mercoledì 27 novembre 2019

Rodari in biblioteca. Esperienza e breve storia

Ripercorro brevemente il percorso rodariano attuato durante gli anni della mia direzione della biblioteca della Fondazione Marazza di Borgomanero (NO), dotata di ampia e costantemente aggiornata sezione ragazzi. Trentanove anni volati via: bambini ora già adulti, nuovi bambini che si avvicendano tra gli scaffali, pagine sorridenti e copertine colorate sempre ad attenderli.

Nel 1981 la biblioteca si apre alle scuole anche in orario antimeridiano, oltre l'ordinaria apertura solo pomeridiana dal martedì al sabato. Direzione, bibliotecarie e alcune insegnanti realizzano un programma di lavoro comune all'insegna della creatività, nel ricordo di Rodari, ma soprattutto nello spirito di Rodari: rendere i bambini protagonisti, ascoltarli con disponibilità e serietà. Lo spunto viene dato dalla mostra Leggere Rodari, realizzata dalla provincia di Pavia. E si prosegue poi aderendo all'Indagine sulla fantasia, promossa da Mario Lodi. Si scrivono e illustrano racconti e poesie scritti dalle bambine e dai bambini sui temi proposti dallo stesso maestro del Vhò: l'amore, il gioco, la guerra, la pace.

L'anno seguente, 1982, le attività di scrittura e fantasia proseguono, la biblioteca raccoglie oltre settecento scritti di bambini dai sei agli undici anni. La mostra viene intitolata La parola ai bambini, è accompagnata da un diasonor e viene esposta accanto all'esposizione istituzionale Leggere Rodari. Durante l'apertura al pubblico delle due mostre congiunte arrivano nella periferica e provinciale Borgomanero personalità note per il loro impegno, profondo, sincero, innovativo, nel campo della lettura, della letteratura e della psicologia infantili. Sono Roberto Denti, Guido Petter, Marcello Argilli, Mario Lodi, che incontrano insegnanti, bibliotecari, genitori e anche bambini e ragazzi. Questi ultimi incontreranno anche, in momenti diversi, Domenico Volpi e Bianca Pitzorno.

Si prosegue per la medesima strada, quella dell'ordinario creativo, durante i tre anni seguenti, quindi, nel 1986, in seguito all'apertura del Sistema Bibliotecario del Medio Novarese, finanziato dalla Regione Piemonte e con sede nella stessa Fondazione Marazza, si organizza una nuova iniziativa, I bambini e la poesia. Laboratori rodariani in biblioteca. I laboratori poetici, a cura di chi scrive, si tengono più volte alla settimana durante l'anno scolastico. Al termine, con il sostegno dell'Assessorato alla Cultura del Comune, viene stampato e distribuito gratuitamente il quaderno I bambini e la Poesia, redatto a cura di chi scrive e che, oltre a una selezione dei componimenti poetici dei bambini, reca scritti di Ernesto Lomaglio, Mario Lodi, Roberto Denti, illustrati da Mauro Maulini.

Nel 1989, oltre ai laboratori di poesia e scrittura che sono ormai diventati un'attività di routine in biblioteca, con gli scritti delle bambine e dei bambini partecipiamo alla terza e quarta edizione del Premio alla Fantasia, indetto dal Centro Studi Gianni Rodari di Orvieto. I testi di alcuni dei nostri bambini vengono pubblicati sul volume Fantastica...mente, che documenta l'iniziativa orvietana. Partecipiamo con successo anche all'iniziativa Fantasilandia, concorso sulla creatività ispirato a Gianni Rodari promosso da Gerardo Leo dell'Associazione culturale La ginestra di Siano.

Confortati da questa crescita esponenziale di consapevolezza e creatività diffuse, verificatasi in soli otto anni, continuiamo dando vita a una serie di attività rodariane, in collaborazione con la Provincia di Novara e rivolgendoci a settori di pubblico differenziati. Nascono così: la mostra di Mauro Maulini Laboratorio per Rodari. Progetti per l'allestimento scenico di "Gelsomino nel paese dei bugiardi" e "C'era due volte il barone Lamberto" al Teatro Colla di Milano; il Convegno Laboratorio per Rodari con Carlo Carena, Eros Bellinelli, Roberto Leydi. L'insieme delle iniziative viene documentato da due pubblicazioni, Laboratorio per Rodari, con riguardo alla mostra e agli atti del Convegno, e Laboratorio per Rodari. Il laboratorio della cicala, che raccoglie le filastrocche dei bambini protagonisti dei laboratori in biblioteca.

