lunedì 29 giugno 2020

Quando Primo Levi diventò il signor Malabaila, di Carlo Zanda

La mattina del 22 agosto 1966 il signor Malabaila entrò per la prima volta nella vita di Primo Levi. Ma chi era questo Malabaila? Era, certo, il proprietario di un'officina elettromeccanica di Corso Giulio Cesare a Torino, corso che lo scrittore percorreva ogni mattina per andare al lavoro. Ma non fu costui ad accompagnare Levi quel giorno nell'ufficio di Roberto Cerati, potente responsabile commerciale dell'Einaudi. Ma non fu di costui che Levi e Cerati discussero quella mattina, bensì di un Malabaila nom del plume con il quale sarebbero dovuti uscire a settembre gli originali e acuti racconti fantascientifici raccolti sotto il titolo Storie naturali. A questi racconti Primo Levi affidava il suo desiderio e la sua fiducia di poter essere ''uno scrittore vero'', non un memorialista e testimone soltanto come, dopo il successo di Se questo è un uomo e de La tregua, la maggior parte dei lettori, e forse anche alcuni della sua casa editrice, lo consideravano. Avrebbe preferito poter pubblicare le fantascientifiche storie con il suo vero nome, ma Cerati pensava che il pubblico non avrebbe compreso il cambio di registro dello scrittore e che, per questo, le vendite non sarebbero state soddisfacenti. Meglio dunque affidare ironia e fantascienza al Malabaila, che di nome avrebbe fatto Damiano. Le storie sarebbero uscite finalmente col nome di Primo Levi in copertina e frontespizio solo tredici anni dopo, nel 1979.
Carlo Zanda esamina con ben documentata intelligenza la storia editoriale di questi racconti, che tanto erano piaciuti a Italo Calvino, e la inserisce nel contesto della Torino intellettuale ed einaudiana degli anni Sessanta. Si chiede, inoltre, come mai Levi, le rare volte nelle quali ebbe a parlare dello pseudonimo, si assunse sempre la responsabilità di quella scelta, che non fu né sua, né subito da lui spontaneamente accettata, mentre Ernesto Ferrero, grande amico di Primo, asserì: ''Siamo stati noi einaudiani a chiedergli questa precauzione superflua. In realtà non avevamo capito allora quel che è diventato chiaro in seguito: che non ci sono due Levi, il memorialista e il libero narratore, ma uno soltanto, in cui tutto si tiene''.
Il saggio, arricchito anche dall'analisi delle Storie naturali, da illustrazioni, note e da un ricco indice dei nomi è senz'altro da leggere, con piacere.

Carlo Zanda, Quando Primo Levi diventò il signor Malabaila, Neri Pozza


sabato 13 giugno 2020

RODARI IN BIBLIOTECA 4. I bambini e la poesia




''Nelle poesie dei bambini troviamo questi momenti d'incanto, di tenerezza e anche di dolore, l'insieme dell'esperienza esistenziale. E' vera poesia? Noi diciamo di sì'' scriveva Mario Lodi nel contributo intitolato ''Cambiare il mondo banale in luogo fantastico'' e inviato per il Quaderno n. 4 (1987) dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Borgomanero che usciva in quel maggio, a cura di Eleonora Bellini, a conclusione di un intenso periodo di laboratori di poesia, tenuti durante tutto l'anno scolastico alla biblioteca ''Achille Marazza''. Ai laboratori di poesia in biblioteca, tenuti dalla stessa curatrice, parteciparono le bambine e i bambini delle scuole elementari della Città e di sedici Comuni del Sistema Bibliotecario del Medio Novarese, istituito appena due anni prima, quasi un migliaio di scolari, dunque.
Una selezione di circa 200 poesie fu esposta in mostra e un'ulteriore selezione fu pubblicata nel quaderno omonimo che, oltre e sopra la città e la provincia, propose ai lettori anche brevi ma intensi contributi di Roberto Denti e Mario Lodi, maestri veri per chi scrive e per tutti.
Ma perché poesia in biblioteca? Non sarebbero potute bastare le bibliografie, le proposte di lettura, i bollettini? In quel momento no. In quel momento si dovevano cercare i lettori e ricucire i rapporti con le scuole, specialmente con quelle dell'obbligo. Questo si doveva fare, come notavo allora - e vale ancora – con modalità e in una prospettiva che intendesse ''il libro come compagno oltre l'istruzione d'obbligo, oltre i doveri scolastici, proponendo un libro amico, un libro simpatico approdo di ricerche e di scoperte tutte personali''. Un libro che sappia divertire, accarezzare e che diventi solo nostro, che giri in noi tra testa e cuore. Gianni Rodari, nato a Omegna, a pochi chilometri da Borgomanero, l'autore della ''fantastica'', delle filastrocche nuove, allegre e profonde insieme, era l'ispiratore del nostro lavoro, era lo scrittore che ci restava accanto. E poi chi altro meglio di Roberto Denti e di Mario Lodi avrebbe potuto confortarci nel cammino?
Partirono i laboratori, fiorirono le poesie, tutte rigorosamente scritte in biblioteca durante i laboratori (unico intervento dell'adulto consentito la correzione dell'ortografia).
Cosa scrivevano i bambini in quel lontano anno scolastico 1986-1987? Che cosa avevano ispirato alcune poesie d'autore, Rodari in primis, ma anche Formentini, Garcia Lorca, Scialoja, Majakovskj, Éluard lette loro in apertura del laboratorio?



