domenica 27 gennaio 2019

Dora Bruder, di Patrick Modiano

«Scrivendo questo libro, ho lanciato degli appelli, come fari che purtroppo dubito possano rischiarare la notte. Ma spero sempre». Al principio degli anni Novanta del Novecento, Patrick Modiano si imbatte per caso in un ritaglio di giornale del 31 dicembre 1941, che riporta l'avviso di ricerca di una ragazzina di 15 anni, Dora Bruder, m. 1.55, volto ovale, occhi castano grigi, cappotto sportivo grigio, pullover bordeaux, gonna e cappello blu marina, scarpe sportive color marrone. Inizia a ricercarne le tracce a partire dal quartiere di Boulevard Ornano, che conosce bene, perche' lo frequentava da bambino insieme alla sua mamma. I ricordi dell'infanzia si avvicendano nella narrazione ai tasselli, sempre troppo pochi e fuggevoli, che la ricerca permette di ordinare l'uno accanto all'altro. Modiano insegue le tracce della ragazza, ebrea ma non dichiarata come tale all'anagrafe dal padre, attraverso la citta' e attraverso gli archivi, quelli almeno che non sono stati distrutti per nascondere l'infamia della connivenza assoluta col nazismo del governo di Vichy. Con determinazione, quasi si trattasse di una sfida o di un'ineludibile missione, lo scrittore persegue il suo intento, per restituire qualche brandello di giustizia alla storia e per sottrarre la ragazza, sepolta, come innumerevoli altri, nelle tenebre dell'oblio. Segue Dora che fugge da casa una domenica sera di dicembre, quando sarebbe dovuta rientrare nel collegio di suore a cui era iscritta. Le sue tracce si perdono poi per lunghi mesi, fino a quando un rapporto di polizia segnala che la ragazza e' rientrata a casa, da sua madre. Poi, di nuovo, una traccia riappare e sappiamo che Dora il 13 agosto 1941 viene internata nel campo di Drancy e che, prima ancora, era rinchiusa nel centro di internamento delle Tourelles. Sicuramente era stata arrestata per strada, ipotizza Modiano, convinto che la ragazza si fosse fatta prendere proprio in quel lugubre e gelido mese di febbraio, quando la Polizia delle questioni ebraiche si appostava nei corridoi del metro, all'ingresso dei cinema o all'uscita dei teatri. Ed e' proprio la banalita' e l'anonimato di questa adolescente, che si muove in un mondo quotidiano normale e senza scosse, fino a quando una tragedia epocale non la porta a fondo, a impegnare lo scrittore affinche' possa esserle restituita una fisionomia, una molecola di memoria. Modiano recupera pochi documenti, descrive un paio di vecchie foto di Dora bambina vestita di bianco e, cosi' facendo, senza enfasi, ma con la semplicita' del cronista delinea tutto lo spessore della tragedia dell'olocausto e tutta la vergogna delle autorita' francesi conniventi con la barbarie nazista, quelle che Ti convocano. Ti internano. E a te piacerebbe capire il perche'. Queste tre frasi secche e lapidarie trasmettono in modo perfino piu' efficace di lunghe orazioni tutto l'orrore dello stermino. Di ogni sterminio, quello nazista e quelli che, innanzando muri e deliberando leggi ingiuste, ancora minacciano e incombono.
Il primo giugno 2015 a Parigi, nel XVIII arrondissement, lo scrittore ha inaugurato la promenade Dora Bruder. Contro la volonta' dei nazisti, che avrebbero voluto seppellire nell'oblio, cancellandone perfino il nome, Dora e tutte le altre migliaia di bambini e adolescenti strappati a Parigi per farli morire ad Auschwitz. 
A Patrick Modiano e' stato conferito il Premio Nobel per la Letteratura 2014.

