lunedì 21 giugno 2021

Racconti italiani 1969, 1970, 1971

La rivista mensile Selezione dal Reader's Digest, le cui pubblicazioni iniziarono a Milano nel 1948, per decenni fu molto diffusa. Inizialmente essa proponeva i medesimi articoli della statunitense Reader's Digest, di carattere generalista e conservatore. Successivamente, a partire dagli anni Settanta, la pubblicazione propose in sempre maggior numero contenuti originali nati e redatti nel nostro Paese.

Ma non si tratta qui di proporre una storia di Selezione, delle sue caratteristiche e contenuti, dei suoi lettori, ma di rammentare l'uscita, tra il 1965 e il 1975, di una serie di volumetti annuali di narrativa, i Racconti italiani, pubblicazioni fuori commercio in omaggio per gli abbonati. In particolare accennerò qui quelli degli anni 1969, 1970, 1971 (stampati nel 1968, 1969, 1970, rispettivamente, dalle Arti Grafiche delle Venezie a Vicenza), trovati tempo fa casualmente in un mercatino.


Sulla copertina cartonata dei racconti 1969 figura un disegno di Giuseppe Ajmone (1923-2005), apprezzato pittore di origini piemontesi; i disegni che all'interno aprono ogni racconto, quasi moderne miniature, sono di Giancarlo Iliprandi, designer e grafico che esordì grazie a Bruno Munari. Si comprende, dunque, che le brevi raccolte, pur mirando a una diffusione ampia e popolare, non intendono rinunciare alla sicura dignità estetica e contenutistica. Questo elemento viene decisamente confermato quando si leggono i nomi degli autori antologizzati (in rigoroso ordine alfabetico): Raffaello Brignetti, Carlo Castellaneta, Carlo Coccioli, Sandro De Feo, Renato Ghiotto, Tommaso Landolfi, Virgilio Lilli, Gianna Manzini, Indro Montanelli, Anna Maria Ortese, Vittorio G. Rossi, Ignazio Silone. Tutti scrittori che erano, sono e rimarranno nella storia della letteratura italiana.

La lettura di un libro di racconti richiede pause, attese, ritorni; propone stili e argomenti diversi; valorizza scrittore e lettore suggerendo a quest'ultimo nuovi e inediti itinerari tra i libri perché, dopo avere amato il racconto di un autore, nasce spesso il desiderio di ricercare altre sue opere e non solo quelle in forma breve.

Gianni Renna, pittore, illustratore e fotografo è l'artista che figura sulla copertina dei racconti 1970, mentre di Giorgio De Gaspari (1927-2012), che fu definito "il più grande illustratore del Novecento", sono i disegni che introducono ciascun racconto. Le storie antologizzate qui sono opera di: Alberto Arbasino, Arrigo Benedetti, Giuseppe Cassieri, Giuseppe Dessì, Marise Ferro, Piero Gadda Conti, Grazia Livi, Milena Milani, Giovanni Mosca, Pier Maria Pasinetti, Nantas Salvalaggio, Giorgio Soavi.

La terza raccolta di cui dispongo, i racconti 1971, reca in copertian il suggestivo e pensoso volto di "Rossella", disegno di Pietro Annigoni (1910-1988), il "pittore delle regine". Le immagini nel testo sono di Bruno Faganello, illustratore sofisticato e poliedrico. I racconti sono opera di: Maria Bellonci, Carlo Bernari, Raoul Maria De Angelis, Carlo Della Corte, Luigi Malerba, Giuseppe Raimondi, Bino Sanminiatelli, Umberto Simonetta, Fabio Tombari, Fulvio Tomizza, Dante Troisi, Marcello Venturi.

Chi volesse rileggerli ancora, e ne vale di certo la pena, troverà i racconti italiani  a disposizione nelle collezioni di molte biblioteche.

mercoledì 9 giugno 2021

Meditazione e scrittura, di Nicoletta Cinotti

Dall'unione fra meditazione e scrittura può nascere una grande ricchezza, avverte l'autrice del saggio, perché "diventiamo consapevoli delle nostre narrazioni e, così facendo, possiamo iniziare a scrivere storie nuove". L'accettazione della sofferenza per ciò che non è stato significa avere il coraggio di dire a se stessi la verità e valorizzare il presente. Questo libro indica un percorso la cui destinazione è diversa per ciascuna delle diverse persone che lo intraprendono, ma che ambisce a possedere, sempre, le qualità di una crescita naturale e spontanea. Temi ed esercizi trattati nel testo sono collegati fra loro e viene anche proposta una serie di esercizi. Tuttavia, questi ultimi sono da considerare come semplici inviti, che i lettori possono, o meno, accettare. 

