sabato 17 dicembre 2011

Un gatto nero, di Giovanni Pascoli


[...] Uomo che vegli nella stanza
illuminata, che ti fa vegliare?
dolore antico o giovine speranza?

Tu cerchi un Vero. Il tuo pensier somiglia
a un mare immenso; nell'immenso mare,
una conchiglia; dentro la conchiglia,

una perla: la vuoi. Vecchio, un gran bosco
nevato, ai primi languidi scirocchi,
par la tua faccia. Un gatto nero, un fosco
viso di sfinge, t'apre i suoi verdi occhi...

da "Finestra illuminata" in Miricae

Un uomo è solo nella stanza illuminata. E' tardi, è notte. L'uomo non dorme, pensa. Cerca la Verità, rara ed ardua, difficile da raggiungere, nascosta nelle profondità più impervie, come la perla dentro la conchiglia. E' vecchio, l'uomo, il suo volto è ispido, rugoso, come il bosco quando la neve si scioglie e lascia intravedere brandelli di terra, residui delle foglie cadute. Nel silenzio imperscrutabile l'uomo solo avverte una presenza misteriosa e forse rivelatrice: quella del gatto nero, che ha gli occhi verdi, spalancati, chiari, come le prime foglie di primavera... (E.B.)

2 commenti:

Francesca ha detto...

Grazie, Eleonora, per aver tratto dall'oblio questo grande poeta oggi quasi del tutto dimenticato.
Francesca Santucci

Eleonora Bellini ha detto...

Ho riletto alcune sue poesie in una bella edizione Mondadori del 1939 (qui in biblioteca); ho ritrovato la stessa meraviglia provata bambina alla scoperta della poesia, dell'esistenza della poesia. Poi sono venuti altri poeti, riflessioni, anche. La novità di Pascoli, comunque, rimane. Forse nel 2012, centenario della morte, ci sarà l'occasione per leggerne di nuovo le opere. Io sto preparando un piccolo omaggio a questo poeta...