giovedì 29 giugno 2023

L'ultimo treno per Istanbul, di Ayşe Kulin

Il romanzo racconta un episodio poco noto relativo agli ebrei turchi trasferitisi a vivere in Francia e trovatisi poi, a partire dal 1940, in pericolo a causa dell'invasione nazista del Paese e del complice governo di Vichy. Si racconta in particolare dell'organizzazione di un treno destinato a riportare in patria numerosi cittadini di ogni età, un'operazione estremamente rischiosa, condotta in segretezza e con intelligenza da alcuni diplomatici turchi, con l'appoggio della Resistenza parigina. Se i protagonisti hanno nomi di fantasia, le vicende storiche sono reali e documentate. Nel 1942, infatti, i diplomatici turchi sottrassero ogni volta che fu loro possibile un grande numero di connazionali ebrei che vivevano nella capitale francese alla cattura da parte dei nazisti e alla deportazione nei lager, fino ad elaborare un rischioso e avventuroso piano di rimpatrio in ferrovia, verso Istanbul. Il governo turco noleggiò una carrozza e la attaccò in coda a uno dei treni diretti a Edirne, l'antica Adrianopoli, città turca vicina ai confini con Grecia e Bulgaria. La Resistenza francese fece in modo che anche alcuni ebrei di nazionalità non turca viaggiassero su quel treno verso la libertà e il futuro. Tutti si adoperarono per fornire ai passeggeri un passaporto turco, mentre monsignor Angelo Roncalli, rappresentante della Santa Sede a Istanbul e futuro papa Giovanni XXIII, fornì alcuni certificati di battesimo falsi per i bambini. Nel romanzo non leggiamo solo la storia di una difficile fuga nello scenario di un'Europa sconvolta dalla guerra, ma anche le vicende di famiglia, di amore e di speranza di numerosi personaggi, in particolare di Sabiha e Macit, della sorella di lei Selva che, per aver voluto sposare l'ebreo Rafael Alfandari viene ripudiata dal padre e fugge all'estero; di Nazım Kender e Ferit, con il loro impegno politico contro il nazismo; di David Russo, traumatizzato dal campo di lavoro nazista, alla ricerca di una nuova speranza di vita.


Ayşe Kulin, L'ultimo treno per Istanbul, Newton Compton 2015

martedì 27 giugno 2023

Scaffale locale 7: Senza far nomi (Storie di famiglia), di Giulio Martinoli

Carlo Carena, filologo, traduttore di classici greci e latini, critico letterario, ha definito questo libro di Giulio Martinoli “un raro esempio e insegnamento di pietas filiale, che delinea una storia secolare tramandata o documentata, e la ricrea sorreggendola e integrandola con una brillante immaginazione”. Rimarcando che, tra queste pagine, è facile apprezzare “l’autenticità dei personaggi, delle vicende, dei paesaggi e degli ambienti; famiglie numerose, donne e uomini che penarono e sacrificarono la loro esistenza per i familiari o furono protagonisti di grandi avventure, artigiani e operai nel loro piccolo lago o migranti nel grande Nord, coinvolti in brutte guerre o seduti attorno a una buona tavola allestita dalla massaia”.

Giulio Martinoli, insegnante, critico d'arte e operatore culturale intelligente e appassionato, racconta in questo suo "Senza far nomi" fatti e persone di famiglia, dal 1885 ai nostri giorni: un'impresa che forse ogni famiglia meriterebbe e che qui si concreta grazie a una scrittura brillante, a uno sguardo arguto e profondo e al ritrovamento del testamento di un bisnonno paterno. Tra i familiari, tutti ben scolpiti nella scrittura e capaci di suscitare la curiosità di chi legge, colpisce la storia di un padre ragazzino che "gioca a perdifiato nei campi e per le stradine del paese". Non un idillio tra boschi, campagne e spicchi di lago, ma l'istantanea di una breve infanzia, preludio al duro lavoro in fabbrica che attendeva allora anche i ragazzini già al termine della scuola elementare. E così fu per lo zio, ma il papà, "che era molto pronto e intelligente" e amava studiare riuscì a strappare alla sua mamma - donna forte e decisa quant'altre mai - il permesso di frequentare la sesta classe delle elementari, facoltativa. Però non oltre, aveva stabilito la donna, perché, dopo quell'anno regalato, la fabbrica avrebbe aperto anche a lui, come già avvenuto per il fratello, le sue porte. Così, come in una fiaba o in un libro di avventure alla Tom Sawyer, il papà ragazzino fugge di casa e rimane fuori, a dormire nei boschi, per diversi giorni. E perché mai? Voleva forse fare il bighellone? No di certo, il papà ragazzino voleva fare un altro lavoro, voleva fare il cameriere, un mestiere pulito, perfino elegante, che ti può portare in giro per il mondo. Ci sarebbe riuscito? Leggete e lo scoprirete. Si incontrano tante persone care, in questo libro, bisnonne e nonne, bisnonni e nonni, genitori e figli, le loro storie semplici e speciali insieme. Si percorrono anche tanti luoghi diversi, a partire dalle sponde dei tre laghi sulle cui sponde si intrecciano le storie di famiglia (laghi d'Orta, di Como e di Lugano) fino alle valli attorno al Cusio e verso le montagne e poi su, fino al canale della Manica, nell'isola di Jersey in cui Giulio nacque e dalla quale piace immaginare abbia ricevuto quella patina di gentleman che ancora, mirabilmente, si porta addosso.

