motivazioni e le loro radici in fatti ancora più lontani, come l'amore tra Golondrina (Rondinella) e Pietro, comunista italiano, fraterno amico di Gambetta-Bakunin.

In questo nuovo, avvicente, romanzo comune, Guccini e Machiavelli coinvolgono il lettore non solo nella trama del giallo, ma anche nella riflessione sui pericoli della "storia che ritorna" e su quali siano gli antidoti per non ricadere nel baratro cieco della violenza e delle dittature.


Francesco Guccini e Loriano Macchiavelli, Vola Golondrina, Giunti 2023

sabato 13 gennaio 2024

Federico Garcia Lorca, 12 poesie

 Nuova edizione di un prezioso albo già uscito nel 2016, sempre per Kalandraka. La prima delle dodici poesie è "Canzone sciocca", breve dialogo giocoso, tra aghi di gelo e aghi da ricamo, fra una mamma e il suo figlioletto. Segue "Il ramarro sta piangendo", epopea, amore e dolore di due piccoli rettili. E poi la luminosa, squillante di colori e profumi - oro e miele, arance e rosmarino, alba e fiore -, "Canzoncina sivigliana". Leggiamo quindi i versi leggeri di "Farfalla" e i versi danzanti de "La Tarara" e del "Valzer nei rami". I re delle carte della poesia successiva reggono e regolano destini e sentimenti: "dall'ulivo mi allontano,/ dallo sparto/ io m'apparto,/ nel sarmento/ io mi pento/ d'averti amato tanto". In questo mondo magico e fiabesco "la finestra della scuola/ ha una tenda di stelle" e il bimbo muto cerca la sua voce, rapita dal re dei grilli, "in una goccia d'acqua". In questo mondo di palpitanti emozioni una conchiglia apre il cuore: "Mi hanno portato una conchiglia.// Dentro le canta/ un mare di carte./ Il mio cuore/ si riempie d'acqua/ con pesciolini/ d'argento e d'ombra". E quando nel paesaggio invernale "la sera si distende/ lungo il fiume" sopra i tetti delle case fluttua il tramonto dal "rossore di mela". L'ultima poesia, "Addio", ci porta il saluto del poeta, un saluto d'amicizia per il mondo, premonitore, forse, del suo tragico destino: "Se muoio/ lasciate aperto il balcone".

Musica dei versi e meraviglia delle immagini convivono in questo albo illustrato, pressoché perfetto e non solo destinato ai bambini. Garcia Lorca si interessò a lungo al canto popolare andaluso, alle ninne nanne e rime tradizionali, dedicando loro un intenso e capillare lavoro di ricerca. Un lavoro che, filtrato attraverso una profonda e originale sensibilità poetica, diede vita a queste poesie, ricche di visioni, musica e colori, eppure essenziali, limpide e chiare. 

Le illustrazioni di Gabriel Pacheco, che le commenta nella sua riflessione "Elegia dell'impossibilità", posta alla fine del libro, accompagnano i versi con una sinfonia di blu, di grigio, di bianco, d'oro e di icastici volti. Scrive Pacheco, a proposito del suo, arduo, lavoro di illustrazione: "C'ho provato e il risultato sono state delle immagini improbabili, esitanti. Invece le sue figurazioni (quelle delle poesie), allegre e tragiche nella loro complessiva bellezza, fingono con una tale perfezione che sembrano una magnifica opera teatrale. Così ho pensato e ho inventato queste scarne scenografie". 

Questa nuova edizione delle dodici poesie contiene un QR code che permette di ascoltarne sette, cantate in lingua originale da Quesia Bernabé, musicista, compositrice e cantante. L'albo offre al lettore anche la biobibliografia di Lorca.

