domenica 7 agosto 2011

La scrittrice novarese Pina Ballario nel libro "Les enfants de Mussolini" di Mariella Colin


Nel 1998 redassi per la pubblicazione Il Novarese: pianura, laghi e monti (Regione Piemonte - Centro Studi Piemontesi - Centro Novarese di Studi Letterari, Torino 1998) la scheda relativa alla scrittrice Pina Ballario, che si può ora leggere in rete anche qui: http://www.novara.com/letteratura/bibliografia900/ballario.htm
Trattandosi di un repertorio sintetico, nella trattazione degli autori era di norma la brevità. Tuttavia nella mia scheda sulla Ballario sarebbe stato bene un commento - pur lapidario - sui due periodi nei quali si può suddividere la produzione della scrittrice: il primo, quello fascista (guerra compresa) e il secondo, quello repubblicano. Mi dà ora l’occasione per due ancora brevi annotazioni sul primo periodo la lettura di un bellissimo libro, Les enfants de Mussolini. Littérature, livres, lectures d’enfance et de jeunesse sous le fascisme. De la Grande Guerre à la chute du régime di Mariella Colin (Presses universitaires de Caen, 2010). La novarese Ballario vi è citata in più di un’occasione. La più significativa, anche alla luce dell’attualità, è quella relativa al libro Nassubi, aquilotto del Tigrai. Romanzo coloniale per ragazzi (Milano, 1936; che nella scheda di cui sopra, per un refuso credo dell’editor, appare come Nassuloi ecc.). Nassubi è un bimbo abissino che la guerra separa dalla famiglia. Ferito, viene raccolto e curato da missionari italiani. La sua storia è sintetizzata dalla Colin in questo modo (pp. 283-284): “Nassubi scopre il Dio dei Bianchi e la cultura europea; comprende che quella civiltà è superiore e che l’Etiopia sarà prospera soltanto (e qui seguono le parole della Ballario) . Il ragazzo apprende però che suo padre è stato fucilato per avere ucciso un ufficiale italiano, ritorna dunque al villaggio per fare vendetta: il compito che gli viene assegnato è quello di spiare gli italiani e di riferirne le mosse al suo popolo. Nassubi accetta, ma poi non ce la fa a tradire persone della stessa nazionalità di quelle che lo hanno curato quand’era ferito. E fin qui l’evolversi dei fatti è psicologicamnte comprensibile, se non che il romanzo si conclude con l’uccisione del fanciullo, “un piccolo selvaggio che aveva imparato ad amare l’Italia” (sono parole della Ballario), proprio da parte dei suoi compatrioti, ancora allo stato di “selvaggi”. Il libro è del 1936 e si comenta bene da sé. Nel 1938 Pina Ballario vince il Premio Bologna per la letteratura dedicata alla gioventù con una storia sulla spedizione di Fiume.



Del 1941 è Quartiere Corridoni. Libro di lettura per la II classe delle scuole dei centri urbani (Roma, 1941).  Protagonista è una famiglia numerosa e fedelissima al regime. Nel libro, nota la Colin (pag. 332), “la novità è la presenza della guerra mondiale, che serve da sfondo a molti aneddoti che danno al conflitto armato una colorazione infantile: un barboncino, nascosto sulla nave, segue il padrone in Albania; una bambola, trovata per terra e riportata in Italia da un padre soldato, serve per parlare della guerra di Grecia. Sulla penisola, la guerra si manifesta in modo diverso: il maestro spiega agli scolari che, a causa del razionamento, i pasti serviti alla mensa della scuola sono meno variati, ma sempre ugualmente sani e nutrienti…”  Le illustrazioni del libro sono di Bruno Angoletta, l’autore di Marmittone per il Corriere dei Piccoli, ma qui ci appaiono meno vivaci, meno ironiche, molto statiche e rigide. Tornando alla nostra Ballario: la sua attività di scrittrice è fertilissima, pubblica pressoché ininterrottamente dal 1924 al 1984, viene ugualmente premiata dal regime fascista prima e da istituzioni della Repubblica nata dalla Resistenza poi. E non perché abbia scritto, la Ballario, prevalentemente di argomenti “neutri” (il solo suo libro per così dire “neutro” raccoglie le leggende delle Dolomiti ed è ancora in commercio), ma perché ha sempre scritto opere organiche ai governi in carica. Quand’ero bambina, ad esempio, era altamente raccomandato L'erba cresce d'estate. Storia della Repubblica dell'Ossola (Firenze, 1962, Premio Piemonte 1965); l’idea che all’epoca mi ero fatta dell’autrice - e che mantenni a lungo - era che fosse donna della Resistenza. E’ un caso complesso, dunque, quello della Ballario, che mi propondo di approfondire. Per ora un gigantesco grazie a Mariella Colin ed al suo libro (del quale pure mi propongo di parlare ancora) che mi ha fatto ripensare alla scrittrice novarese e a tante altre cose sui libri per ragazzi nella storia e sempre.

Mariella Colin. Les enfants de Mussolini, Presses Universitaires de Caen 2010 

sabato 6 agosto 2011

Te lo dico, è sparito del tutto...

