Nato a Londra il 16 giugno 1908 da genitori italiani, Max Salvadori fu un antifascista, storico e giornalista. Ancora studente di quinta ginnasiale a Firenze subì, nel 1923, un'aggressione da parte di compagni di scuola fascisti. L'anno successivo difese coraggiosamente suo padre, Guglielmo, violentemente attaccato e percosso da un folto gruppo di camicie nere; riuscì a salvargli la vita, pur rimanendo egli stesso ferito. Dal 1924 al 1929 Max fu esule con il padre in Svizzera, dove si laureò in Scienze economiche e sociali all'Università di Ginevra. Aderì poco dopo a "Giustizia e Libertà" e tornò in Italia per organizzarvi la propaganda antifascista. Nel 1932 fu arrestato insieme ad altri appartenenti a GL. Fu avviato, con loro, per cinque anni al confino a Ponza. Prosciolto, con gli altri, nel 1933, espatriò clandestinamente. Nel 1937 mentre era a New York apprese dell'assassinio dei fratelli Rosselli. Durante la seconda guerra mondiale prese parte agli sbarchi di Salerno e Anzio. Nel 1944 fu nominato ufficiale di collegamento tra il Comando delle armate alleate e il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia. Paracadutato nelle Langhe, raggiunse poi Milano, dove fu in contatto con Pertini, Marazza, Valiani e gli altri componenti del Comitato. Dopo la Liberazione ritornò negli Stati Uniti dove riprese l'insegnamento allo "Smith College" di Northampton. Fu sempre idealmente legato alla sua terra d'origine, le Marche, e, in particolare, la Marca meridionale, il Piceno, essendo il padre di Porto San Giorgio e la madre di Torre San Patrizio. Il profondo legame di Salvadori con la sua "piccola patria" è testimoniato anche dalle lettere, più di trenta, da lui indirizzate tra il 1982 e il 1992 agli amici della società operaia di Porto San Giorgio, oltre che dai suoi studi sulla Resistenza nell'Anconetano e nel Piceno. Le lettere sono state pubblicate nel volume "Lettere agli amici della Società Operaia", edito nel 2019 dalla Società Operaia "G. Garibaldi" di Porto San Giorgio e a cura di Alfredo Luzi e Fabrizio Annibali. Scrive Luzi nella presentazione "La corrispondenza epistolare con Max diventa più intensa nel 1982, quando egli decide di trasferirsi definitivamente negli Stati Uniti [...] Resta tuttavia un forte contatto, attraverso aerogrammi preaffrancati, con gli amici della Società Operaia "Giuseppe Garibaldi", i cui ideali di solidarietà, tolleranza, uguaglianza, democrazia, Salvadori condivide". Nell'epistolario si incontrano e si incrociano storia personale e storia collettiva: ricordi di amici, aneddoti di famiglia, eventi della storia recente, riflessioni di politica attiva fin dagli anni della formazione e giovinezza di Max. Nella lettera all'Annibali del 25 novembre 1991 Salvadori ricorda momenti fondamentali della sua formazione politica e ideale: "...fu a Firenze che, nel mio piccolo, da spettatore divenni attore; ed è in Toscana che nacquero, prima ('24-'25) il socialismo liberale salveminiano/ rosselliano, poi (anni Trenta) il liberalsocialismo di Codignola e di tanti altri, fusi più tardi insieme al socialismo democratico di Valiani ed il liberalismo progressista di Tarchiani...". Fanno seguito all'epistolario una serie di immagini fotografiche e un'appendice di testi inediti o rari presenti nel Fondo Salvadori, testi riferibili a temi presenti nelle lettere.
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