Patrick Modiano, Dora Bruder, Guanda 1997

mercoledì 23 gennaio 2019

La guerra di Catherine, di Julia Billet e Claire Fauvel


1941. La Francia e' invasa dalle truppe tedesche. Rachel, una ragazzina ebrea, studia alla Maison des enfants de Sèvres, che mette in atto metodi educativi avanzati, molto rispettosi della liberta' dei bambini. I genitori, dei quali non ha piu' notizia, l'hanno iscritta a questo istituto per proteggerla dai pericoli della guerra e dell'invasione nazista. Qui Rachel scopre la passione per la fotografia e non si separa mai dalla sua Rolleiflex, la macchina fotografica che l'aiuta a guardare le persone e il mondo in profondita', oltre le apparenze. Quando la persecuzione degli ebrei si intensifica, la ragazzina, come le sue compagne e i suoi compagni di scuola, deve cambiare nome. Si chiamera' Catherine. E come Catherine sara' costretta a fuggire e a nascondersi da un paese all'altro della Francia, grazie a una rete di solidarieta' molto estesa. Avra' la fortuna di scampare alle retate naziste e di poter tornare infine, quattro anni dopo, nella sua Parigi finalmente liberata. La storia raccontata dalla Billet si ispira a fatti reali della vita di sua madre, Tamo Cohen, bimba ebrea nascosta nella Maison de Sèvres. 
La guerra di Catherine, riuscitissima graphic novel illustrata da Claire Fauvel, nasce dall'omonimo romanzo e rende omaggio alla fotografia come arte e insieme alle organizzazioni resistenziali che salvarono molte vite umane. Perche' anche quando i lupi urlano a morte ci sono donne e uomini che restano fedeli all'umanita'.

J. Billet e C. Fauvel, La guerra di Catherine, Mondadori 2017 

sabato 19 gennaio 2019

Puo' una bibliotecaria/un bibliotecario non leggere libri?


