lunedì 24 maggio 2021

L'occhio del ciclone, di Maria Luisa Spaziani

"Ho scritto L'occhio del ciclone, una raccolta di poesie ispirate alla Sicilia, ma non una Sicilia folcloristica bensì una Sicilia primordiale, quando non esistevano le case, le persone, nemmeno le religioni, dunque colta nel momento germogliante della nascita di una civiltà. Ho amato e amo moltissimo la Sicilia" ebbe a dire Maria Luisa Spaziani, poetessa nata a Torino nel 1922 che a lungo visse a Messina dove era docente all'Università. L'occhio del ciclone, uscito nella Collana "Lo specchio" di Mondadori nel 1970, è la sua quinta raccolta. L'occhio del ciclone è il luogo nascosto della calma e della tranquillità mentre fuori infuriano gli elementi, imperano violenza e distruzione. Esso somiglia al luogo della poesia, allo sguardo del poeta, ma, soprattutto, in questa silloge, è il punto dal quale la poetessa contempla i propri versi e li sottrae alla tempesta. Si incontrano tuttavia tra le sue pagine, paesaggi reali e luoghi ben identificati, come un viaggio attraverso città, paesi e campagne amati, come riflessione sul mondo e come specchio del sé.

Hai visto come tacciono sul mare

buio, stasera, le dieci lampare?

Tutto con loro tace, tutto aspetta

cenni lontani dal fondo del mare.

Aspettano quel cenno le radici

dei campi della terra, i nostri sciolti

e pallidi pensieri, i nostri gridi

che come sfilacciati in queste arie

di palude si perdono nel vuoto.

Tutto il mondo ha una pausa, il cielo ha pause

più lunghe di una vita, e tutto attende

quel cenno o quel prodigio: tizzo, boccio,

linfa che sale, pianto che discende,

stelo che appena crede alla sua gloria

che regge l'universo.

Il libro è composto da tre sezioni, due in versi ("Il mare", ricca di suggestioni messinesi, e "La terra", viaggio tra città e misteri) e una composta da poemi in prosa (Intermezzo), su quest'ultima, posta in mezzo, come una pausa o un intervallo, si innestano le altre due.

Ciò che gli altri raccolgono è negato

a noi, esperti di un altro linguaggio.

Se altri per noi semina, noi siamo

eternamente in viaggio.

Che senso ha approdare se approdiamo

sempre a porti diversi?

Restano i versi, fuochi fatui in fuga

sulla città dei morti.


Maria Luisa Spaziani, L'occhio del ciclone, Mondadori 1970


sabato 22 maggio 2021

La paura di Montalbano, di Andrea Camilleri

La paura di Montalbano, pubblicato nel 2002 da Mondadori, raccoglie sei racconti di Camilleri, uno dei quali dà il titolo al libro. Incontriamo il celeberrimo commissario in tre storie brevi, che non possono definirsi poliziesche in senso stretto, nelle quali egli vive incontri occasionali con personaggi degni di nota, in situazioni inedite e strane. Gli altri racconti sono invece polizieschi classici in cui lo scrittore Camilleri brilla forse più del suo personaggio. Nel primo, Ferito a morte, assistiamo alla morte di un usuraio la cui giovane nipote nasconde dietro un aspetto semplice e perfino umile "una mente diabolica". Nel secondo, Il quarto segreto, un sogno del quale è protagonista Catarella si trasforma presto in un incubo nella notte, e soprattutto nei giorni, del commissario, tra immaginazione e realtà. In La paura di Montalbano, durante una breve vacanza con Livia, vacanza che egli accetta a fatica perché si tratta di trascorrere una settimana in una baita di montagna, tra valli e silenzi, arduo impegno per un uomo di mare qual è il nostro commissario, spunta inopinatamente un caso da risolvere, perché un investigatore coi fiocchi non può mai essere inerte. Meglio lo scuro, che chiude il volume, è una storia che esordisce da un delicato segreto reso in confessionale da una vecchia signora, giunta alla fine della sua vita. E' un racconto raffinato e profondo in cui dal passato emerge uno strano delitto, viene rimossa la nebbia dell'oblio che lo aveva fatto dimenticare ai più e affiora la solitudine dei vecchi insonni nelle case di riposo.

martedì 11 maggio 2021

Poesie, di Hermann Hesse

Linguaggio limpido e sognante, in bilico tra utopia e malinconia, quello delle poesie di Hermann Hesse affascina e coinvolge il lettore perfino in traduzione. E incontriamo versi che riflettono un cammino etico e filosofico nei quali, se lo stile è elegante e raffinato, il linguaggio nitido, profonda e complessa emerge la ricerca di comprensione del mondo attraverso la riflessione, l'autocoscienza, l'elevazione spirituale e lo sguardo solidale. Nato Calw in Germania nel 1877 da un padre missionario pietista al quale la madre faceva da assistente, Herman ricevette un’educazione molto rigida che, nell'adolescenza, gli causò disagi psicologici non lievi finché, trasferitosi a Tubinga, dove divenne assistente libraio, trovò la libertà e, insieme, la sua strada di letterato e scrittore. Il pensiero orientale, in particolare la conoscenza e frequentazione dei pensatori indiani e cinesi, influenzò profondamente la sua opera, così come il pacifismo e la solidarietà nei confronti degli oppressi. Nel 1946 Hesse fu insignito del Premio Goethe e del Premio Nobel, riconoscimenti ai quali fece seguito nel 1955 il Premio della Pace. Negli anni Sessanta, poi, la sua critica all'economia capitalista, unita alla rivendicazione della pace universale, fece molta presa sui giovani contestatori americani ed europei che si opponevano alla guerra del Vietnam. E' curioso notare ciò che un passo di Hesse, presente in una lettera da lui indirizzata al dottor Jordan nel 1932, faceva notare a proposito delle sue opere in prosa, distinguendole da quelle in poesia:

