venerdì 31 luglio 2020

Stella, di Takis Würger

Fritz, ingenuo ragazzo dall'anima limpida, figlio di imprenditori svizzeri, lascia la famiglia  per recarsi a Berlino, dove intende studiare arte e conoscere la Germania e il mondo. E' il gennaio 1942 e la città risente della guerra e respira male sotto il tallone nazista. Ma i luoghi dove si canta e gli spettacoli musicali non mancano. Al Melodie Club Fritz conosce Kristin, cantante affascinante, ragazza misteriosa e apparentemente affamata. La conduce con sé all'hotel di lusso in cui alloggia. Ingenuo e delicato di animo, Fritz presto si innamora di Kristin, che diviene la sua guida in Berlino e a un certo punto anche la sua donna.

Kristin, tuttavia, ogni tanto sparisce, resta fuori a lungo, vestita con un lungo cappotto di pelle nera. In quelle occasioni è ben diversa dalla ragazza ironica, sorridente e apparentemente fragile quale di solito appare. Fritz non sa che cosa faccia durante queste uscite, o forse lo sospetta, ma non lo accetta. Quando, molto tempo dopo l'inizio della relazione, si scopre

che Kristin è un falso nome e che la ragazza si chiama Stella ed è ebrea, Fritz si adopera per sottrarla al pericolo. Le chiede di andare con lui in Svizzera, nella sua grande villa sul lago. Là si sposeranno e vivranno al sicuro. Stella rifiuta e gli chiede piuttosto di aiutare i suoi genitori, rinchiusi in carcere in condizioni disumane e a rischio di essere trasferiti in un lager. L'impresa non riesce, nonostante il giovane abbia messo in campo conoscenze importanti. Neppure la partenza per la Svizzera avviene. Perché? Perché Stella ha un segreto e un progetto, infamanti entrambi.

Ispirato a una storia vera, Stella è un romanzo documentato e profondo. Esemplare, lungo tutta la vicenda la figura di Fritz, condotto dagli avvenimenti piuttosto che padrone degli stessi, sempre però coerente con il principale insegnamento ricevuto dal padre fin da bambino: ''La cosa più importante di tutte è la verità''.

Takis Würger, Stella, Feltrinelli 2019

martedì 21 luglio 2020

Rodari in biblioteca 5: un anno (scolastico) nella casa della fantasia, parte prima da settembre a febbraio


"Cari bambini, ecco che anche quest'anno abbiamo completato un quaderno della Sezione Ragazzi della Biblioteca "Achille Marazza", scritto tutto, o quasi, da voi. Perché quasi? Perché abbiamo inserito, come negli anni scorsi, due storie che vengono da lontano: un racconto georgiano e una storia albanese, con testo in lingua originale a fronte. Entrambe sono state tradotte dalle animatrici che alcuni di voi hanno incontrato durante i laboratori interculturali. In più, chi sa leggere l'arabo potrà trovare la traduzione, fatta dal nostro amico Omar, di una filastrocca collettiva".
C'era uno spazio in biblioteca che la felice intuizione di una bibliotecaria, aveva suggerito di chiamare "casa della fantasia", in omaggio al favoloso Gianni, ça va sans dire. Era una grande stanza con il pavimento di pietra e un grande camino. Lì si tenevano tutti i laboratori e gli incontri con piccoli gruppi di bambini e ragazzi.
Seguivamo, con entusiasmo, pochi mezzi e fiducia nei bambini e nei ragazzini la strada tracciata da Rodari, sintetizzata in queste poche frasi tratte da La grammatica della fantasia:
"L'immaginazione del bambino, stimolata a inventare parole, applicherà ai suoi strumenti su tutti i tratti dell'esperienza che sfideranno il suo intervento creativo. Le fiabe servono alla matematica come la matematica serve alle fiabe. Servono alla poesia, alla musica, all'utopia, all'impegno politico: insomma, all'uomo intero, e non solo al fantasticatore".
Le parole, le nostre, quelle dei bimbi, quelle dei libri, sono importanti, anche quando entrano in gioco. Non si gioca con parole svuotate del loro significato, perché le parole esprimono i pensieri, che possono essere buoni, cattivi o così così. Le parole hanno un peso e un valore, un "valore di liberazione", per dirla sempre con Rodari. Un approccio diverso da questo, un "Rodari da ridere", svuotato del suo potenziale rivoluzionario, e non solo nella letteratura, costituirebbe un tradimento. Per questo motivo, seguendo l'evoluzione dei tempi, ma tenendo la barra del timone ben ferma, i laboratori della casa della fantasia furono sempre legati ai valori umani, civili, sociali, a quella ragione e a quei principi che ci fanno tutti uguali. Non ultimo, il discorso interculturale, costantemente perseguito, venne coltivato e approfondito, ma questo sarà l'oggetto di un altro post.
Veniamo dunque al 2004, "Un anno nella Casa della Fantasia"(anno scolastico 2003-2004) e al quaderno stampato a conclusione dei laboratori, che scegliamo perché esemplare di un itinerario che si snodò nel tempo dal 2000 al 2011. Il libretto è suddiviso in capitoli, mese per mese, da settembre a giugno. Ogni mese è dedicato a un tema diverso. Settembre e gennaio sono dedicati alle fiabe dal mondo; ottobre alla storia della gabbianella di Sepúlveda e a Pinocchio, ricreati in rima e drammatizzati attraverso le parole delle bambine e dei bambini partecipanti. Un esempio è la filastrocca collettiva degli scolari di I, II e III di un piccolo paese del Sistema Bibliotecario locale, Cavallirio, composta dopo la lettura di brani dal romanzo di Collodi:

IL NOSTRO PINOCCHIO
Geppetto scolpì Pinocchio
che saltò via come un ranocchio.
Incontrò il gatto e la volpe
che avevano tante colpe,
poi conobbe Mangiafuoco
che sapeva fare il cuoco.
Un giorno si presentò a Stilton Geronimo,
molto famoso e per niente anonimo,
gli disse: "Piacere, buon giorno"
e si mise a girargli intorno.
Fece Stilton: "Fermati, bambino,
se vuoi diventare burattino!"
Pinocchio si fermò
e un bel bambino diventò.
Stilton lo mise sul giornale
come un caso molto speciale.

L'irruzione del nostro contemporaneo Stilton nella storia del burattino ottocentesca, e viceversa, è assai rodariana. Somiglia a quella del pellerossa nel presepe, per fare un solo esempio.

Novembre annuncia il freddo e l'inverno, racconta di pioggia e di neve.
Scrive Fabio:
Guardando dalla finestra
si vede piovere
con un bel suono/
di torrente impetuoso.
I passanti curvi,
nei colori spenti,
si affrettano alla case.

E Beatrice:
Pioggia che mi bagni
pioggia che mi schizzi
non affogare i miei sogni.

Dicembre celebra il Natale, con la sua iconografia tradizionale ma anche con il "Diavolo nel presepe" creato da Gina Labriola. Per questo breve romanzo nascono nuovi finali, in uno dei quali il diavoletto si trasforma in angioletto.

Il tema di febbraio (di gennaio abbiamo detto sopra) è "Diversi versi", poesie, insomma. I bambini di una seconda creano questo il testo collettivo, che più rodariano di così non è possibile:

PAROLE NUOVE
Abbiamo inventato la sguerra
per fare pace sulla terra.
Noi diciamo le sparolacce
e di brutte parole non ci sono tracce.
A scuola ci piace slitigare
perché amici vogliamo restare.
Ci piace anche la spaura
per non temere la notte scura,
così le parole cattive cancelliamo
e solo le buone scriviamo".

Ed è questa la poesia dal meraviglioso programma di vita bambino che Omar traduce in arabo.

(C)Eleonora Bellini 

Un anno nella casa della fantasia 2, pp. 112, ill., Fondazione Achille Marazza, 2004


lunedì 20 luglio 2020

Arcorass-Rincuorarsi, di Maria Lenti


Arcorass nel dialetto urbinate significa rincuorarsi, quel sollevarsi dallo scoramento, dalla stanchezza o dalla delusione, che ridona forza e lucidità. Anche il lettore non urbinate non troverà difficile la lettura di queste poesie e scoprirà molto di cui rincuorarsi lui stesso in questa raccolta nella quale dialetto di Urbino e lingua italiana convivono, giocano, dialogano per raccontare un percorso di vita che si delinea limpido di coerenza e di passione. Passione per la poesia e la letteratura, ma anche passione politica e civile emergono da questi versi, esperti eppure spontanei, colti eppure spigliati, acuti e non privi di ironia. Urbino è la città di Maria Lenti, la culla e lo spazio della sua personale storia di vita, degli affetti presenti e di quelli perduti, dei passi quotidiani, degli spazi accoglienti e familiari, del sole e della neve. Città delle origini e del cuore, Urbino è anche città di grande storia, di letteratura, di arte e illustri studi. Chi vi nasce e vi trascorre la vita, non solo li conosce, ma li assorbe e li porta in sé, elementi profondi dello sguardo e del pensiero quotidiano, panorami della mente. Naturale bellezza. E naturali nascono in Arcorass i riferimenti e le citazioni di poeti amati (Leopardi, Foscolo, Pascoli, Ovidio, Shakespeare, Ungaretti, Rilke, Montale, Cardarelli, Caproni, Whitman), compagni di viaggio fedeli, interlocutori di un dialogo profondo.
La raccolta è introdotta da una nota tecnica di Sanzio Balducci, docente all’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo” che illustra alcune caratteristiche peculiari tipiche del dialetto urbinate, appartenente al gruppo delle lingue galliche. In chiusura, l'appassionata postfazione di Manuel Cohen approfondisce temi ed elementi e suggerisce percorsi di lettura.
Eccovi, a titolo di esempio, la prima delle tre poesie eponime

Arcorass 1

arcorass vol dì rincuorarsi
di più e meglio
secondo contesto cadenza intonazione
liberarsi dalla stanchezza
dalla noia dalla fatica
uscire all’aria da una stanza al chiuso
alla fine di un convegno noioso
di un infinito elenco penoso
lasciare alle spalle una pesantezza
un amore senza più mordente
una relazione incomunicante
incontrare una persona cara
avere un corpo vicino dopo l’amore
un bacio sfiorato sulle labbra
riparare dal freddo dell’inverno nella casa calda
dall’afa estiva al fresco dello studio
scorgere la luce nel buio di un inghippo
tenere al collo le braccia di un bambino
giungere alla fine di un lavoro lungo
terminare un impegno gravoso
salutare una persona creduta in collera
spegnere la tv e il tumf-tumf di musica in un bar-pizzeria
ascoltare il silenzio della notte
dormire un sonno giusto
fresca me so’ svejata
tutta arcorata 

E felice sia chi leggerà l'intera raccolta.

Eleonora Bellini

Maria Lenti, Arcorass, Puntoacapo Editrice 2020