Chi lavora in biblioteca si sente dire spesso: "Che fortuna! Chissa' quanti libri puoi leggere. Deve essere bello trascorrere le giornate leggendo libri. Piacerebbe anche e me!". Quasi sempre l'interlocutore sottintende inoltre, dopo"leggendo libri", la parola "gratis".
Il mestiere di bibliotecaria/o, pero' e in tutta verita', non comporta la possibilita' di leggere libri nelle ore di lavoro.
Premesso che i libri non saltano da soli sugli scaffali in ordine casuale e men che meno in schiera ben ordinata, nelle ore di lavoro in biblioteca il bibliotecario o la bibliotecaria fanno altro. Eseguono principalmente le seguenti operazioni (se non le eseguono si tratta di bibliotecari negligenti o incompetenti):
  • programmano l'aggiornamento dei fondi della loro biblioteca in relazione alla sua storia, alla sua specificita', ai suoi utenti reali e anche, forse soprattutto, ai potenziali;
  • elaborano un piano degli acquisti che non comprendera' solo libri, ma anche periodici, film, musica;
  • consapevoli degli spazi di accesso al sapere che web e digitali aprono, ne studiano le oppurtunita' reali e l'utilita' per la biblioteca in cui lavorano;
  • catalogano e ordinano le raccolte con procedure coerenti e rigorose, che hanno anche la funzione di orientare i lettori e, se la biblioteca non e' di grandi dimensioni, di renderli autonomi nella ricerca e di accrescere le loro conoscenze in fatto di libri e lettura. Questo compito e' molto importante e direi fondamentale soprattutto nelle cittadine e nei paesi, che in Italia non sono pochi, nei quali non esistono librerie ben fornite e documentate. Ed e' ancora piu' importante se lo pensiamo rivolto ai bambini e ai ragazzi (Ricordate l'affermazione di Umberto Eco: vado in biblioteca non per cercare i libri che conosco, ma per trovarvi quelli che non conosco?);
  • elaborano e aggiornano bibliografie su temi dibattuti, attuali, importanti, divertenti, curiosi, trascurati ma interessanti ecc.; le promuovono e le diffondono presso gli utenti;
  • favoriscono il contatto dei lettori adulti e bambini con scrittori o esperti del libro, quando questo e' possibile (il limite a questo tipo di iniziativa di solito e' dato da mancanza di risorse economiche e, qualche volta, da inidoneita' degli spazi disponibili);
  • comunicano la biblioteca e i suoi libri in modi adatti e finalizzati alle diverse tipologie (eta', professione, nazionalita', grado di istruzione, ecc.) dei cittadini che vivono sul territorio di competenza;
  • registrano i prestiti, svolgono consulenza nei confronti di chi fa ricerche particolari (adesso si dice reference), illustrano le tipologie di cataloghi consultabili in sede oppure on line, le loro modalita' di funzionamento e potenzialita', indirizzano alle diverse sale e le sorvegliano se necessario, riproducono copie cartacee o digitali di pagine o documenti, rispondono a domande specifiche poste di persona, via posta elettronica, per telefono o altro; talvolta indirizzano pure le persone ad altri servizi come quelli sociali, le agenzie per il lavoro eccetera...;
  • e molte altre cose, infine, come la timbratura, etichettatura, foderatura spolveratura e riparazione dei volumi; la verifica di quali volumi non siano restituiti, quali sottratti, quali danneggiati e usurati, in modo da prendere i provvedimenti necessari sia nei confronti dell'utenza che riguardo alla salvaguardia del patrimonio della biblioteca; come l'organizzazione e riorganizzazione degli spazi interni alla biblioteca sia in relazione ai documenti librari sia in relazione all'utenza; come la redazione e l'aggiornamento degli inventari.
Detto questo e non detto cio' che di certo ho dimenticato, e' chiaro che il bibliotecario, quando e' in servizio, non legge libri. O ne legge quel che poco che basta a classificarli, quando nella biblioteca si utilizza la CDD, oppure a elaborare uno o piu' soggetti coerenti con il contenuto di ciascun testo: titolo, sottotitolo, indice, prefazione, scheda editoriale, notizia sull'autore, qualche pagina qua e la' se permangono dubbi.
Ma la domanda di apertura si riferiva al leggere libri fuori dalla biblioteca, a casa, al bar, sul tram, sul divano o a letto: puo' un bibliotecario/a non leggere nulla o poco nel suo tempo libero? Certo che no. Chi non ama la parola scritta, chi non ama leggere libri, chi fatica a prenderne in mano almeno una dozzina l'anno, chi non si ferma davanti alla vetrina di una libreria, chi non sbircia oltre la porta di una biblioteca, chi non occhieggia curioso le bancarelle degli usati non e' adatto al mestiere di bibliotecario/a (mi piacerebbe poter dire che non e' adatto nemmeno a molti altri mestieri e forse a nessuno, ma in questo, lo riconosco, sono di parte e quindi faccio finta di non averlo detto e nemmeno pensato). Perche' quello del bibliotecario/a e' un mestiere profondamente concettuale, in cui il pensiero va esercitato, sollecitato, rinnovato, aperto. "Anche solo per piazzare i libri sugli scaffali?" chiedera' qualcuno. "Anche solo per per questo, o forse soprattutto per questo" rispondo. Perche' chi non ama i libri come testimoni di vita, di storia, di umanita', chi non ama leggerli, insomma, e averli tra le mani ogni giorno, chi non ama comunicarli agli altri, al piu' alto numero di persone a lui possibile, non potra' fare il bibliotecario/a. Non ne avra' la competenza, l'entusiasmo e la disponibilita', doti che ogni libro richiede, esige, pretende. Se no ti casca in testa e ti fa male.



