giovedì 16 giugno 2016

Da Nuvola rossa ad Ansciana. Letture infantili di un'estate alla fine degli anni Cinquanta



Che cosa induceva una mamma maestra a permettere che la sua bambina trascorresse le calde ore del primo pomeriggio d'estate leggendo libri di storie anziché costringerla ai compiti delle vacanze? Di sicuro un'antica saggezza: si cresce e si impara vivendo. E ogni narrazione, desiderata e attesa, letta o ascoltata, apre mondi, favorisce incontri, definendo e chiarendo a ciascuno la sua essenza unica attraverso il divenire delle esperienze e degli anni.  Dunque leggevo. Più volte lo stesso libro, due, tre anche otto volte, come avvenne, nel corso di due estati e durante l'inverno che le separava per Il cucciolo di M. K. Rawlings, nel quale la personcina che ero allora aveva trovato - e a ogni rilettura evidentemente ritrovava -  tutto ciò che può soddisfare un immaginario bambino: la casa isolata e immersa nel verde del bosco, le occupazioni condivise con gli adulti che ti fanno sentire "già grande", il sogno dell'amicizia, l'affetto per un piccolo animale, la solitudine del figlio unico, il dolore, anche, che, contrariamente a quanto pensano alcuni, non è estraneo al vissuto infantile. Avrei visto il film solo molti e molti anni dopo. Mi piacque. Tuttavia ciò che mi è rimasto scolpito nella mente è quel fondale di verde umido e profondo attorno alla radura in cui tante volte avevo "visto" la casa dei Baxter, lo sventolare del codino di Flag il cerbiatto, le corse di Jody, il fratello maggiore che avrei voluto e non avevo.
Non otto volte, ma certo almeno una mezza dozzina nel medesimo biennio, lessi Nuvola rossa e altre storie di indiani di T. W. Ressler. Gli indiani erano allora compagni costanti dei giochi dei bambini miei coetanei e, qualche volta, purtroppo confinate al ruolo di ausiliarie o di "angeli del tepee", anche delle bambine. Adesso la maggioranza dei ragazzini non conosce quasi nulla dei pellerossa: durante due laboratori ho chiesto a scolari tra gli otto e i dieci anni che cosa sapessero degli indiani e solo un paio di loro mi ha raccontato qualcosa. Peccato. Le storie che leggevo allora in quella raccolta di ventitré racconti erano meravigliose, proprio in senso letterale. Vita nei villaggi, pesca sulla canoa, copricapi di penne, villaggi di tende o di case di terracotta, sciabordare dell'acqua, mormorio dei salici, ma anche sole a picco e vento d'inverno. E come scordare i nomi dei protagonisti? Ciascuno di questi era già in sé storia, psicologia, profezia: Piccolo Coniglio, Quarto di Luna, Piccolo Alce, Piccola Volpe Bianca, Piccolo Tuono, Vitello Grigio, Piccolo Orso e tanti ancora. Piccoli e giovani protagonisti per i quali l'onestà, la verità, il coraggio costituivano virtù e comportamenti naturali, come camminare, parlare, sfamarsi e dormire. Forse proprio quest'ultimo aspetto me li ha ricondotti oggi alla memoria.
Diverso ambiente, non meno avventuroso ma questa volta europeo e cittadino, è quello de Il circo di N. Stratfeild, altro romanzo inserito nella classifica delle mie letture d'infanzia preferite. Protagonisti sono Pietro e Santa, orfani dei genitori allevati dalla zia Rebecca. Dopo la scomparsa anche di quest'ultima apprendono di essere destinati a due diversi orfanotrofi. Ma i bambini vogliono rimanere insieme e un fortunato caso fa scoprire loro una cartolina inviata a Rebecca da zio Gus, del Circo Cob. E' dunque da Gus che bisogna andare per sfuggire all'orfanotrofio e restare uniti. Inizia così l'avventura di Pietro e Santa, non facile, all'inizio, ma ricca di scoperte perché il mondo del Circo, il più grande spettacolo del mondo, non delude mai l'immaginario dei bimbi. Un racconto, questo, più vicino ai tradizionali clichés della letteratura infantile classica nella quale gli orfani abbondano e la loro sorte, attraverso prove difficili e fortunati incontri, personale coraggio e catartiche scoperte, alla fine volge al sereno.
E infine, di K. von Roeder-Gnadenberg,  Ansciana, fanciulla indiana della grande India asiatica questa volta, trapiantata in Germania. Giunta da un mondo diviso in caste, permeato da una religiosità ricca di simboli e di rituali, la fanciulla incontra abitudini e usanze tanto diverse dai suoi da sentirsi turbata e offesa, turbando e offendendo a sua volta gli ospiti europei, ignari dei costumi e della cultura indiana: è uno scontro tra mondi, causato dall'incomprensione dovuta al pregiudizio e alla mancata informazione. Perché mi piaceva tanto questo libro, storia di una fanciulla trapiantata lontano, molto lontano, da casa? Certo per solidarietà: sono sempre stata incline a pormi (anche) dalla parte dell'altro; ma forse soprattutto perché ciascuno di noi, ad ogni nuovo incontro, è straniero all'interlocutore - ed egli per noi. La comprensione si conquista piano, grazie alla disposizione all'ascolto e alla conoscenza, superando pregiudizi e paure. E si sa che anche il mondo dei bambini sa essere tagliente e crudele, duro e circospetto nei confronti del "nuovo" che arriva, anche solo dal paese vicino: incontrare qualcuno che è stato lasciato fuori dal gruppo è esperienza comune, non solo nella letteratura, ma anche nel vivere quotidiano.  
Letture infantili da fine anni Cinquanta? Forse. Certo letture capaci di condurre lontano, in altri mondi, fuori dalle ristrettezze di palazzo, quartiere, paese. Letture per viaggiare, con la testa innanzitutto, perché, come aveva detto Orazio "coelum non animum mutant qui trans mare currunt": non basta correre qua è là per capire il mondo e per capire se stessi. Letture meglio dei compiti delle vacanze, permesse - est modus in rebus - purché non sottraessero tempo ai giochi all'aperto in cortile e alla passeggiata quotidiana. Com'era strana la mia mamma-maestra, che più tardi, iniziata la scuola media, mi avrebbe consigliato I miserabili e David Copperfield e Resurrezione. Furono anni belli, perle rare nel gran baule di cianfrusaglie che è la vita.

