lunedì 29 settembre 2014

Un bellissimo novembre, di Ercole Patti

"Nella prima settimana di novembre il tempo diventò bellissimo. L'estate di San Martino quell'anno fu più lunga e mite del solito. Il sole nelle ore del mezzogiorno e del primo pomeriggio scaldava come nel mese di settembre. La zia Cettina aveva tirato fuori certe camicette estive che le lasciavano nude le braccia..."
La zia Cettina è giovane, graziosa, sensuale, pigra e seducente. Nino, il suo nipote sedicenne, si innamora perdutamente di lei che, forse per pena, forse per leggerezza, lo introduce alle prime esperienze sessuali. Tutto ha inizio in un tardo pomeriggio, consumato in un salotto catanese: scarseggiano le sedie e Cettina, stretta sulla sua, si allarga fino a sedere sulle ginocchia del ragazzo. L'idillio prosegue nella campagna etnea, tra metà ottobre e metà novembre, nell'immensa casa dello zio Alfio, che raduna i pareti in occasione della vendemmia. Siamo nel 1925 ed i passatempi, oltre la vendemmia, sono le conversazioni, i giochi da tavola, le passeggiate nelle vigne e nel fitto, fresco castagneto, la lettura per le signore, la caccia per gli uomini. Nino si affanna a seguire costantemente la zia, che talvolta ne asseconda il desiderio amoroso, talaltra lo scosta e lo rampogna, aumentanto in lui il fuoco, ma generandogli anche dolorosa incertezza e continua angoscia. Cettina è corteggiata anche da un giovanotto brillante, il Santagati, viveur atletico e prestante, ricco ed elegante. Nino, maturato in fretta in quel meraviglioso mese, trascorso in campagna con la complicità della mamma, sorella di Cettina, anziché sui banchi del liceo catanese, è tuttavia ragazzo e non ancora uomo. Non riesce a comprendere i giochi della seduzione, le mutevolezze e le debolezze della giovane zia: il suo amore è serio, profondo, tremendo e totale. La gelosia lo consuma. Una scoperta conferma il suo sospetto. Il dolore lo conduce sull'orlo di un precipizio...
Ercole Patti (Catania 1903- Roma 1976) fu giornalista e scrittore. Inviato speciale in diversi Paesi, tra cui Cina e Giappone, arrivò alla notorietà nel 1940 con Quartieri alti, una satira della borghesia romana. I suoi libri più significativi (La cugina, Graziella, Diario siciliano) sono ambientati nella Sicilia agreste d'inizio Novecento, dove in novembre le arance “hanno la stessa tonalità delle foglie” ed il paesaggio suscita sentimenti essenziali, quelli di ogni vita e di ogni morte.

Ercole Patti, Un bellissimo novembre, Bompiani 1967

sabato 27 settembre 2014

Nel cuore dell'anatomista, di Daniele Derossi

Nel corso del XVI secolo furono pubblicate più di seicento edizioni delle opere di Galeno, autorità somma nel mondo della medicina, insieme ad Ippocrate. L'interesse per il corpo umano, e particolarmente per la sua fisiologia e per la sua anatomia, non si basarono tuttavia solo sull'autorità degli antichi, ma condussero a nuove ricerche e sperimentazioni i medici del tempo. Andrea Vesalio, ad esempio, partito dall'accettazione assoluta delle affermazioni di Galeno, giunse gradualmente, mediante sperimentazioni e ricerche dirette, a criticarne gli assunti e contribuì ad ampliare la conoscenza del corpo umano. La medicina era inserita nel più ampio contesto della filosofia naturale e la più prestigiosa sede italiana per questi studi era Padova con la sua università. Qui le discussioni mediche e le ricerche sul cuore e la circolazione del sangue, quanto mai intense, documentate ed approfondite, posero le fondamenta per importanti sviluppi della scienza medica nei secoli successivi.  
Così Derossi descrive la solenne apertura dell'anno accademico nell'Università padovana, frequentata da studenti di tutta la nostra penisola e anche da un nutrito e agguerrito gruppo di studenti tedeschi: "Al suono di flauti e timpani, uscirono dal portone del palazzo i capi bidelli con le mazze d'argento, simbolo dello studio dei legisti e degli artisti, seguiti dai due rettori in toga cremisi orlata di ermellino. In strada si accodarono i professori, i consiglieri con gli stendardi delle nazioni e infine gli studenti. Ebbe inizio la processione diretta al Duomo".
Solennità e rispetto per il sapere, solidi legami con il passato, ma anche ricerca inesausta ed espansione delle capacità dell'essere umano, corpo e mente uniti: questa era la visione del mondo umanistica. L'anatomista differiva dal barbiere, al quale ai tempi erano affidate le più semplici operazioni chirurgiche, per la sua conoscenza del corpo umano e per la sua perizia nell'eseguire la dissezione, che veniva praticata in pubblico e generalmente su cadaveri di condannati a morte. In questi tempi e in questo mondo ci introduce il romanzo di Daniele Derossi che narra la vicenda di Giovanni, ragazzino piemontese, partito dalla natia Serana, un paesetto in Val di Susa, per affrontare gli studi di medicina a Padova. Giovanni viene pian piano introdotto nel mondo della scienza, ma anche delle cortigiane e dei piaceri, e, da fanciullo pavido e solitario, diviene un provetto chirurgo grazie agli studi universitari e alla pratica medica esercitata sotto la guida del suo maestro Andrea Corvinus, anatomista appassionato e geniale. Sarà chirurgo al seguito dell'esercito fin sui campi di battaglia del Piemonte e conoscerà gli orrori delle battaglie, le pianure disseminate di cadaveri, le spoliazioni dei vinti, i saccheggi, i voltafaccia dei soldati mercenari. Però non gli verrà mai meno il desiderio di conoscere il cuore dell'uomo, in senso lato perché a Padova aveva conosciuto per la prima volta l'amore, e in senso letterale perché alla ricerca del "vero" funzionamento del muscolo cardiaco, ancora oscuro ai più del suo tempo. La sua indagine lo condurrà alla perdizione o alla salvezza? La lettura di questo libro, scorrevole e ricco di notizie, di luoghi e di vicende, ve lo svelerà.

Daniele Derossi, Nel cuore dell'anatomista, Bompiani 2013

Rembrandt, La lezione di anatomia del dottor Tulp, 1632

venerdì 26 settembre 2014

Chiostro di San Marco, di Marguerite Yourcenar

Nel chiostro di San Marco
la campana del Savonarola,
spaccata, ha perso la parola:
il suo lugubre tocco non ha eco.

Qui dipinse l'Angelico:
dolce il suo spettro ci sfiora a primavera;
tinge il suo pennello ogni corolla
d'azzurro, di carminio, d'albicocca.

Un guardiano tossisce sulla sedia
un povero gatto smembra lento
l'uccellino caduto dal nido.

Blu e rosa in vesti bianche
angeli posati sopra rami
squillano l'infinito amore.

da Les Charités d'Alcippe trad. Eleonora Bellini