Le curatrici dell'antologia, Cinzia Chiesa e Anna Rotondo, scrivono nella presentazione che l’intento di questa scelta antologica è quello di testimoniare, ascoltare e riconoscere la forza della parola scritta in un luogo, come la Palestina, in cui tutto sembra crollare, sbriciolarsi e perdere ogni significato. Eppure la Palestina, anche nell’attuale, lacerante e tragica situazione continua ad esprimere voci che creano poesia, arte e bellezza. La poesia, così come la scrittura e le arti in generale, diviene così uno dei tanti aspetti di resistenza di un popolo immerso nella tragedia e anche un segno, forte, di vita e di speranza. Alcuni dei testi proposti sono presenti nel libro sia in italiano che in arabo, un modo per ampliarne le possibilità di lettura. Alla presentazione fa seguito un breve saggio di Yousef el-Qedra, poeta e scrittore che attualmente vive nel campo profughi di al-Mawasi, a ovest di Khan Younis. In queste pagine l’autore pone l’accento su alcuni aspetti fondamentali dello scrivere a Gaza. Qui la scrittura non è un passatempo, afferma, ma un “atto di esistenza nelle tenebre della guerra”, una “lotta contro l’annientamento”, una testimonianza contro il silenzio globale, un frammento di speranza. È anche la “ri-creazione della città” e, insieme, lo “specchio di un conflitto interiore” e, ultimo requisito ma fondamentale, la scrittura a Gaza è soprattutto “celebrazione della vita”.
Recensione e alcuni versi esemplari, quale primo invito alla lettura, su Mangialibri al link La scrittura come frammento di speranza | Mangialibri dal 2005 mai una dieta
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La scrittura come frammento di speranza |
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