giovedì 19 settembre 2013

Autobiografia di un artista burbero, di Arnoldo Foà

Dalla Spagna anticamente numerosi ebrei, per sfuggire all'Inquisizione cattolica, si rifugiarono nella cittadina di Foix, nella Francia meridionale. Di lì partirono poi verso altri paesi ed altre città prendendo come cognome il nome della cittadina di provenienza, anziché il "difficile" patronimico ebraico. Si formarono così i cognomi Foa, Foà, Fuà, Fois. Il nonno di Arnoldo, figlio di un editore di testi sacri in ebraico in Casale Monferrato, fu professore di lettere all'Università di Torino. Queste le poche notizie che Foà ha dei suoi antenati, troppo poche per lui che avrebbe voluto "conoscerne la vita, i pensieri, le gioie, le sofferenze". Ciò che si sa di chi ci ha preceduto, sostiene, è ciò che è stato scritto e tramandato. Non è difficile pensare che anche questa autobiografia del nostro grande attore, dedicata alle sue figlie, muova  proprio dal desiderio di lasciare nel ricordo la "verità" sui fatti della sua lunga vita. Il racconto comincia dall'infanzia, quella di un bambino coraggioso e caparbio che a otto anni scappa di casa e, nell'occasione, compone i primi versi della sua vita. La vita difficile degli esordi di un giovane che, pur favorito da alcuni fortunati incontri, conosce la persecuzione razziale ed è costretto ad affrontare la prime prove di recitazione sotto falso nome, perché ebreo. E poi seguono le storie delle donne amate; delle tante attività intraprese - radio, televisione, teatro, scrittura, arte -; dei numerosi amici incontrati sul set dei film in Italia e all'estero, sui palcoscenici teatrali, negli appuntamenti quotidiani, anche. Arnoldo Foà non racconta solo la sua storia personale, ma anche quella di eventi che sente come "la tragedia di un secolo"e che non vorrebbe fossero mai dimenticati.
 
Arnoldo Foà, Autobiografia di un artista burbero, Sellerio 2009