"Di fronte a queste manifestazioni legate al momento e piuttosto occasionali (le prose giornalistiche, d'occasione ma non solo) stanno altre mie opere, soprattutto le mie poesie, in cui è lasciato gran posto alla tragica problematicità dell’essere umano, ma è anche espressa una fede […] fede non in un senso […] che si possa formulare dogmaticamente una volta per tutte, ma nella possibilità che ha ogni anima di afferrare per via di intuizione tale senso e di liberarsi e di elevarsi al suo servizio". 

In questa raccolta di poesie, tradotte e introdotte da Ervino Pocar, acuto germanista e traduttore, e uscita a Milano per le edizioni de L'insegna del pesce d'oro nel 1965, possiamo leggere ventidue liriche di Hesse, con testo a fronte. Riportiamo qui quella che conclude il piccolo, prezioso, libro.

Gli ultimi versi

Irto di schegge, un ramo scavezzato

da gran tempo già pende

(secco scricchiola al vento il suo canto)

senza foglie, scortecciato,

nudo, grigio e di troppo lunga vita,

di troppo lunga morte stanco. Canta

tenace, duro,

canta in segreto,

ostinato, inquieto,

per un'estate ancora,

per un inverno ancora.


Hermann Hesse, Poesie, traduzione di Ervino Pocar, All'insegna del pesce d'oro 1965.

lunedì 3 maggio 2021

Lettere agli amici della Società Operaia, di Max Salvadori

Nato a Londra il 16 giugno 1908 da genitori italiani, Max Salvadori fu un antifascista, storico e giornalista. Ancora studente di quinta ginnasiale a Firenze subì, nel 1923, un'aggressione da parte di compagni di scuola fascisti. L'anno successivo difese coraggiosamente suo padre, Guglielmo, violentemente attaccato e percosso da un folto gruppo di camicie nere; riuscì a salvargli la vita, pur rimanendo egli stesso ferito. Dal 1924 al 1929 Max fu esule con il padre in Svizzera, dove si laureò in Scienze economiche e sociali all'Università di Ginevra. Aderì poco dopo a "Giustizia e Libertà" e tornò in Italia per organizzarvi la propaganda antifascista. Nel 1932 fu arrestato insieme ad altri appartenenti a GL. Fu avviato, con loro, per cinque anni al confino a Ponza. Prosciolto, con gli altri, nel 1933, espatriò clandestinamente. Nel 1937 mentre era a New York apprese dell'assassinio dei fratelli Rosselli. Durante la seconda guerra mondiale prese parte agli sbarchi di Salerno e Anzio. Nel 1944 fu nominato ufficiale di collegamento tra il Comando delle armate alleate e il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia. Paracadutato nelle Langhe, raggiunse poi Milano, dove fu in contatto con Pertini, Marazza, Valiani e gli altri componenti del Comitato. Dopo la Liberazione ritornò negli Stati Uniti dove riprese l'insegnamento allo "Smith College" di Northampton. Fu sempre idealmente legato alla sua terra d'origine, le Marche, e, in particolare, la Marca meridionale, il Piceno, essendo il padre di Porto San Giorgio e la madre di Torre San Patrizio. Il profondo legame di Salvadori con la sua "piccola patria" è testimoniato anche dalle lettere, più di trenta, da lui indirizzate tra il 1982 e il 1992 agli amici della società operaia di Porto San Giorgio, oltre che dai suoi studi sulla Resistenza nell'Anconetano e nel Piceno. Le lettere sono state pubblicate nel volume "Lettere agli amici della Società Operaia", edito nel 2019 dalla Società Operaia "G. Garibaldi" di Porto San Giorgio e a cura di Alfredo Luzi e Fabrizio Annibali. Scrive Luzi nella presentazione "La corrispondenza epistolare con Max diventa più intensa nel 1982, quando egli decide di trasferirsi definitivamente negli Stati Uniti [...] Resta tuttavia un forte contatto, attraverso aerogrammi preaffrancati, con gli amici della Società Operaia "Giuseppe Garibaldi", i cui ideali di solidarietà, tolleranza, uguaglianza, democrazia, Salvadori condivide". Nell'epistolario si incontrano e si incrociano storia personale e storia collettiva: ricordi di amici, aneddoti di famiglia, eventi della storia recente, riflessioni di politica attiva fin dagli anni della formazione e giovinezza di Max. Nella lettera all'Annibali del 25 novembre 1991 Salvadori ricorda momenti fondamentali della sua formazione politica e ideale: "...fu a Firenze che, nel mio piccolo, da spettatore divenni attore; ed è in Toscana che nacquero, prima ('24-'25) il socialismo liberale salveminiano/ rosselliano, poi (anni Trenta) il liberalsocialismo di Codignola e di tanti altri, fusi più tardi insieme al socialismo democratico di Valiani ed il liberalismo progressista di Tarchiani...". Fanno seguito all'epistolario una serie di immagini fotografiche e un'appendice di testi inediti o rari presenti nel Fondo Salvadori, testi riferibili a temi presenti nelle lettere.


 Max Salvadori, Lettere agli amici della Società Operaia, Livi Editore 2019