lunedì 4 gennaio 2010

La vita autentica, di Vito Mancuso

Discorso sintetico e chiaro, riferimenti ai grandi pensatori (da Platone a Descartes, a Kant), ma anche a letterati e teologi - minacciato ed offuscato il ricordo di tutti costoro dalle faccende ed abitudini ed incombenze quotidiane per i più tra noi -, interrogativi incalzanti, risposte in assetto di ricerca continua caratterizzano questo nuovo libro di Vito Mancuso. E' noto che un libro di filosofia è difficilmente riassumibile e tanto meno nelle poche righe di un post, tuttavia si può dare, con l'aiuto dell'indice, notizia degli argomenti proposti al lettore: la prima parte tratta de "La vita come libertà", attraverso esame di punti come "contraddizioni bibliche, contraddizioni filosofiche, scienza, principio contraddizione e principio libertà". La seconda parte si intitola "L'autenticità", vi si leggono riflessioni sul sé, a partire dalle neuroscienze trattando poi dell'inautenticità e menzogna, quindi di fedeltà a se stessi e di verità, autenticità, speranza. Il capitolo conclusivo si intitola "Perché la vita autentica" e conclude le riflessioni precedenti all'insegna della "relazione" ("La mia tesi è che la relazione con il mondo sia costitutiva, originaria, essenziale per l'Io, il quale esiste in quanto frutto delle sue relazioni. Ovvero: io=relazione". p. 151). Una frase a p. 170 coinvolge particolarmente il lettore profano, il non filosofo che tuttavia non si vuole sottrarre alla riflessione sui grandi temi: "Per questo la vita autentica è all'insegna del viaggio, dell'uscita da sè verso la realtà, fino a farsi compenetrare totalmente dalla realtà e diventare un autentico frammento di realtà che, come una pietra o come una pianta, esiste senza la minima traccia di menzogna". "Una pietra o una pianta" che dicono di sé il puro sé, vibrano e soffrono e gioiscono (forse) senza necessità di quelle parole che sono spesso così soggette ad essere svendute e deturpate nei loro significati più profondi dagli umani.

(Eleonora Bellini, 4 /01/ 2010)

3 commenti:

laspisa ha detto...

Libro denso di riferimenti e problematiche da sciogliere.Oltre a porre domande ed esporre esigenze occorrono anche risposte altrettanto serie.Chi non predilige,a parte gli infingardi,valori come libertà,verità e simili? Ovvio che siamo risultato di rapporti col mondo e che siamo tutti in viaggio ma concludere dicendo che bisogna farsi pianta o pietra perchè sono solo se stessi e basta senza far ricorso alle parole che svendono francamente è fuorviante e ingannevole perchè l'uomo è costitutivamente esposto all'interpretazione del mondo con rischio di scelta annesso; perciò siamo quasi uomini e quasi dèi. Sognare l'autenticità delle piante e delle pietre significa rinnegare la rischoosità del 'quasi' e dunque della nostra umanità autentica,questa sì.

Eleonora Bellini ha detto...

"...come una pietra o come una pianta" si regge INSIEME alla seconda parte della frase "senza la minima traccia di menzogna". E della menzogna le parole possono essere veicolo, spesso il più seducente, emotivamente attraente, difficile da decodificare perché parole "belle" (ad es. amore, verità, corerenza) possono essere usate in modo falso, consapevomente e programmaticamente falso. E dunque mietere vittime. Non è dunque questione di maggiore o minore umanità o "cosificazione", ma dell'essere coerentemente "in sé e per sé". Di qui, mi pare l'esempio della pianta, della pietra: essere semplicemente se stessi in quanto esseri umani, che possiedono linguaggio e parole.Senza menzogna.

Anonimo ha detto...

E le manzogne possono venire anche dall'alto, quando si è persa la dignità. Guardate l'Italia. Ritrovate il pensiero.