venerdì 23 marzo 2012

Albert Camus contre la peine de mort, di Ève Morisi

La pena di morte in Francia venne abolita solo nel 1981. In occasione della ricorrenza trentennale è uscito (Gallimard) un libro di Ève Morisi, docente all'università di St. Andrews in Scozia. L'autrice, che ha rielaborato ed approfondito per il saggio la sua tesi di dottorato, inserisce Camus - premio Nobel per la letteratura nel 1957 - nel filone di scrittori francesi, tra i quali spiccano Victor Hugo e Robert Badinter, che furono strenui oppositori della condanna capitale. Scandita come i capitoli del libro è visitabile, fino al 2 giugno, al Centre Camus della Biblioteca Méjanes di Aix en Provence una mostra documentaria che propone, attraverso preziosi manoscritti originali, ritagli di stampa e fotografie d'epoca le tappe della lunga ed instancabile battaglia civile dello scrittore  (http://www.etudes-camusiennes.fr/wordpress/2012/02/05/aix-en-provence-24-fevrier-2012-conference-et-exposition-albert-camus-contre-la-peine-de-mort-par-eve-morisi/).

Camus bambino
Nel romanzo postumo Le premier homme Camus racconta un episodio degli anni d'Algeria, accaduto quand'egli era bambino e rimasto quale tappa indelebile nella memoria dell'epica familiare e della formazione della sua personalità: è l'episodio in cui suo padre, recatosi ad assistere ad un'esecuzione capitale, rientrato a casa fu colto da incontrollabili conati di vomito e rimase a lungo muto e rinchiuso nella sua camera. Un ricordo d'infanzia nel quale è già espicita la negazione di quella pena profondamente inumana.
« Il se leva dans la nuit pour se rendre au supplice, à l’autre bout de la ville, au milieu d’un grand concours de  peuple. Ce qu’il vit ce matin là, il n’en dit rien à personne. Ma mère raconte seulement qu’il rentra en coup de vente, le visage bouleversé, refusa de parler, s’étendit un moment sur le lit et se mit tout à coup à vomir. Il venait de découvrir la réalité qui se cachait sous les grandes formules dont on la masquait. »
L'archivio Camus è stato depositato dai familiari alla biblioteca Méjanes ed è oggetto di studio e di ricerca da parte di molti studiosi, nonché di attenta valorizzazione e tutela da parte delle conservatrici che vi sono preposte.
Sintesi dell'esposizione nel Dépliant de la Cité du livre:
Albert Camus contre la peine de mort. Avec Ève Morisi, maître de conférence à l’université de Saint
Andrews, Ecosse. À l’occasion de la parution de son ouvrage aux éditions Gallimard, Ève Morisi propose un regard sur l’ensemble des textes au travers desquels Albert Camus s’est engagé contre la peine capitale ou en faveur de condamnés, au même titre que Victor Hugo ou Robert Badinter.
L’exposition présente des documents souvent inédits, articles, extraits de Carnets, textes de conférences, correspondances ou extraits de l’oeuvre littéraire de Camus, indissociables de l’histoire
sociale et politique du XXe siècle en Europe et en Algérie.

Un articolo su questo tema nel blog Thomas More http://thomasmore.wordpress.com/2010/01/04/camus-et-la-peine-de-mort/

Ève Morisi, Albert Camus contre la peine de mort, Gallimard 2011


Il trailer del film "Il primo uomo" di Gianni Amelio
 
 
 
 
 

giovedì 15 marzo 2012

Ad Auschwitz c'era un'orchestra, di Fania Fénelon

Fania Fénelon, ebrea francese, nata Goldstein, fu deportata ad Auschwitz-Birkenau a soli vent'anni. Amava dire che fu deportata non perché ebrea, ma perché membro della Resistenza e comunista.  A Birkenau c'era un'orchestra femminile; doveva accompagnare l'uscita dei reclusi che andavano al lavoro la mattina presto e, la sera, doveva offrire momenti di svago alle SS - che amavano la musica classica e forse la usavano per cancellare l'orrore delle innominabili torture  a cui sottoponevano le loro vittime e per dimenticare l'odore dei forni crematori che pervadeva il campo. Questo libro, scritto trent'anni dopo la deportazione, racconta la storia di Fania e delle sue compagne dell'orchestra del lager. Perché aspettare trent'anni per raccontare? "Ho avuto bisogno di vivere. Vivere la nostra giovinezza; avevamo vent'anni e sembravamo tutte delle vecchie. Ho avuto bisogno di ritrovarmi nel calore degli altri, di mangiare, di fare l'amore, di amare... e soprattutto di guarire. Ero malata. Dovevo guarire dai lager", spiegherà lei, in un tardo pomeriggio degli anni Settanta a Bruxelles, incontrando due compagne di allora.
Fania Fénelon fu cantante e pianista e portò la sua arte nei teatri di tutto il mondo. Dopo la guerra visse a lungo nella Germania dell'Est. Dalle sue memorie fu tratto negli Stati Uniti un film, Playng for time (in italiano Ballata per un condannato), di cui scrisse la sceneggiatura insieme ad Arthur Miller e che fu interpretato da Vanessa Redgrave. Un suo ricordo si trova, tra gli altri, qui: http://gerardbarray.fr/humeurs/fania/index.htm

Fania Fénelon, Ad Auschwitz c'era un'orchestra, collana Caratteri del '900, Vallecchi 2008