Nella
tranquilla cittadina di Osnabrüc in Germania corre l'anno 1943 e
Hans Heigel, ufficiale di complemento delle SS, destinato ad attività
d'ufficio, non comprendendo la ferocia delle truppe hitleriane, si
ritiene fortunato ad essere lontano dal fronte e dai lager e di
potersi vivere giorni tranquilli con la sua famigliola composta
dalla moglie Ingrid e dalla figlioletta Hanne. Ma le difficoltà
della Germania in guerra aumentano e tutti gli uomini, anche quelli
considerati meno brillanti come Hans, vengono chiamati al servizio
attivo: il campo di sterminio di Sobibór sarà la nuova sede del
nostro ufficiale. Il dolore della separazione dalla moglie si somma
alla recente perdita della figlioletta, alla quale il Reich ha negato
un medicinale che avrebbe potuto salvarla: tutte le risorse, gli è
stato risposto, vanno riservate a chi sta combattendo, le altre vite
non contano. Nel lager Hans assiste all'arrivo di tanti e tanti
prigionieri, alcuni destinati a non vivere più di un giorno o di una
notte. Tra loro c'è Leah, una bambina ebrea identica ad Hanne. In
quell'inferno disumano ora il nostro uomo ha una missione: salvare
dalla morte quella bimba, come avrebbe voluto fare con la sua
figlioletta. Esponendo al pericolo la sua stessa vita, Hans trova
scuse di ogni tipo, si inventa lavoretti da affidare alla piccola,
falsifica documenti pur di proteggerla, le trova un angolo sicuro nel
campo, tutto nell'intento di sottrarla alla camera a gas. La
vicenda narrata nel libro viene riferita da diversi recensori sul web
come emblematica, ma totalmente di pura invenzione. In realtà Franco
Forte, facendo una ricerca tra le carte del processo di Norimberga,
si è imbattuto in un documento di poche righe in cui si parla della
testimonianza di una bambina ebrea a favore di un soldato nazista,
che l'aveva protetta e salvata in ben due campi di sterminio. Il
fatto, rielaborato e accresciuto dagli autori in forma di romanzo, ha
dunque radice in un evento storicamente accertato, come avverte a
pag. 303 un post
scriptum.
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