martedì 15 gennaio 2019

Il quaderno rosso, di Michel Bussi

Port-de-Bouc
Leyli, giovane donna originaria del Mali vive a Port-de-Bouc, vicino a Marsiglia, in un appartamento minuscolo. Il suo viaggio dal Mali verso l'Europa è stato tremendo e sconvolgente, irto di difficoltà e di violenza. Infine la donna è riuscita a raggiungere la Francia, a trovare lavoro, dapprima precario e poi a tempo pieno. Ora finalmente ha le carte in regola per richiedere all'assistenza sociale una casa più grande, nella quale i suoi tre figli possano trovare tutto lo spazio necessario, condividendo l'amore di una madre coraggiosa e guardando al futuro con fiducia. 
"Tre anni a sopportare umiliazioni, battute di caccia al clandestino, fregature, ricatti, schiavitù, ma tenevo duro perché mese dopo mese accumulavo semestri. Accettavo perfino di lavorare gratis pur di avere il pezzo di carta. Alla fine ho capito che era questo il motivo per cui lo Stato ci lasciava in pace: noi invisibili paghiamo le tasse, consumiamo, ci pieghiamo a tutti doveri come gli altri cittadini e non pretendiamo il minimo diritto", afferma la donna.
Tuttavia Leyla nasconde un segreto, pesante e da tenere ben nascosto, come fosse un tesoro. Un segreto che le pare quasi come un'assicurazione, una garanzia per il futuro della famiglia.
Nel romanzo non manca la tensione tipica del giallo, ma occupa un posto importante e non secondario la riflessione sul tema dei migranti, del loro percorso per raggiungere l'Europa, dello sfruttamento a cui sono sottoposti, particolarmente le donne, delle frontiere oltrepassate, ciascuna incastonata in modo indelebile nella memoria, tappa precaria, ma anche granello in più infilato nel rosario delle speranze.
I guadagni illeciti sulla pelle dei migranti, le ambiguità perfino da parte di alcuni funzionari e preposti all'accoglienza, i drammi dei richiedenti asilo che sono obbligati a “girare in tondo all’infinito, sportello A, sportello B, sportello C, uffici per gli alloggi popolari, comune, prefettura, ufficio immigrazione e integrazione, ognuno aggrappato ai propri moduli, ottenebrato dalle caselle da riempire”, vengono narrate senza mezzi termini e assurgono spesso alla forza della denuncia politica.
Bussi, scrittore francese di gialli attualmente più venduto oltralpe e secondo più letto in Francia, preferisce definire questo suo libro non thriller, ma romanzo umanista, che si occupa di eroi ordinari i quali si trovano in luoghi ordinari, ma in situazioni straordinarie.
Libro in cui i colpi di scena si susseguono a ritmo incalzante e in cui la verità dei fatti si chiarisce progressivamente, ma in modo sempre nuovo e inatteso, Il quaderno rosso appassiona il lettore in ogni sua pagina e , fatto non secondario, lo induce a riflettere.

M. Bussi, Il quaderno rosso, Edizioni E/O 2018, traduzione di Alberto Bracci Testasecca


mercoledì 9 gennaio 2019

Scrittori di uno scrittore, di Vidiadhar Surajprasad Naipaul

"Il mio intento in questo libro non è la critica letteraria né la biografia. Voglio soltanto, e in maniera del tutto personale, passare in rassegna i tipi di scrittura che mi hanno influenzato nel corso del mio lavoro. Ho detto scrittura, ma intendo più precisamente visione, modo di guardare e di sentire" afferma lo stesso Naipaul. Dall'infanzia in una numerosa famiglia allargata di immigrati indiani a Trinidad, all'esperienza londinese di studente povero, lo scrittore racconta dei colleghi che hanno influenzato la sua vita e la sua scrittura, ma soprattutto gli hanno donato quello sguardo meravigliato e curioso sul mondo e sugli esseri umani che è indispensabile ad uno scrittore. Incontriamo in queste pagine numerosi autori, da Walcott a Antony Powell, ai classici inglesi e a quelli latini, ai racconti di ambientazione indiana del padre di Vidiadhar. Un lungo capitolo è dedicato a Gandhi, alla sua formazione, all'esperienza sudafricana e ai suoi rapporti con Londra e il regno Unito, alla nascita e alla crescita della sua utopia spirituale e politica. Per concludere amaramente che, conquistata l'indipendenza, aperte le porte all'ingresso della modernità, scomparso il Mahatma, per gli Indiani divenne "difficile capire che cosa fosse esattamente il gandhismo. Era la dhoti, era il filatoio a mano, il tessuto fatto in casa, il Thoreau, il Ruskin (che cosa c'entravano Walden o Fors Clavigera con gli indiani?), l'astinenza sessuale, il vegetarianismo, gli inni cristiani, il rifiuto di bere latte vaccino, la pulitura delle latrine? Era impossibile essere un perfetto gandhiano, nessuno poteva rifare il suo viaggio pionieristico".
Il mondo originale e multiforme del premio Nobel per la Letteratura 2001, scrittore insieme caraibico, indiano, inglese ma soprattutto universale in questo piccolo libro si offre al lettore con limpidezza e fascino esemplari.