L' ALBERO di Alessandro recita

Io fiorisco con tanti colori

sono libero nell'aria

ma tutti i bambini dispettosi

mi tolgono sempre le braccia



e LA NUVOLETTA di Enrica

La nuvoletta rosa

vola nel cielo spensierata,

ma poi incontra una tempesta

che la rabbuia lesta lesta.



LE FARFALLE di Ambra si conclude con un grido profondamente rodariano, ma non solo

Le farfalle volano libere

nell'aria

le farfalle volano verso

la libertà.

Le farfalle gridano contente

''W la libertà''.



ARCOBALENO di Stefania scopre che una cosa piccina può essere specchio di una grande

In un cesto c'era

una mora

e un fiorellino

di tanti colori

Tanti colori

in quel bel cestino

che sembrava

un arcobaleno.



SERA di Enrica ripropone parole e immagini antiche

E viene la sera

s'ode soltanto

il canto dei grilli,

il fruscio delle foglie,

l'acqua che scorre.

E la luna

sembra una palla d'oro

lanciata lassù dai bambini.



E così proseguendo, fino alla proposta finale di una bibliografia di libri di poesia per bambini disponibili alla biblioteca dei ragazzi o presenti tra i libri circolanti della biblioteca centro rete di sistema, una settantina di titoli, in quegli anni. Tre musicisti disegnati da un collaboratore generoso ed entusiasta, il maestro Mauro Maulini, e ispirati a Gelsomino nel paese dei bugiardi di Rodari coloravano il quaderno.

In esergo, come testo ispiratore del lavoro di tutti, IL CALAMAIO di Gianni Rodari



Che belle parole

se si potesse scrivere

con un raggio di sole.

Che parole d'argento

se si potesse scrivere

con un filo di vento.

Ma in fondo al calamaio

c'è un tesoro nascosto

e chi lo pesca scriverà

parole d'oro

col più nero inchiostro.



Ma c' è ancora qualcuno, ditemi, che sa che cosa sia un calamaio?


(C) Eleonora Bellini

mercoledì 3 giugno 2020

Rodari in biblioteca 3. Parole colorate


La biblioteca civica di un piccolo paese può ideare, promuovere e organizzare un'iniziativa originale, esemplare e ben curata su e per Gianni Rodari? Certamente. E' accaduto sedici anni fa a Borgo Ticino (provincia di Novara, Piemonte Orientale). 
Punto di partenza il percorso didattico che "ha permesso ai ragazzini delle scuole elementari di conoscere meglio un personaggio come Gianni Roadri, considerato dai critici il più importante scrittore italiano per ragazzi", scrisse nella presentazione Silvio Folino, allora assessore alla cultura. Lo spettacolo "Marionette in libertà" del Rufus Teatro di Torino, promosso e diffuso dal Sistema Bibliotecario del Medio Novarese, accompagnò e arricchì il percorso, che culminò con la mostra dell'artista Mauro Maulini, pittore, grafico, incisore e marionettista di fama non solo nazionale, nato come Rodari sul lago d'Orta. Un agile libretto con contributi di Walter Fochesato, Lorella Giudici, Silvio Folino ed Eleonora Bellini, rimane a documentare il felice lavoro svolto in spirito rodariano.
Ci piace ricordarlo anche qui, oggi, in occasione del centenario rodariano, riportando i contributi in filastrocca presenti nello scritto, indirizzato ai bambini, di Eleonora Bellini. Vi incontriamo i personaggi rodariani rappresentati da Maulini,  Gelsomino, il barone Lamberto. il ragioniere pesce del Cusio (altro nome del lago d'Orta).

1
Gelsomino  era un ragazzo di buon cuore,
con gran voce squillante da tenore,
che cercando nel mondo la sua via
arrivò un giorno al Regno di Bugia.
Tutto era falso in quel brutto Paese:
a palazzo una ciurma di pirati pretese
di far da re, ministri e ciambellani,
di far abbaiare i gatti e miagolare i cani.
Quella vita bugiarda era tortura
di viltà, di vergogna e di paura.
Ma bastò una verità scritta sul muro
con un pezzo di gesso e il cuore puro
a far fuggire tiranni e tirannia
a far cantare la gente in ogni via.

2
C'era due volte il barone Lamberto,
il nobiluomo che aveva scoperto
un arcano segreto dell'Egitto antico:
l'uomo rivive se il suo nome dico.
In questa storia sentirete invocare
"Lamberto, Lamberto" da chi non può cessare
di ripetere il nome del barone.
Poi incontrerete altre persone:
banchieri, banditi e un nipotastro
avido e infido, un vero giovinastro.

3
Non ha piedi ma pinne, lo potete vedere,
il signor Polaroli di Omegna ragioniere
il quale ha un solo scopo nella vita:
diventar pesce di lago. E con pazienza infinita
eglo ogni giorno si allena a nuotare
affinché pinne di pesce gli possano spuntare.
Qual è il motivo di così grande ardire?
Chi leggerà la storia lo potrà scoprire.



Concludiamo con una citazione dal testo di Fochesato sulle opere rodariane di Maulini: "Maulini si rivela attentissimo ad evitare ogni ridondanza, ogni banale ripetizione del testo: Piuttosto le sue sono letture - interpretazioni tese a catturare l'essenza e lo spirito del libro".

Il libretto (Comune di Borgo Ticino - Biblioteca Comunale, febbraio 2004), fuori commercio, è disponibile in diverse biblioteche italiane. Per sapere quali consultate l'OPAC SBN.