lunedì 25 marzo 2024

Modigliani, di Ernesto Anderle

Dopo le biografie di Raffaello e di Van Gogh, Anderle prosegue i suoi incontri con i grandi pittori con quest’opera dedicata a Modigliani. Apre il Graphic Novel un suo breve scritto introduttivo intitolato Lo spazio intimo di Modigliani nel quale, tra l’altro, scrive: “Non esiste un quadro di Modigliani in cui compaia più di un soggetto. Per lui il ritratto era un mezzo per conoscere se stesso attraverso gli altri, entrare in contatto diretto con la persona ritratta, specchiarsi in essa, guardarla negli occhi, conoscerla nel profondo”. E, coerentemente con questo, in tutti i personaggi della biografia narrata nel libro emergono il carattere introspettivo, la profondità degli sguardi, il malcelato tormento, elementi capaci di metterne a nudo gli animi. Attorno a loro, vive, attraente e variegata, affascinante e pericolosa, geniale e poverissima l’atmosfera della Parigi bohémienne, patria e sogno della comunità degli artisti. 

Ernesto Anderle, Modigliani, Becco Giallo 2023

La recensione integrale è su Mangialibri al link Modigliani | Mangialibri dal 2005 mai una dieta

martedì 19 marzo 2024

Scaffale locale 10: Carlo Carena e la Fondazione Marazza

Carlo Carena non è mai stato presidente della Fondazione Marazza di Borgomanero, come erroneamente apparso in una breve intervista al direttore Cerutti su LA STAMPA (p. 45, Cronache novaresi, 23 novembre 2023, foto in calce), ma il suo contributo di idee, consigli, progetti, amicizia è stato costante dagli anni Ottanta del Novecento fino al secondo decennio del nuovo secolo, già prima dunque di essere nominato Consigliere di Amministrazione per oltre un decennio, grazie a una felice intuizione della Giunta presieduta dal Sindaco Pier Luigi Pastore.

Mi propongo qui di offrire una sintesi, per forza di cose veloce e forse un po' arida, di tanti anni, fecondi di iniziative uniche e originali volte a far conoscere le opere della biblioteca, dalle antiche alle contemporanee, iniziative per le quali il contributo di Carena fu fondamentale e prezioso.

La nascita e poi la crescita del Premio di Poesia e Traduzione Poetica "Achille Marazza" fu, a mia memoria, la prima tra queste. Il premio per qualche tempo, intorno alla metà degli anni Ottanta, fu dedicato alla sola poesia inedita. Si arricchì poi, per impulso di Carena, di una sezione dedicata alla poesia edita e infine assunse la formula che lo contraddistinse per vent'anni divenendo quel Premio di Poesia e Traduzione Poetica che, attraverso una formula unica in Italia, portò a Borgomanero, nella sede della Fondazione, le eccellenze italiane della poesia e della traduzione di poesia: aria fresca, nuova e salubre in un contesto di provincia-paese sempre a rischio di chiudersi. Anche la composizione della giuria di quegli anni (Giorgio Calcagno -poi Lorenzo Mondo-, Ernesto Ferrero, Roberto Fertonani -poi Giorgio Cusatelli-, Sergio Pautasso-poi Franco Contorbia-) si deve a Carena.

L'edizione del Catalogo a stampa delle Cinquecentine del Fondo Molli (in tre volumi 1991, 1994, 1997, corrispondenti rispettivamente alle edizioni italiane, veneziane e straniere; supervisore della catalogazione Ivanoe Riboli direttore della biblioteca Trivulziana) fu un'altra impresa fermamente sostenuta dalle volontà riunite di Carena e di Virginia Carini Dainotti, consigliera della Fondazione Marazza e pioniera della moderna biblioteconomia in Italia.

È grazie, ancora, a Carlo Carena e a Sandro Sinigaglia che Gianfranco Contini nel 1987, dopo essersi trasferito definitivamente da Firenze a Domodossola, sua città natale, scelse la Fondazione Marazza quale destinataria di circa millecinquecento volumi di letteratura italiana, appartenenti alla sua biblioteca privata e molti dei quali dedicati.

Fondamentale fu il contributo di Carena all'ideazione del Convegno Manzoniano del 1985 e alla mostra che lo accompagnò. Ne rimane un opuscolo, stampato nell'anno seguente, con le trascrizioni degli interventi al Convegno, un cenno ai contenuti della mostra e alcune immagini. Nella sua relazione Carena si sofferma a lungo sui legami di Manzoni e Rosmini con Borgomanero, attraverso Giovan Battista Pagani, legami la conoscenza dei quali era sino ad allora inedita.

Un altro convegno di significativo spessore fu quello intitolato "La magia e il diavolo" (1987), sempre legato alla valorizzazione e alla conoscenza del patrimonio librario della Fondazione. Parlò, Carena, di Ludovico Maria Sinistrari, inquisitore originario di Ameno (NO) le cui opere sono in parte presenti nel Fondo Molli. Mentre Attilio Agnoletto, Giannino Piana, Roberto Leydi si soffermarono su altri aspetti del sacro e del magico. Anche di questa giornata resto un opuscolo con le relazioni presentate al convegno e alcune immagini di volumi a tema conservati nella Fondazione.

Da Sinistrari a Rodari, con "Laboratorio per Rodari" (1991), altro Convegno con mostra di cui rimane l'opuscolo, contenente scritti di Eros Bellinelli, Roberto Leydi, di Carena stesso, insieme a bozzetti di Mauro Maulini per il Teatro delle marionette dei fratelli Colla di Milano.

E, infine, il dialetto di Borgomanero, che stava a cuore, sulle orme di Achille Marazza, a Virginia Carini Dainotti e al presidente Antonio Bellone. Carena collaborò volentieri con loro, offrendo contatti con l'Atlante linguistico italiano di Torino e con Alfonso Sella di Biella che stava elaborando un dizionario del dialetto biellese, affinché la raccolta dei dati, le registrazioni e le trascrizioni avvenissero all'insegna del più accurato rigore scientifico. Purtroppo, quanto a raccolta, non se ne fece nulla, perché non si trovarono né docenti, né studenti disponibili a registrare le voci dei parlanti in un dialetto "non contaminato". Erano la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta. Rimasero disponibili alcune trascrizioni ed articoli nonché altro materiale minore, poi ordinato in un piccolo fondo archivistico. Una nota di Carena sul dialetto di Borgomanero si legge nella raccolta di Poesie "Nuauci" di Giovanni Pennaglia (1978).

Questi i momenti principali della presenza di Carlo Carena, maestro prezioso, alla Fondazione Marazza, in anni di notevole crescita e di eccezionale lavoro culturale.

(Eleonora Bellini)


Verbanus n. 36/2015

La Stampa, 23 novembre 2023


sabato 16 marzo 2024

16 ottobre 1943. Storia di Emanuele che sfuggì al nazismo, di Ernesto Anderle, Emanuele Di Porto, Marco Caviglia

Roma, ottobre 1943. Emanuele Di Porto, pur avendo solo dodici anni, si industria ad aiutare la famiglia con piccoli commerci ed è felice quando riesce a guadagnare qualcosa da portare alla mamma. Pensa che quello sia un giorno fortunato ed è fiero di sé. Anche mamma si congratula e gli dà una carezza. Papà riconosce le sue doti di buon commerciante e lo premierà portandolo a lavorare con lui, l’indomani, alla Stazione Termini. Lì, il ragazzino, intraprendente e simpatico, riesce a fare affari anche con i militari tedeschi. La sera, al ghetto ebraico, tutto è tranquillo e la famiglia Di Porto decide di festeggiare l’ottimo incasso della giornata andando al cinema. È la sera del 15 ottobre 1943. La mattina successiva cambia tutto.

La recensione per intero è su Mangialibri: 16 ottobre 1943 - Storia di Emanuele che sfuggì al nazismo | Mangialibri dal 2005 mai una dieta


domenica 10 marzo 2024

In ascolto del silenzio, di Eugenio Borgna

Nella nostra esistenza, in gran parte invasa da un continuo e spesso inutile chiacchiericcio mescolato a invadenti, assordanti e informi rumori di fondo, il silenzio può divenire per molti una dimensione sconosciuta, estranea, addirittura evitata. Nel suo più recente saggio Eugenio Borgna riflette sul silenzio, forte della sua esperienza di psichiatra, del suo amore per la letteratura e la poesia, della sua percezione dell'animo umano: "Alla scuola del silenzio le parole assumono il loro valore. Se non amiamo il silenzio è perché non sappiamo cosa dire, cosa domandare, cosa rispondere alla voce che chiama dalle misteriose lontananze della nostra anima [...] Nel silenzio si ascoltano voci segrete, voci dell'anima, che sgorgano dalla più profonda interiorità" afferma Borgna che cita, a questo proposito alcuni versi di Emily Dickinson: "Silenzio è tutto quanto temiamo./ C'è riscatto in una voce/ Ma silenzio è infinità".

Il silenzio, in questo saggio, viene esplorato e descritto attraverso le voci di poeti (oltre alla Dickinson, Leopardi, Rilke, Pascoli, Trakl, Pozzi), la riflessione di mistici e filosofi, l'esperienza clinica. Il silenzio, nella riflessione di Borgna, assume la varietà dei connotati, luci ombre colori, di un paesaggio quando si dispiega dinanzi agli occhi di un viaggiatore e diviene, a seconda delle contingenze, spazio di sosta e di meditazione, oppure di dolore e malinconia, o ancora di attesa e di apertura all'ascolto. 

Il silenzio nella musica dell'orchestra è fondamentale per la percezione delle note e del ritmo, il silenzio nella vita è fondamentale per conoscere, chiarire, approfondire sentimenti e pensieri. Il silenzio nella terapia e nel percorso educativo è una - fondamentale - forma di accoglienza, di ospitalità, di condivisione di spazi comuni. Quando le parole nascondono il disagio, il silenzio comunica, interroga, rivela e risponde.

Borgna conclude la sua magistrale riflessione affermando, tra l'altro, che "La cosa più importante è quella di guardare al silenzio come ad un'esperienza che non sia mai estranea alla vita, e alla cura in psichiatria. Al di là dei suoi molteplici aspetti, quello che unifica i diversi modi di essere del silenzio è la loro sorgente: quella della interiorità".


Eugenio Borgna, In ascolto del silenzio, Einaudi 2024

giovedì 7 marzo 2024

Bell'abisso, di Yamen Manai

Un ragazzo di quindici anni racconta in prima persona la sua vita. Confessa la rabbia che prova e ha provato nei confronti del padre, il suo senso di solitudine e di abbandono, la ribellione contro le ingiustizie commesse da quel genitore egoista, capace solo e sempre di punire, mai di dare affetto. Il ragazzo comincia a raccontare la storia della sua breve vita mentre si trova in carcere in attesa di processo per avere sparato a suo padre, al sindaco, al ministro dell’ambiente, reati che non nega di avere commesso. E all’avvocato d’ufficio che gli fa notare che queste azioni comprometteranno gravemente il suo futuro, risponde che il suo futuro era compromesso ben prima che si lasciasse andare ad atti di violenza. Sostiene che il suo futuro di giovane tunisino era già disperato, come quello di tanti altri, “i giovani del quartiere che si sono gettati in mare” e di Tarek, il cervellone che “si è imbarcato con la laurea in matematica incollata sul petto”. 

Recensione per intero su Mangialibri, qui Bell’abisso | Mangialibri dal 2005 mai una dieta

Yamen Manai, Bell'abisso, E/O 2023. Traduzione di Valentina Abaterusso

Scritti pacifisti, di Jean Giono

Ciò che mi disgusta della guerra è la sua stupidità. Amo la vita. 
Non amo nient'altro che la vita. 
È molto, ma capisco che si possa sacrificarla a una causa giusta e bella. 

Ho curato malattie contagiose e mortali senza mai risparmiare la mia completa dedizione. 

In guerra ho paura, ho sempre paura, tremo, me la faccio addosso. Perché è stupida, perché è inutile. Inutile per me. 

Inutile per il compagno che è con me sulla linea di tiro. Inutile per il compagno di fronte. Inutile per il compagno che sta accanto al compagno di fronte nella fila dei fucilieri che  avanza verso di me. 

Inutile per il fante, per il cavaliere, per l'artigliere, per l'aviatore, per il soldato, il sergente, il tenente, il capitano, il comandante. 

Attenzione, stavo per dire: il colonnello. Sì, forse il colonnello, ma fermiamoci. 

Inutile per tutti coloro che stanno sotto la macina per la farina umana. Utile per chi allora? 

[…]

Chiunque sia contro la guerra è, già solo per questo, contro la legge. 

Lo Stato capitalista considera la vita umana come la vera materia prima per la produzione di capitale. 

Conserva questa materia finché gli è utile conservarla. 

(Trad. E. Bellini)

Giono, figlio di un calzolaio e di una stiratrice di origine piemontese, nacque in Provenza nel 1895. Fu uno degli undici uomini del suo battaglione sopravvissuti alla battaglia di Verdun. Da questa terribile esperienza nacque il suo rifiuto di ogni guerra. Tra i suoi scritti pacifisti ricordiamo Refus d'obéissance (da cui è tratta la breve citazione qui sopra), Précisions, Recherche de la pureté.

La sua opera più conosciuta in Italia, da adulti e ragazzi, è L'uomo che piantava gli alberi.