martedì 3 febbraio 2009

Elogio della tolleranza, di Voltaire

“Se l’intolleranza è di diritto naturale o di diritto umano”
Il diritto naturale è quello che la natura indica a tutti gli uomini. Avete allevato vostro figlio, egli vi deve rispetto perché siete suo padre, riconoscenza perché siete suo benefattore. Avete diritto ai prodotti della terra che avete coltivato con le vostre mani. Avete dato e ricevuto una promessa, questa deve essere mantenuta. Il diritto umano non può in nessun caso fondarsi su questo diritto di natura e il grande principio, il principio universale dell’uno e dell’altro, è su tutta la terra: “Non fare ciò che non vorresti fosse fatto a te”. Ebbene, non si vede come, se si segue questo principio, un uomo possa dire a un altro: “Credi quello che io credo e che tu non puoi credere, altrimenti morrai”. E’ ciò che si dice nel Portogallo, in Spagna, a Goa. Ci si accontenta adesso, in alcuni altri Paesi, di dire: “Credi, o ti aborrisco; credi, o ti farò tutto il male che potrò; mostro, tu non hai la mia religione, tu non hai dunque religione alcuna, bisogna che i tuoi vicini, la tua città, la tua provincia abbiano orrore di te!” Se questa condotta fosse conforme al diritto umano, bisognerebbe dunque che il giapponese esecrasse il cinese, che a sua volta esecrerebbe il siamese; questi perseguiterebbe i gangaridi, che si getterebbero sugli abitanti dell’Indo; un mongolo strapperebbe il cuore al primo malabaro che incontrasse; il malabaro potrebbe strozzare il persiano, il quale potrebbe massacrare il turco; e tutti insieme si precipiterebbero sui cristiani, che così a lungo si sono divorati tra di loro. Il diritto dell’intolleranza è dunque assurdo e barbaro: è il diritto delle tigri; è anzi ben più orrido, perché le tigri non si fanno a pezzi che per mangiare, e noi ci siamo sterminati per dei paragrafi”. (dal Trattato sulla tolleranza, Cap. 6, 1763)