Tra il 1993 e il 1997 partecipiamo di nuovo al Premio alla Fantasia di Orvieto. Anche il quotidiano La stampa si accorge di quanto sia importante dare la parola ai bambini e parla di noi.

Segue nel 1998 un nuovo convegno Il barone e il ragioniere. Omaggio a Gianni Rodari con Pino Boero, Eugenio Borgna, Roberto Cicala, Anna Lavatelli, Walter Fochesato. Viene presentato il libro Il ragioniere pesce del Cusio di Gianni Rodari e proiettato il film Il lago di Rodari, il lago d'Orta o Cusio, tra fiaba e realtà come l'impoverimento dei paesi collinari e l'inquinamento delle acque.

In seguito, e fino al 2012, grazie ai contributi regionali per il Sistema, ogni anno viene pubblicato un quaderno della sezione ragazzi, che contiene selezioni dei testi scritti durante i laboratori tenuti in biblioteca. Negli anni i laboratori si sono differenziati e arricchiti di altre proposte oltre alla poesia, alle filastrocche e ai racconti; sono state introdotti testi interculturali nella lingua originale, riferita a comunità presenti nella città o nel territorio del sistema (albanese, georgiano, cinese, spagnolo), e tradotti in italiano, contemporaneamente a questo si tengono numerosi laboratori tenuti da immigrati o da animatori interculturali (il debito dell'ispirazione per questi incontri è, tra l'altro, dovuto anche al racconto di Rodari, Uno e cinque); e, infine, la proposta di creazione di libri pop up. In questo periodo, la collaborazione, all'interno del sistema bibliotecario, con il Comune di Borgo Ticino ci porta alla partecipazione e alla cura della pubblicazione Parole colorate. Omaggio a Gianni Rodari.

Nel 2010, a seguito della mostra Dialogo a colori. Rodari e Maulini in biblioteca, esce la pubblicazione omonima, con testi di Walter Fochesato, Paolo Bignoli e di chi scrive. Il libretto contiene anche alcune lettere inedite di Rodari, scritte, durante la preparazione del romanzo C'era due volte il barone Lamberto, a Luigi Alberti, parte del cui archivio si conserva nella biblioteca Marazza.

Un costante omaggio a Rodari, alla sua opera e alle sue intuizioni feconde è il Premio La casa della Fantasia, di narrativa, poesia e illustrazione per l'infanzia inedite, istituito nel 2003 e che ha visto la partecipazione di numerosi autori e illustratori italiani. Il premio consiste nella pubblicazione dell'opera, donata alle scuole o letta e animata durante i laboratori in biblioteca.

TRE ANNI DI STORIA D’ITALIA, mostra storico documentaria tratta da “Il Pioniere”, giornalino diretto da Gianni Rodari e Dina Rinaldi, in collaborazione con l’Associazione Casa della Resistenza di Fondotoce e l’Istituto Pedagogico della Resistenza di Milano fu esposta dal 18 gennaio al 2 febbraio 2013. L'esposizione riproduceva una piccola parte delle tante pagine che dal 1951 al 1962 il giornalino diretto da Rodari dedicò alla lotta partigiana e di liberazione nazionale contro il fascismo e il nazismo. L'esposizione si proponeva di offrire a ragazze e ragazzi dei nostri giorni una lettura e una documentazione d’epoca, affinché potessero comprendere con quali lotte, con quali sacrifici e per quali ragioni sono sorte in Italia la Repubblica, la Costituzione, la Democrazia.

Purtroppo, da quello stesso anno 2013 alcune contingenze economiche hanno impedito la pubblicazione dei Quaderni della Sezione Ragazzi, ma i laboratori sono continuati, nel più ampio e concreto spirito rodariano, fino al 2018.
La conclusione ideale di questo percorso si può collocare nell'incontro pubblico con adulti e bambini, tenuto nel febbraio 2018 da Stefano Panzarasa, che evidenziò come il "favoloso Gianni" non abbia perso di attualità, anzi! Stefano Panzarasa, geologo, musicista, versatile animatore culturale, nonché responsabile del Servizio Educazione Ambientale del Parco Naturale Regionale dei Monti Lucretili (RM) ha ideato e realizzato attività, laboratori, libri, a partire dalle poesie e filastrocche di Rodari.
(C) Eleonora Bellini

