venerdì 26 febbraio 2021

Quando le montagne cantano, di Nguyễn Phan Quế Mai

Dietro il nome perfino attraente di Agente Arancio, si nascondeva un composto chimico, prodotto per conto dell’esercito degli Stati Uniti, dalle industrie chimiche Diamond Shamrock, Dow Chemical Company, Hercules, Monsanto, T-H Agricultural & Nutrition, Thompson Chemicals, Uniroyal e altre. Si trattava di un'arma chimica creata per defoliare ed “essiccare efficacemente” le foglie delle foreste e delle campagne vietnamite, in modo da privare i Viet Cong di ogni possibile nascondiglio e di rendere facile bersaglio dall'alto queste forze armate popolari di liberazione che si opponevano all'occupazione statunitense e al regime filo-americano del Vietnam del Sud, (Al link, L'Agente Arancio sta ancora avvelenando il Vietnam (vice.com), viene descritta la pericolosità, anche a lungo e lunghissimo termine, di quest'arma chimica).

Quando le montagne cantano racconta le vicende della piccola Huong e della sua nonna Dieu Lan, esposte al pericolo delle bombe che l'esercito americano sgancia su  Hanoi. E' la terribile, esecranda guerra che ha portato i genitori di Huong, la mamma medico e il padre combattente, lontano dalla bambina, lasciandola sola con la nonna, donna di forte tempra. Quando la loro casa viene completamente distrutta da un bombardamento a tappeto, Huong e Dieu Lan si adattano coraggiosamente a vivere in una baracca improvvisata, in attesa di poter ricostruire una casa degna di questo nome. La nonna troverà le risorse improvvisandosi commerciante al mercato nero, incurante del biasimo sociale per quell'attività semi clandestina. Durante il tempo che riesce a trascorrere insieme alla nipote, Dieu Lan inizia a raccontarle la storia della sua vita: degli anni tranquilli nel podere di famiglia, anche se sottoposti all’occupazione francese; delle crudeltà dell'invasione giapponese; del sequestro del podere da parte di avidi e violenti invidiosi che approfittarono del sequestro dei beni decretato dal governo di ispirazione comunista per arricchire soltanto se stessi; della sua fuga disperata verso Hanoi con i cinque figli, che lungo il cammino affiderà a persone diverse, nella speranza che in questo modo non dovranno morire di fame, di stenti e di guerra. A capitoli alterni leggiamo, dunque, i fatti del presente, gli anni Settanta del Novecento, e quelli che li hanno preceduti; conosciamo la vita della nonna fin da bambina e quella, tanto diversa, della nipotina. Quando la guerra finisce, Huong e Dieu Lan, nella nuova casa, in cui trova posto un piccolo allevamento di maiali e galline che garantisce a entrambe la tranquillità economica e alla ragazzina di frequentare la scuola, attendono ansiose il ritorno dal fronte dei genitori e degli zii. Ma la pace e la ricostruzione non portano sempre gioia e serenità: il passato ha un peso immane e altri ostacoli dovranno essere superati. Pregio del romanzo è quello di aver saputo narrare una storia familiare che si dipana attraverso gli anni in un Paese a lungo vittima di guerre e invasioni straniere e tuttavia capace di non perdere la propria identità. Difetto è il fatto che le responsabilità e le atrocità perpetrate dall'esercito statunitense contro la popolazione vietnamita vengono narrate in modo sfumato, mentre le "colpe" dei "comunisti" vengono enfatizzate a ogni piè sospinto. Un elemento che non diminuisce il piacere di leggere il romanzo, né offusca le sue parti di interesse - tra le quali non ultime le usanze familiari, la tavola, il culto degli antenati, l'amore per i libri e la cultura - ma certo non reca un buon servizio alla Storia.

Nguyễn Phan Quế Mai, Quando le montagne cantano, Editrice Nord 2020


sabato 6 febbraio 2021

Il gatto che voleva salvare i libri, di Sōsuke Natsukawa

Rintarō, ragazzo solitario orfano di genitori, è sempre vissuto con il nonno. Dopo l'improvvisa morte del vecchio, un intellettuale brillante divenuto libraio dopo la pensione, Rintarō si ritrova da solo nella libreria Natsuki, la libreria antiquaria, ricca di classici di ogni tempo, della quale il nonno si occupava con grande competenza, grande passione e grande dedizione. Anche Rintarō, cresciuto in quell'atmosfera insieme raccolta e aperta ai più vasti orizzonti, ha amato e ama i libri, ma ora dovrà abbandonare tutto e trasferirsi a vivere con la zia, unica sua parente al mondo. Il ragazzo è solo e disorientato, pensa al nonno che gli manca tanto mentre fa scorrere gli occhi sul dorso dei libri amici, amati compagni che dovrà lasciare. Interrompe i suoi pensieri l'entrata in scena di un personaggio fantastico e arguto: un gatto, uno speciale gatto parlante. Noncurante del carattere chiuso e timoroso di Rintarō il gatto lo coinvolgerà in un'impresa, anzi in più imprese, apparentemente impossibili, salvare i libri che si trovano in situazioni di pericolo: libri compulsivamente fagocitati, libri ridotti ai minimi termini, libri fatti oggetto di insano profitto. Ragazzino e gatto si trovano per ben quattro volte in una dimensione misteriosa e parallela dello spazio e del tempo e ogni volta il compito di Rintarō diviene più difficile. Ogni volta, però, egli trova in se stesso una forza che non conosceva e che lo conduce a superare la prova che gli si para davanti. L'amore e la profonda conoscenza dei libri, specialmente di tutti quei classici "che non vuole più nessuno e che non si vendono", sono la forza e il motore del ragazzo, che esprime con estrema lucidità, mentre sta per uscire vittorioso anche dall'ultima, più ardua prova, un concetto tanto semplice quanto stupefacente: "Non si devono ferire gli altri. Non si devono vessare i deboli e si deve dare una mano a chi è in difficoltà. C'è chi dice che tutto questo sia scontato, ma in realtà non è più così. E non solo, ma ora c'è anche chi si chiede se sia davvero necessario. Ci sono molte persone che non capiscono perché non si debba ferire gli altri. E non è facile dar loro una spiegazione. Perché non si tratta di un ragionamento logico. Ma leggendo i libri lo si può capire. Si comprende facilmente una cosa molto più importante di qualsiasi discorso articolato, e cioè che gli uomini non vivono da soli su questa terra".


Sōsuke Natsukawa, Il gatto che voleva salvare i libri, Mondadori 2020, traduzione di Bruno Forzan

 

Borgomanero Anni Sessanta: La biblioteca che non c'era. Achille Marazza contro Capitan Uncino

In occasione del cinquantesimo anniversario dall'apertura al pubblico di una (grande, grazie al mecenatismo dei donatori, dal fondatore Achille Marazza alla famiglia Molli) biblioteca e casa della cultura in provincia di Novara, ripropongo qui un articolo apparso nel 2000 sul numero 3 dei "Quaderni borgomaneresi", riuscito esperimento editoriale di cronaca e storia locale durato nove anni. L'articolo può essere letto e scaricato anche da: