Chester, orfano di entrambi i genitori, ha dodici anni e vive con la zia Harriet, sorellastra di suo padre. Per lei svolge diverse faccende domestiche, lavorando con impegno. Spera perciò che la zia possa ricompensare la sua diligente collaborazione esaudendo il suo più grande desiderio: andare a scuola. La donna, però, non è affatto d’accordo. Ritiene, infatti, che la scuola sia soltanto un passatempo per i pigri. A nulla vale l’insistenza del ragazzino, che, “rosso in viso per la sincerità”, proprio la sera prima dell'inizio delle lezioni, rivolge alla zia un ultimo, insistente appello: “Zia Harriet, ho quasi tredici anni e riesco a malapena a leggere e scrivere un po’. Gli altri ragazzi sono assai più avanti di me. Non so niente”. Ma né la sincerità, né l’orgoglio familiare e nemmeno il fatto che Chester prometta che ogni giorno, dopo la scuola, lavorerà il doppio, sono in grado di convincere la donna. Da quel momento Chester elabora una strategia per fuggire.
Lucy Maud Montgomery, scrittrice canadese, nata a Clifton nel 1874 e nota nel mondo per il più fortunato dei suoi romanzi, Anna dai capelli rossi, rimase orfana a soli due anni. Il padre, risposatosi, la affidò alla cura dei nonni materni, tradizionalisti e severi. Nonostante la scrittrice affermasse che il suo carattere peculiare era “la scrittura umoristica”, in molte sue opere rivive, pur in forme variegate e diverse, la storia della sua infanzia senza mamma e molti dei personaggi protagonisti sono dei piccoli orfani. Uno di questi è anche il nostro Chester.
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L. M. Montgomery, La fuga di Chester, Oligo 2024. Traduzione di E. De Luca |
La recensione si legge per intero su Mangialibri, al link: La fuga di Chester | Mangialibri dal 2005 mai una dieta
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