giovedì 21 novembre 2019

Vergogna, di John Maxwell Coetzee

Il professor David Lurie insegna Scienza della Comunicazione alla Cape Town University. Tiene le sue lezioni senza passione e senza convinzione, ma con diligenza. Secondo un copione che potrebbe apparire scontato, si innamora di una giovane allieva che, dopo aver intrattenuto con lui una breve relazione, istigata dal fidanzato e dai familiari, lo denuncia per violenza sessuale. Lurie deve lasciare insegnamento e università. Triste e pervaso da un profondo senso di solitudine, si reca dalla figlia Lucy, che vive in una fattoria della campagna profonda. Il soggiorno si prolunga piu' del previsto e David viene brutalmente in contatto con la difficile condizione di un Sudafrica in cui bianchi e neri, dopo l'odissea carceraria e la vittoria di Mandela, si sforzano di muovere i primi passi verso la conciliazione, con grande fatica. Le tensioni, infatti, sono ancora profonde e la dignità umana dei neri risente ancora della violenza subita e delle profonde ferite del passato di apartheid. Nella fattoria povera e isolata, durante un furto, Lucy viene stuprata, David viene colpito con violenza incendiaria inaudita. Il professore, miracolosamente scampato all'aggressione come la figlia, vorrebbe comportarsi come farebbe in città, andando alla polizia e sporgendo denuncia. Lucy, invece, si rifuta di raccontare ai poliziotti tutta la verità. Preferisce offrire una versione dei fatti molto reticente. Ritiene forse di dover pagare per colpe non sue, per tutte le violenze che i neri hanno dovuto subire nel passato razzista. David torna a Cape Town, scoprendo che la città non è più per lui, anzi, gli è fonte di disagio. Torna nella campagna profonda, sceglie di vivere in una sua dimora indipendente nella cittadina poco lontana dalla fattoria di Lucy, incinta in seguito allo stupro subito, e prende a lavorare in una povera e improvvisata clinica per cani malati, aiutandoli a morire. Qualche volta gli torna alla mente il progetto dell'opera dedicata a Byron e al suo amore per Teresa Guiccioli, opera musicale e unico suo interesse intellettuale, che avrebbe voluto completare e pubblicare. ''Si porta alla clinica il fornelletto per farsi il the o per scaldarsi il cibo in scatola, spaghetti e polpette, barracuda e cipolle. Due volte al giorno dà da mangiare agli animali, pulisce le gabbie e di tanto in tanto parla con loro. Per il resto legge o sonnecchia, oppure, quando non c'è nessun altro in giro, strimpella sul banjo di Lucy la musica che sara' di Teresa Guiccioli. Fino a quando non nascerà il bambino, vivrà cosi'.''

J. M. Coetzee, Vergogna, Einaudi 2000, trad. G. Bona

mercoledì 6 novembre 2019

Aspettando i barbari, di John Maxwell Coetzee

"Mi dica, signore, in confidenza: di che cosa si lamentano questi barbari? Che vogliono da noi?"
" Vogliono che finiscano gli stanziamenti nella loro terra. Insomma, vogliono riprendersela, la loro terra. Vogliono essere liberi di muoversi come una volta, di muoversi con le greggi da un pascolo all'altro. Non dirò niente delle ultime incursioni contro di loro, del tutto immotivate, e seguite da atti di spaventosa crudeltà, poiché era in pericolo la sicurezza dell'Impero, così mi si dice. Ci vorranno anni per riparare ai danni fatti in quei pochi giorni". 
Chi parla è il magistrato che amministra la città edificata ai margini dell’Impero e la sua pacifica, sonnolenta comunità. Un giorno piomba in città l’esercito. Che succede? I barbari oltre confine si stanno organizzando contro l’Impero, così afferma il colonnello Joll. Con la sua truppa compie razzie e violentissime rappresaglie contro le pacifiche popolazioni nomadi che vivono sui monti e oltre il fiume. Fa prigionieri e li tortura fino alla morte. 
Il magistrato deve rinunciare alla sua tranquilla quotidianità, fatta di letture, di ricerche archeologiche, di intimità con una donna. Palesa la sua contrarietà alle azioni violente contro le popolazioni indigene e diviene egli stesso imputato, pericoloso nemico, prigioniero da vessare e umiliare.
Aspettando i barbari è un romanzo sull'attesa del pericolo, e anche sull'invenzione e sull'enfatizzazione di un pericolo più immaginato che imminente o possibile o reale. E quei barbari, quei nemici che non arrivano e non arriveranno mai ci portano alla memoria un altro romanzo, Il deserto dei tartari di Dino Buzzati, nel quale prevale il senso dell'attesa, mentre qui appare spietata l'ingiustizia del crimine, quel crimine che il potere consuma crudele e indifferente, perché "il crimine è in noi".


John Maxwell Coetzee, Aspettando i barbari, Einaudi 2000