12 poesie, Federico Garcia Lorca, Kalandraka 2022. Illustrazioni di Gabriel Pacheco. 
Traduzione di Franca Lazzeri e Lola Barcelò.

mercoledì 10 gennaio 2024

La natura nel mondo antico. Antologia classica da Omero a Plinio il Giovane a cura di Carlo Carena

"Per molto tempo rimasero misteriosi i benefici degli alberi e alberi e boschi erano considerati il più grande dono fatto agli uomini. Da essi originariamente traevano i propri nutrimenti, le loro foglie ammorbidivano le caverne, delle loro cortecce si vestivano; e ci sono popolazioni che vivono tuttora in questo modo. Perciò è tanto più stupefacente che, con tali inizi, oggi si scavino dai monti blocchi di marmo, si vada a procurarsi vesti dai Cinesi e perle dagli abissi del Mar Rosso, smeraldi dalle viscere della terra [...] volendo percorrere la vita umana, agli alberi tocca il primo posto ed essi devono essere introdotti per primi nelle nostre abitudini".

Questo brano, che può sembrare scritto oggi, viene da lontano. Il suo autore è, infatti, Plinio il Vecchio (23-79), scienziato e scrittore. Lo ritroviamo, insieme ad altri antichi greci e latini, in questa "antologia classica", curata con la consueta limpidezza e maestria da Carlo Carena e uscita in libreria poco prima della sua morte.

Scrive Carena nella premessa: "Poeti e prosatori antichi ci procurano con i loro sguardi e i loro scritti vivi strumenti per ricuperare la natura e lo spettacolo del mondo illibato e immobile, scenario solo di foreste, greggi, pastori e agricoltori; documenti e spesso perle letterarie oggi di inestimabile valore".

Citarne alcuni ci riporta alle scoperte, allo stupore e alle speranze nate e coltivate sui banchi dei licei, in modo tanto vivo che ogni citazione può divenire addirittura folgorante, come nel caso delle più piccole creature dei giardini, dei boschi e dei campi. Troviamo versi di Anacreonte che si rivolgono alla "Beata cicala/ che in vetta agli alberi/ gioisci come un re/ [...] Te amano le Muse,/ ama il Sole/ che ti procurò acuta voce,/ né te logora la vecchiaia,/ saggio prodotto canoro della terra, impassibile di carne senza sangue,/ quasi pari agli dèi" e ci offrono un'altissima lirica e una meditazione filosofica insieme.

E che dire del merlo di Marco Argentario? Il piccolo, canoro uccello saltella di ramo in ramo per accogliere l'invito del poeta: "Non gemere più sulla quercia, non far risuonare/ la tua voce, posato, o merlo, sul ramo più alto./ [...] lànciati invece dove la vite/ spunta e diffonde ombra dalle foglie cerulee./ [...] La quercia offre agli uccelli il vischio insidioso,/ la vite invece grappoli, e Bacco apprezza i cantori".

Esempi sufficienti, questi, per invitare alla lettura di tutta l'antologia nella quale, insieme a reminiscenze, si troveranno nuove scoperte – una sezione è dedicata ai "minori" più difficili da frequentare per i non specialisti. Grandi e minuscoli protagonisti della natura celebrata dagli antichi forse potranno indurre anche noi a maggiore attenzione, considerazione e rispetto per quanto di naturale ancora sopravvive e ci circonda.


La natura nel mondo antico. Antologia classica da Omero a Plinio il Giovane a cura di Carlo Carena, Interlinea Edizioni 2023. 
Con testi originali greci e latini a fronte e illustrazioni da mosaici e vasi antichi

martedì 9 gennaio 2024

Un bracciale di stelle, di Umberto Mentana e Giuseppe Guida

Questa graphic novel, estremamente curata ed efficace, esordisce raccontando la storia di una ragazza malata di leucemia e del suo speciale legame con un medico, una vera e propria alleanza per combattere il dolore e la malattia. Scrive nella prefazione Celestino Ferrandina, presidente dell'AIL di Foggia: "La scelta di declinare la storia attraverso uno strumento antico, ma efficace, come il fumetto, parte proprio da questa consapevolezza: utilizzare una forma artistica ben collaudata nei decenni, per attrarre i giovani, per riuscire a catturare la loro attenzione, per sollecitare una riflessione..."