Te lo dico, è sparito del tutto, ma proprio del tutto, il dottore di una volta che curava tutte le malattie: ora ci sono soltanto gli specialisti e si fanno tutti pubblicità sui giornali. Ti fa male il naso, ti spediscono a Parigi: "Là, dice "uno specialista europeo cura i nasi". "Arrivi a Parigi, ti visita il naso: "Vi posso curare solo la narice destra" dirà "perché non curo le narici sinistre, non è la mia specialità; andate a Vienna, là c'è uno specialista speciale che finirà di curarvi la narice sinistra". Che fai? Sono ricorso ai metodi naturali: un dottore tedesco mi ha suggerito di strofinarmi nel bagno con miele e sale. Io, unicamente per andare una volta di più al bagno, ci sono andato: mi sono sporcato tutto, ma nessun giovamento. Disperato scrissi al conte Mattei a Milano: mi ha spedito un libro  e delle gocce."
Da I fratelli Karamazov, di F. Dostoevskij, Mondadori, 1994. Trad. di Paola Cotta

Il diavolo, Spazio Teatro 89, Milano

venerdì 5 agosto 2011

A proposito di Giona, di Alexander Langer

"E' un tempo, questo, in cui non passa giorno senza che si getti qualche pietra sull'impegno pubblioco, specie politico. Troppa è la corruzione, la falsità, il trionfo dell'apparenza e della volgarità. Troppo accreditati i finti rinnovamenti, moralismi abusivi, demagogia e semplicismo. Troppo evidente la carica di eversione e deviazione che caratterizza mansioni che dovevano essere di estrema responsabilità. Troppo tracotanti si riaffacciano durezza sociale, logica del più forte, competizione selvaggia. Davvero non si sa dove trovare le risorse spirituali per cimentarsi su un terreno sempre più impervio. Non sarà magari più saggio abbandonare un campo talmente intossicato da non poter sperare in alcuna bonifica, e coltivare - semmai - altrove nuovi appezzamenti, per modesti che siano?
O dobbiamo forse riandare alla storia di Giona, precettato per recarsi a Ninive, a raccontare agli abitanti di quella città una novella pesante e sgradevole, tanto da indurlo alla diserzione, imbarcandosi sulla prima nave che andava in direzione lontana e contraria pur di non protare il messaggio? Sappiamo com'è andata a finire: la tempesta, il rischio di naufragio, Giona scoperto, identificato come causa dell'ira degli elementi e gettato dalla nave, inghiottito dal pesce enorme e riportato esattamente là dove aveva abbandonato e doveva quindi proseguire il suo compito."

Alexander Langer, Il viaggiatore leggero. Scritti 1961 - 1995, Sellerio 2011 (pag. 397)

martedì 2 agosto 2011

Morte apparente, di Thomas Enger

Il romanzo, pur attraverso “l’invenzione”, testimonia spesso realtà tangibili; avverte su pericoli magari non ancora evidenti ai più; analizza frammenti della società nascosti, ma insidiosamente operanti. E’ stato il caso di Stieg Larsson, che in Svezia lottò attivamente contro i rigurgiti neonazisti – forse sottovalutati – fin dal 1995 e ora, alla luce della recente abominevole strage di Oslo, intravediamo un monito contro il razzismo e il fanatismo anti-islamico anche in questo Morte apparente di Thomas Enger. Il romanzo, un giallo a tutti gli effetti, inizia con il ritrovamento del cadavere di una fanciulla ventitreenne, norvegese, uccisa per lapidazione. Le indagini si indirizzano subito verso il fidanzato di lei, un pachistano: che si tratti di shari’a? Di punizione per una vera o presunta infedeltà della giovane donna? Henning Juul, giornalista, non ne è completamente convinto e indaga a fondo. Indaga tra i familiari del fidanzato, nella scuola della vittima, tra le organizzazioni criminali e dedite allo spaccio. La realtà gli si rivelerà ben più complessa di quanto gli elementi iniziali dell’indagine facessero sospettare. E il pregiudizio razzista, presente tra persone giovani ed apparentemente insospettabili nonché pago di chiudere senza tanti approfondimenti l’indagine, sarà da lui svelato, se non sconfitto. Il libro è un thriller come si deve, di avvincente lettura, non un pamphlet contro il razzismo, il neonazismo, la xenofobia; è stato pubblicato in Norvegia nel 2010 (e fosse stata solo invenzione!). Tuttavia, pur implicitamente, avverte il lettore sensibile ed attento di un pericolo: il pericolo del razzismo in un’Europa che pensavamo definitivamente convinta paladina dei diritti dell’uomo, di tutti gli uomini. Per chi vuole approfondire, al di là del romanzo, la realtà, indichiamo che sul sito de L’ESPRESSO si trova una mappa dei movimenti neonazisti, xenofobi e razzisti in Europa e in Italia:


http://espresso.repubblica.it/dettaglio/neonazisti-xenofobi-e-razzisti-ecco-dove-cresce-il-virus/2157377/11

Thomas Enger, Morte apparente, Iperborea 2001