Nell'ottantesimo anniversario della Liberazione dell'Italia dal nazi-fascismo, alcune pubblicazioni tornano in mente, per diversi motivi, non ultimo la condivisione di memorie e di esperienze con autrici e autori. È questo il caso della biografia di Achille Marazza scritta da Virginia Carini Dainotti e pubblicata il 1° settembre 1987 dalla Fondazione Marazza di Borgomanero, a vent'anni dalla morte di Marazza e a quarantadue dalla Liberazione. Si tratterebbe, a pieno titolo, di un'opera di ampiezza nazionale e oltre, per altezza di ideali e per dignità di memoria, ma caso volle che Achille Marazza fosse nato a Borgomanero nel 1894, che a Borgomanero fosse legato anche attraverso la madre Delia Bonola e allo zio Giulio Bonola Lorella. Ma non solo: fu proprio al Comune di Borgomanero che Marazza donò il cospicuo patrimonio di famiglia, affinché, con lungimiranza e generosità, "la casa padronale venisse adibita a biblioteca pubblica e casa di cultura”. Assegnati i beni al Comune e istituita la Fondazione Biblioteca Pubblica e Casa della Cultura, quest'ultima ebbe come prima presidente Virginia Carini Dainotti, bibliotecaria e ispettrice generale delle biblioteche statali nonché ispiratrice e realizzatrice in Italia della Public Library, la biblioteca per tutti. Nessun campanilismo, né localismo dal miope sguardo, dunque, ma il riconoscimento di un'epoca e di un flusso ampio e vitale grazie ai quali ciò che avvenne in un borgo si inserì nell'ampio andare della storia, nel progredire della cultura, nella volontà e capacità di realizzarne la più ampia condivisione del sapere.
La biografia di Achille Marazza scritta da Virginia Carini Dainotti si propone di offrire il racconto di una "vita esemplare", come scrisse Sandro Pertini nella presentazione del libro, notando, anche che "è grande merito dell'autrice aver fatto rivivere il personaggio sullo sfondo della nostra storia, e non solo della storia della Resistenza; ma anche, e utilmente, di quei vent'anni che hanno visto la ricostruzione, la difficile pacificazione, la rinnovata dignità internazionale dell'Italia". Per questo il sottotitolo del volume inserisce la figura di Marazza nel "nostro difficile Novecento".
Il libro si compone di otto densi capitoli, corredati da un ampio apparato di note, particolarmente utili ai lettori per il reperimento delle fonti. In quegli anni, infatti, non era stato ancora completato l'inventario dell'Archivo Marazza, realizzato, non essendosi mai potuti reperire finanziamenti in loco, solo fra il 2012 e il 2015 grazie al finanziamento da parte del Master dei Talenti promosso dalla Fondazione Giovanni Goria di Asti.
I capitoli spaziano dalla partecipazione di Marazza alla prima guerra mondiale e alla sua iniziale opposizione al fascismo che andava prepotentemente e violentemente insediandosi; dalla "guerra fascista alla guerra di liberazione, alla Resistenza" e al famoso "incontro all'Arcivescovado; dall'attività di governo al lavoro in Parlamento, alla "missione triestina", alla partecipazione ad enti e istituti culturali.
Qui, data l'attuale ricorrenza, ci interessa ricordare il capitolo IV, "Nella Resistenza". Dopo una breve partecipazione alle azioni partigiane in Valle Vigezzo, Marazza, per motivi di salute, dovette lasciare la montagna e scendere a Milano, dove cominciò a intrattenere rapporti con altri "fuorilegge", antifascisti come lui. Di questa intensa attività molti elementi si intuiscono dalle lettere che Marazza scrive alla madre, rimasta nella villa di Borgomanero, e delle quali Carini dà conto. Segue la partecipazione al CLNAI per conto della Democrazia Cristiana, il racconto delle febbrili e intense riunioni in sedi sempre diverse. Fino al documento più importante, la memoria dell'incontro all'Arcivescovado di Milano per trattare la resa Mussolini, insieme a Lombardi e a Cadorna. La memoria, pubblicata integralmente da Carini (pp. 96-109), era già apparsa in un ormai rarissimo volume delle Edizioni Labor del 1965, "La Resistenza il Lombardia" a cura del Comitato per le celebrazioni del XX anniversario della Resistenza. Tra le carte di Marazza relative a questo momento figura anche una lettera di Leo Valiani, sempre del 1965, riportata integralmente in nota dall'autrice (pp. 110-111). In essa Valiani ringrazia Marazza per la sua testimonianza "veramente bellissima, la più obiettiva di tutte; la più disinteressata ed appunto perciò la più rispondente al giudizio che gli storici daranno delle nostre drammatiche vicende".
In questo anno anniversario, nelle contingenze amare e inquietanti che ci tocca di vivere, lo sguardo attento e veritiero della storia ci necessita e, a seguirlo con onestà, potrebbe perfino salvarci o indicarci il cammino. Chissà.
Il discorso di Marazza è qui di seguito nelle foto, così come le lettere di Pertini e Valiani.
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