Giulio Martinoli, Senza far nomi, Mnamon 2023

domenica 11 giugno 2023

Dall'altrove, di Manuela Monari

Apprezzata autrice di libri per bambini, Manuela Monari ha pubblicato nello scorso autunno un'intensa raccolta di poesie che, come lei stessa afferma nella breve riflessione iniziale, costituisce un "cammino di vita e di versi [...] col sorriso sulle labbra e negli occhi". L'antologia è concreta testimonianza di un percorso in quattro parti che esordisce nel 1990 e termina nel 2013. I titoli di ogni sezione sono emblematici dell'itinerario, del sentimento e del pensiero della scrittrice: Preludio di giovinezza 1990-2000; Cattedrali e specchi 1999-2000; Passaggi 2000-2007; Dall'altrove 2008-2013. I versi, brevi e asciutti, comunicano con immediatezza contenuti e sentimenti, descrivono stati d'animo e convinzioni, riflessioni ed esperienze di vita.

Un esempio è in "Metamorfosi", lirica della prima sezione del libro, che contiene, insieme, un'acuta definizione di poeta e una dichiarazione di vita: Poeta/ è chi rompe l'uovo./ Chi sgretola/ il calcareo guscio/ delle apparenze./ Chi scioglie/ l'angusto involucro/dei pensieri./ Chi sa afferrare/ il rimbalzo/ della voce tenue/ delle cose./ Chi ha un essere/ recalcitrante/ serrato/ tra le gelide griglie/ di un corpo/ talvolta peso,/ talvolta proteso/ ai sensi così desti.../ Chi cerca aria/ e profumo d'intenso.// Intenso desiderio/ Intenso sogno/ Intenso smarrimento/ Intenso amore. Le fa da eco, nella quarta sezione, un'altra lirica, "Il nidificare dei coraggiosi", risposta ed auspicio non solo per poeti e poesie: In un cielo/ stravolto di stelle/ cerchiamo/ ancora/ un ultimo/ spasimo di sole./ Fiducia soffiata/ alla seta del cielo/ e al nidificare muto/ dei coraggiosi./ Conta che/ ammaestriamo/ la terra all'amore.

Come osserva Mauro Ferrari nella postfazione, la poetessa indaga a fondo la propria interiorità, la propria verità, non disgiunta da quella del mondo, dell'umanità e della natura: "Manuela ci fa sempre partecipi della propria passione, della spinta interiore al cambiamento, del lavoro di ricerca che ci offre".


Manuela Monari, Dall'altrove. Frammenti di una ricerca interiore, Puntoacapo Editrice 2022

venerdì 9 giugno 2023

Breve storia del pesce d'aprile, di Giuseppe Pitrè

Narra Pitrè che, secondo Friedrich Nicolai, che scriveva nel 1787, l’usanza del pesce di aprile era già attestata in Firenze, Modena, Milano, Torino, città nelle quali lo scherzo consisteva spesso nell’inviare un messaggero con lettere urgenti che poi, una volta aperte dai destinatari, rivelavano nient’altro che un foglio sul quale era disegnato un pesce. L’usanza, però, sembra aver avuto la sua prima origine in Francia, dove l’espressione “regalare un pesce d’aprile” significa imbrogliare, trarre in inganno, beffare qualcuno. A Parigi numerosi scherzi si fanno ai fanciulli che vengono spediti a sbrigare commissioni assurde come andare ad acquistare del sale dissalato, o un uovo di gallo, o una corda per legare il vento o anche un bastone che abbia una sola estremità. E i ragazzini, o i sempliciotti, regolarmente ci cascano...

La recensione si legge per intero su Mangialibri

Giuseppe Pitrè, Breve storia del pesce d'aprile, graphe.it 2023


mercoledì 7 giugno 2023

Scaffale locale 6: La Madonna della Bocciola e i culti mariani del lago d'Orta, di Carlo Carena ed Eleonora Bellini

 


Il santuario della Bocciola a Vacciago è un nodo culturale fra i più importanti nel bacino del lago d'Orta. Derivato dall'apparizione della Vergine a una pastorella del luogo, Giulia Manfredi, nel 1543 ha una lunga storia di devozione e arte. Nel corso dei secoli, attorno alla cappella primitiva si svilupparono nuove strutture e aggregazioni pittoriche e architettoniche con l'intervento di artisti insigni. A collocare il santuario nel suo contesto ambientale e devozionale la seconda parte del volume ricapitola le altre sedi principali del culto mariano nel Cusio, indicando le coordinate di una tradizione feconda in termini storici ed estetici.
La prima parte, "La Madonna della Bocciola" (pp. 5-63), è opera di Carlo Carena; la seconda, "Tre santuari mariani" (pp.65-95), è di Eleonora Bellini e si occupa di : Santa Maria di Luzzara, Madonna delle Grazie al sacro Monte d'Orta, Madonna del Sasso a Boleto.
Il libro fu voluto da Carlo Didò, sindaco di Ameno, in occasione del 450° anniversario dell'apparizione della Madonna, come testimonianza "dell'impegno di rintracciare le vicende storiche e religiose del nostro passato, filtrato attraverso la luce dei mutamenti  che [...] ci hanno condotti alla realtà attuale.
"L'apparizione della Madonna ad una pastorella trova riscontri ravvicinati nel tempo e nello spazio: in quella del 26 maggio 1432 ad una contadina di Caravaggio, e soprattutto nella luce prodigiosa e salvatrice che guidò Maria della Torre di Ornavasso, custode di un armento, la notte del 7 settembre 1528  presso la cappella, poi santuario, della Madonna del Boden: dove pure è venerata un'effigie della Madonna col Bambino in grembo assisa in un alto trono" (C. Carena, p.8)

Carlo Carena ed Eleonora Bellini, La Madonna della Bocciola e i culti mariani del lago d'Orta, Comune di Ameno 1993