Hai visto come tacciono sul mare
buio, stasera, le dieci lampare?
Tutto con loro tace, tutto aspetta
cenni lontani dal fondo del mare.
Aspettano quel cenno le radici
dei campi della terra, i nostri sciolti
e pallidi pensieri, i nostri gridi
che come sfilacciati in queste arie
di palude si perdono nel vuoto.
Tutto il mondo ha una pausa, il cielo ha pause
più lunghe di una vita, e tutto attende
quel cenno o quel prodigio: tizzo, boccio,
linfa che sale, pianto che discende,
stelo che appena crede alla sua gloria
che regge l'universo.
Il libro è composto da tre sezioni, due in versi ("Il mare", ricca di suggestioni messinesi, e "La terra", viaggio tra città e misteri) e una composta da poemi in prosa (Intermezzo), su quest'ultima, posta in mezzo, come una pausa o un intervallo, si innestano le altre due.
Ciò che gli altri raccolgono è negatoa noi, esperti di un altro linguaggio.
Se altri per noi semina, noi siamo
eternamente in viaggio.
Che senso ha approdare se approdiamo
sempre a porti diversi?
Restano i versi, fuochi fatui in fuga
sulla
città dei morti.
Maria Luisa Spaziani, L'occhio del ciclone, Mondadori 1970
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