domenica 12 aprile 2015

L'Innocence des victimes: regard sur les génocides du XXe siècle, di Yves Ternon

Ternon, medico francese e storico specializzato nello studio dei crimini contro l'umanità, dimostra come sempre il metodo messo in atto dai detentori del potere per giustificare il genocidio riposi su una base comune, alimentata come si alimenta la brace sotto il fuoco: la paura dell'altro, non importa se Armeno, Cambogiano, Ebreo o Tutsi. Per resuscitare la fiera che sonnecchia in molti tra noi basta agitare lo spauracchio della nazione oltraggiata, del territorio minacciato, della salvaguardia dell'identità culturale o religiosa. Tutti questi "pericoli", queste ventilate minacce riposano sulla menzogna. Milioni di innocenti però hanno perso la vita a causa di questa menzogna, a causa di queste manipolazioni delle coscienze di intere popolazioni.
In Ruanda la minoranza degli Hutu, favorita un tempo dai coloni Belgi, ha teorizzato e perpetrato il massacro dei Tutsi.   
Nel 1915, approfittando dello scenario cruento della prima guerra mondiale, l'Impero Ottomano decise lo sterminio degli Armeni, la cui neutralità rispetto ai Russi fu trasformata in tradimento e crimine. Il piano di sterminio e di deportazione del popolo armeno, nonché le modalità della sua esecuzione rispondono precisamente ai criteri per definire il genocidio stabiliti nel 1948 dalle Nazioni Unite. 
Le modalità per mettere in atto lo sterminio - osserva Ternon - sono semplici, come gli ingredienti di una banale ricetta. Innanzitutto bisogna alimentare dicerie sul passato: "Gli Ebrei  sono il popolo deicida, attirato dal potere del denaro". Poi ci si aggancia al presente: in Ruanda la radio e la stampa martellavano la gente con la "faccenda della razza". Infine viene il momento della "pulizia". In Cambogia i soldati ideali erano ragazzini vestiti di nero, con un kalashnikov a tracolla. Avevano tra i 10 e i 15 anni. Non temevano né la morte, né la violenza. Più tardi, al cospetto della storia, i boia giustificheranno l'ingiustificabile spogliando le vittime della loro innocenza e addirittura colpevolizzandole: basterà insinuare che le vittime furono incapaci di difendersi per inettitudine, vigliaccheria o altro.   
 
 
Yves Ternon, L'Innocence des victimes: regard sur les génocides du XXe siècle, Desclée de Brouwer 2001