Perché la meditazione chiama la scrittura? Principalmente per ricostituire l'unità di mente e corpo, ma anche per assaporare a fondo le parole e i loro significati, per avvertirne il peso, quando si "riempiono di silenzio". Il saggio, che si snoda intenso e ricco di citazioni di poesia, si conclude con la sintesi degli inviti alla scrittura sparsi qua e là nel testo: qualunque cosa accada, prova a esprimerla con una metafora o una serie di metafore e solo successivamente trasformala in una storia; scrivere è un modo "per diventare goccia nel mare", perché il dolore riguarda tutti; portare l'attenzione sui verbi, intesi come azioni in divenire, per poter cogliere il continuo cambiamento dell'esperienza; imparare ad ancorarsi ad azioni quotidiane per notare ciò che avviene durante la meditazione; formulare le nostre intenzioni nei confronti della felicità con parole che esprimono augurio o preghiera, le parole che "poggiano sul cuore"; scrivere per associazioni, invece che in modo lineare contraddistinto da un prima e un dopo, può stimolare la creatività; scoprire il Retto pensiero, quello che scopre le cause del nostro dolore e conduce alla sua cessazione.

Conclude il saggio, prima dell'utile e ricca bibliografia, un'intensa lirica di Lu Ji, scrittore cinese vissuto nel terzo secolo d.C.

Considerate l'uso della parola scritta.

E' indispensabile ad ogni principio.

Essa percorre infinite distanze, 

e nulla al mondo può fermarla.

Attraversa i millenni.

[...]

Essa canta nel flauto e nelle corde,

ogni giorno ne esce rinnovata.


La lirica per intero si legge qui: 

https://nicolettacinotti.net/larte-della-scrittura-disseta/

Nicoletta Cinotti, Meditazione e scrittura, RCS Mediagroup 2020

giovedì 3 giugno 2021

Le jeune fille au pair, di Joseph Joffo

Pochi anni dopo la fine della seconda guerra mondiale e la liberazione dell'Europa dal nazismo, Wanda Schomberg, ragazza determinata e coraggiosa, arriva a Parigi da Zurigo. La motivazione ufficiale del suo trasferimento è quella di approfondire la conoscenza della lingua francese, che già parla discretamente bene. Per far questo si iscriverà a un corso alla Sorbona e cercherà una famiglia in cui impiegarsi come ragazza alla pari. Appena scesa alla Gare de Lyon, dopo un lungo viaggio notturno, Wanda, su consiglio dell'edicolante, acquista France soir e comincia a consultare gli annunci di lavoro. Mentre scorre le pagine un giovanotto siede al suo tavolo. E' Richard Fabre, studente di medicina. Dopo alcuni dubbi circa l'opportunità che una ragazza perbene si dimostri così disponibile a chiacchierare con uno sconosciuto al caffè di una stazione che è un porto di mare, Wanda accetta la compagnia di Richard perché ha bisogno di qualcuno che parli con lei, che si interessi a lei. E subito trova l'annuncio ideale, quello di Samuel Finkelstein, che cerca una ragazza che si occupi dei suoi due bambini. Quando Wanda suona il campanello dei Finkelstein quella stessa mattina, mezzogiorno è passato da poco. Dopo un breve colloquio con i padroni di casa, il posto è suo. Si occuperà di David e Benjamin, rispettivamente di dieci e otto anni.

"Non si tratta soltanto di bambini turbolenti" avverte Helène, la mamma "Sono bambini speciali. A lei, che ha conosciuto solo la pace, sembreranno degli extraterrestri, questi piccoli Ebrei, nati uno nel '40 e l'altro nel '42, che hanno trascorso la prima infanzia senza conoscere il loro padre. David aveva solo un anno e mezzo e Benjamin non era ancora nato quando mio marito fu deportato ad Auschwitz".

Ora che, dopo il ritorno di Samuel dal lager, la famiglia si è di nuovo riunita, i genitori, tanto occupati dal lavoro, hanno necessità di qualcuno che si occupi dei bambini, qualcuno che vegli su di loro come farebbe una sorella maggiore. Wanda ha raggiunto il suo scopo, quello di conoscere da vicino la comunità ebraica, le donne, gli uomini e i piccoli che i nazisti avevano impietosamente destinato allo sterminio. E subito l'intesa con i Finkelstein è buona, i legami con i bambini sono appaganti e affettuosi. Tuttavia ogni tanto Wanda sparisce per qualche giorno, si assenta e poi ritorna, senza dare spiegazioni. Qual è il suo segreto?

Joffo, autore, tra l'altro del famosissimo Un sacchetto di biglie (vedi anche qui la recensione), narra ancora una volta una storia di fratellanza umana, di conversione interiore, di pacificazione nella giustizia su un tema sempre dolorosamente attuale. E il suo consueto stile che unisce emozione, riflessione e sorriso avvince e conduce saldo e veloce attraverso le pagine. Purtroppo il romanzo, nel momento in cui scrivo, non è disponibile in lingua italiana.