Ma non solo. Nel racconto vive tutto un mondo, composto da tantissime persone, in particolare dai volontari dell'AIL dei quali spiccano l'umanità, la generosità e la dedizione. Virtù semplici e quotidiane che Greta, giovane giornalista, scoprirà e vivrà a fondo, condividendo le vicende di Anna Lucia, Antonello, Nico e tanti altri. Vicende che quasi mai hanno un lieto fine, ma capaci di creare legami profondi, fin oltre la vita.

La graphic novel si conclude con una citazione della poetessa serba Desanka Maksimović, che ne racchiude il più profondo significato: "Non annunziate solo terremoti, notizie nere, non solo pensieri rubati, somme rubate. Ma quando la gioia accade, fatecelo sapere, quando scoppia in qualcuno un vulcano di risate. Fate sapere che sul nostro pianeta è caduto di stelle buone tutto un miliardo".


Umberto Mentana e Giuseppe Guida, Un bracciale di stelle, La Ruota Edizioni/AIL Foggia 2023

lunedì 8 gennaio 2024

Addio alle armi, di Ernest Hemingway

"Il titolo del libro è Addio alle armi e eccettuati tre anni da quando è stato scritto c'è stata quasi continuamente una guerra di qualsiasi genere. C'era qualcuno che diceva sempre, perché questo tale è così preoccupato e ossessionato dalla guerra, e ora dal 1933 forse è chiaro perché uno scrittore debba interessarsi al continuo, prepotente, criminale, sporco delitto che è la guerra. Siccome di guerre ne ho fatte troppe, sono certo di avere dei pregiudizi, e spero di avere molti pregiudizi. Ma è persuasione ponderata dello scrittore di questo libro che le guerre sono combattute dalla più bella gente che c'è, o diciamo pure soltanto dalla gente, per quanto, quanto più ci si avvicina a dove si combatte, tanto più bella è la gente che si incontra; ma sono fatte, provocate e iniziate da precise rivalità economiche e da maiali che sorgono a profittarne". Così, deciso e chiaro, Hemingway nell'introduzione, scritta a Cuba nel 1948, al suo romanzo "pubblicato la prima volta che il mercato crollò nel 1929".

La vicenda si svolge nel 1917, l'anno di Caporetto, in Italia, sul fronte orientale. Qui Frederic Henry, presta servizio volontario nei reparti sanitari dell'esercito italiano. Durante una libera uscita conosce Catherine Barkley, affascinante e delicata infermiera inglese, e se ne innamora, ricambiato.

Stresa, sul lago Maggiore, li accoglie per un momento sereno del loro amore, mentre Frederic è in licenza per convalescenza. Da qui la guerra è lontana e si può coglierne con chiarezza tutta l'ingiustizia, tutta l'insensatezza: Frederic ne ha abbastanza, tanto più che Catherine aspetta un figlio. I due decidono di rifugiarsi in Svizzera, dove giungono dopo un avventuroso viaggio in barca, risalendo il lago di notte verso nord. Clandestini in fuga, si mantengono lontano dalla costa, remando il più in fretta possibile tra le montagne innevate e sotto la luce della luna, prima che nasca il giorno. In Svizzera Catherine e Frederic verranno accolti e sembra che, tra quei monti, il futuro accenda una luce per loro, lontano dai morti e dalla guerra. E tuttavia il romanzo non avrà un lieto fine.

Addio alle armi racconta senza retorica la guerra, la solitudine dei vivi, il dolore per i morti, con linguaggio asciutto, essenziale, quasi perennemente stupefatto. E allo stesso modo, disperato e lucido insieme, racconta l'amore.

         Edizione del romanzo negli Oscar Mondadori (1965) 
     con traduzione di Fernanda Pivano