V. S. Naipaul, Scrittori di uno scrittore, Adelphi 2010

lunedì 7 gennaio 2019

L'equazione africana, di Yasmina Khadra

Medico a Francoforte, Kurt conduce una vita agiata e tranquilla insieme alla moglie Jessica. Ma quando la donna si toglie la vita per una banale mancata promozione al lavoro, precipita nella disperazione. Hans, suo caro amico, ricco industriale da tempo dedito a beneficenza a favore degli ultimi della terra, lo invita ad accompagnarlo sulla sua barca a vela fino alle isole Comore, dove ha preso vita un progetto umanitario da lui finanziato. Ma, al largo della costa somala, l'imbarcazione viene attaccata dai pirati e i due vengono rapiti. Inizia cosi' un tremendo, devastante viaggio attraverso l'Africa. Un'Africa spossata da poverta' e malattie, da violenze e crudelta', affamata e desertica, feroce e tenace ma anche estremamente tenera e ricca di speranza. Un' Africa continente che per la maggior parte degli Europei non esiste. Distrattamente infatti essi ascoltano le notizie riferite dai telegiornali, faticando spesso a visualizzare sulla carta geografica i Paesi e i conflitti di cui si parla, i drammi delle popolazioni che ne sono vittime. Il rapimento precipita Kurt e Hans, il benefattore, dentro questa realta', realta' vera e vissuta non piu' soltanto brevemente raccontata. I guerriglieri che hanno rapito Hans e Kurt vivono in estrema precarieta'  e reagiscono con inaudita ferocia contro chi si oppone loro, avendo smarrito la via che, diretta a giustizia e uguaglianza, li aveva fatti reagire, al momento della loro scelta di ribellione. Sono ormai soltanto sbandati in fuga. Lo realizza il giovane Blackmoon, che fa osservare a Joma, il suo capo, spietato gigante: Non ti posso piu' seguire Joma, perche' non so dove mi stai portando. Quando mi guardo alle spalle non vedo niente di quello che eravamo un tempo. Non sono orgoglioso della strada che abbiamo percorso...
Kurt attraversa l'esperienza della prigionia con rabbia e orrore, riflette sull'ingiustizia della sorte nei suoi confronti e non la comprende. La disperazione lo invade nonostante l'incontro con due persone innamorate dell'Africa, Bruno, un francese che da molti anni ha scelto di vivere in quel continente, abitando non nelle residenze di lusso ma nelle citta' dei poveri, ed Elena, giovane dottoressa della Croce Rossa. Anche al rientro in Germania Kurt continuera' a vagare smarrito in un dedalo di giornate senza speranza, fino a quando non comprendera' che il demone che lo tormenta sta dentro di lui, lo lega al passato, lo invischia in eventi ormai chiusi. Ricorda la parole di un saggio, vecchissimo guerriero che aveva combattuto la invasione italiana di Mussolini riscuotendo onorificenze e riconoscimenti,  e che ora giace immobile in un giaciglio poverissimo: Sei triste. Non devi. Solo i morti sono tristi perche' non possono piu' rialzarsi... 
Kurt trova la forza per rialzarsi, rinasce, si scopre vivo e pronto a iniziare una nuova vita nella quale l'Africa sara' presente.



Yasmina Kadra (Mohammed Moulessehoul), L'equazione africana, Marsilio 2012