(C) Eleonora Bellini

PS. Tranquilli non crediate che io abbia fatto solo queste letture strane: una zia mi regalò Piccole Donne e Piccole donne crescono; la mia madrina un libro di Vite di sante bambine. Li lessi tutti e mi piacquero, molto Piccole donne, meno le vite di sante. In seguito, durante un soggiorno in colonia, mi comperai Tom Sawyer.
PPS. Nell'autunno, a scuola, mi sarebbe stato donato gratuitamente  "La via migliore", un giornaletto stampato dalla Cassa di Risparmio delle Province Lombarde. Lì si potevano leggere le prime (per me) filastrocche di Gianni Rodari, tra cui Il pellerossa nel presepe.

sabato 4 giugno 2016

Costituzione! Perché attuarla è meglio che cambiarla, di Salvatore Settis

"... la costituzionalista Lorenza Carlassare ha espresso un pensiero radicale: le stesse leggi di bilancio dello Stato dovrebbero essere approvate guardando alla loro coerenza con il programma costituzionale. Se un tale principio fosse applicato, a nessun Parlamento verrebbe in mente di finanziare guerre, privatizzazioni, mastodontiche e inutili opere che distruggono il paesaggio a beneficio di pochi, perché sarebbe ritenuto incostituzionale. Viceversa, il rafforzamento della scuola e della sanità pubblica, la tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico, la tutela del suolo e delle acque, il diritto a un lavoro e a un salario degnamente retribuito, la redistribuzione della ricchezza a vantaggio delle fasce sociali più deboli, la pianificazione di opere pubbliche realmente utili e compatibili con la fisionomia dei territori, la promozione della ricerca scientifica e umanistica e, in generale, di una cultura tanto eccellente quanto diffusa, sarebbero tra i compiti primari di ogni legislatura" (p. 243).
L'ambizioso e doveroso progetto illustrato dalla Carlassarre è in fase di rottamazione, sostiene Settis in questo suo recentissimo libro, e non da adesso ma fin dalla riforma del 2005 (Berlusconi - Bossi) - poi bocciata dal referendum popolare del 2006 - e della quale l'attuale (2016) riprende le caratteristiche.
Questo saggio non nasce principalmente dalla contingenza del referendum che si terrà nel prossimo ottobre, ma ha una genesi più antica; raccoglie infatti alcuni dei molti interventi pubblici che l'autore ha tenuto in anni recenti su temi costituzionali, ed esce grazie alla cura editoriale di Anna Fava. Il libro si struttura in trentasei capitoli che, partendo dal dettato costituzionale, trattano di numerosi e urgenti temi del vivere civile nella Repubblica: economia e tutela del patrimonio culturale, diritti civili e consumo di suolo, prepotenza dei mercati e patrimonio pubblico, partecipazione politica dei cittadini e bugie sulle riforme, scuola e cultura fondamentali beni comuni. Ogni capitolo meriterebbe una recensione e un commento propri. Ci soffermiamo un poco sul capitolo trentasei che legge il testo della Costituzione vigente dal punto di vista "della dignità più alta che il nostro ordinamento preveda, quella di cittadino" (p. 217). A margine nel capitolo sono indicati sostantivi ed espressioni fondamentali nella Carta: da "bene comune", espressione che non c'è nel testo, ma ispirazione che lo impronta per intero, a "popolo", titolare della sovranità; da "cittadino", titolare di diritti inviolabili e di precisi doveri, a "lavoro", fonte di sostentamento e condivisione di responsabilità; da "solidarietà", pilastro dello sviluppo economico, a "cultura", fonte dello sviluppo della personalità degli individui e del progresso della società; ad ambiente a proprietà, a sovranità.


Segue un intervento di Anna Fava, "Difesa dei diritti, difesa della Costituzione", e conclude il libro un'appendice fondamentale che offre al lettore il testo della Costituzione del 1948 affiancato dal testo delle riforme fin qui apportate, compreso quello della riforma attualmente in atto (Renzi - Boschi), la più ampia che sia mai stata fatta, modificando ben 47 articoli della Carta (pag. 291 - 314).     
Il libro è senz'altro da leggere, e con attenzione, con devozione, forse, perché "mentre cala la notte della democrazia, meglio vederci chiaro che lasciarsi accecare", come afferma Settis in conclusione del paragrafo "Gufi e corvi".

Salvatore Settis, Costituzione! Perché attuarla è meglio che cambiarla, a cura di Anna Fava, Einaudi 2016