"Cari
bambini, ecco che anche quest'anno abbiamo completato un quaderno
della Sezione Ragazzi della Biblioteca "Achille Marazza",
scritto tutto, o quasi, da voi. Perché quasi? Perché abbiamo
inserito, come negli anni scorsi, due storie che vengono da lontano:
un racconto georgiano e una storia albanese, con testo in lingua
originale a fronte. Entrambe sono state tradotte dalle animatrici che
alcuni di voi hanno incontrato durante i laboratori interculturali.
In più, chi sa leggere l'arabo potrà trovare la traduzione, fatta
dal nostro amico Omar, di una filastrocca collettiva".
C'era
uno spazio in biblioteca che la felice intuizione di una
bibliotecaria, aveva suggerito di chiamare "casa della
fantasia", in omaggio al favoloso Gianni, ça va sans dire.
Era una grande stanza con il pavimento di pietra e un grande camino.
Lì si tenevano tutti i laboratori e gli incontri con piccoli gruppi
di bambini e ragazzi.
Seguivamo,
con entusiasmo, pochi mezzi e fiducia nei bambini e nei ragazzini la
strada tracciata da Rodari, sintetizzata in queste poche frasi tratte
da La grammatica della fantasia:
"L'immaginazione
del bambino, stimolata a inventare parole, applicherà ai suoi
strumenti su tutti i tratti dell'esperienza che sfideranno il suo
intervento creativo. Le fiabe servono alla matematica come la
matematica serve alle fiabe. Servono alla poesia, alla musica,
all'utopia, all'impegno politico: insomma, all'uomo intero, e non
solo al fantasticatore".
Le
parole, le nostre, quelle dei bimbi, quelle dei libri, sono
importanti, anche quando entrano in gioco. Non si gioca con parole
svuotate del loro significato, perché le parole esprimono i
pensieri, che possono essere buoni, cattivi o così così. Le parole
hanno un peso e un valore, un "valore di liberazione", per
dirla sempre con Rodari. Un approccio diverso da questo, un "Rodari
da ridere", svuotato del suo potenziale rivoluzionario, e non
solo nella letteratura, costituirebbe un tradimento. Per questo
motivo, seguendo l'evoluzione dei tempi, ma tenendo la barra del
timone ben ferma, i laboratori della casa della fantasia furono
sempre legati ai valori umani, civili, sociali, a quella ragione e a
quei principi che ci fanno tutti uguali. Non ultimo, il discorso
interculturale, costantemente perseguito, venne coltivato e
approfondito, ma questo sarà l'oggetto di un altro post.
Veniamo
dunque al 2004, "Un anno nella Casa della Fantasia"(anno
scolastico 2003-2004) e al quaderno stampato a conclusione dei
laboratori, che scegliamo perché esemplare di un itinerario che si
snodò nel tempo dal 2000 al 2011. Il libretto è suddiviso in
capitoli, mese per mese, da settembre a giugno. Ogni mese è dedicato
a un tema diverso. Settembre e gennaio sono dedicati alle fiabe dal
mondo; ottobre alla storia della gabbianella di Sepúlveda e a
Pinocchio, ricreati in rima e drammatizzati attraverso le parole
delle bambine e dei bambini partecipanti. Un esempio è la
filastrocca collettiva degli scolari di I, II e III di un piccolo
paese del Sistema Bibliotecario locale, Cavallirio, composta dopo la
lettura di brani dal romanzo di Collodi:
IL
NOSTRO PINOCCHIO
Geppetto
scolpì Pinocchio
che
saltò via come un ranocchio.
Incontrò
il gatto e la volpe
che
avevano tante colpe,
poi
conobbe Mangiafuoco
che
sapeva fare il cuoco.
Un
giorno si presentò a Stilton Geronimo,
molto
famoso e per niente anonimo,
gli
disse: "Piacere, buon giorno"
e
si mise a girargli intorno.
Fece
Stilton: "Fermati, bambino,
se
vuoi diventare burattino!"
Pinocchio
si fermò
e
un bel bambino diventò.
Stilton
lo mise sul giornale
come
un caso molto speciale.
L'irruzione
del nostro contemporaneo Stilton nella storia del burattino
ottocentesca, e viceversa, è assai rodariana. Somiglia a quella del
pellerossa nel presepe, per fare un solo esempio.
Novembre
annuncia il freddo e l'inverno, racconta di pioggia e di neve.
Scrive
Fabio:
Guardando
dalla finestra
si
vede piovere
con
un bel suono/
di
torrente impetuoso.
I
passanti curvi,
nei
colori spenti,
si
affrettano alla case.
E
Beatrice:
Pioggia
che mi bagni
pioggia
che mi schizzi
non
affogare i miei sogni.
Dicembre
celebra il Natale, con la sua iconografia tradizionale ma anche con
il "Diavolo nel presepe" creato da Gina Labriola. Per
questo breve romanzo nascono nuovi finali, in uno dei quali il
diavoletto si trasforma in angioletto.
Il
tema di febbraio (di gennaio abbiamo detto sopra) è "Diversi
versi", poesie, insomma. I bambini di una seconda creano questo
il testo collettivo, che più rodariano di così non è possibile:
PAROLE
NUOVE
Abbiamo
inventato la sguerra
per
fare pace sulla terra.
Noi
diciamo le sparolacce
e
di brutte parole non ci sono tracce.
A
scuola ci piace slitigare
perché
amici vogliamo restare.
Ci
piace anche la spaura
per
non temere la notte scura,
così
le parole cattive cancelliamo
e
solo le buone scriviamo".
Ed è questa la poesia dal meraviglioso programma di vita bambino che Omar traduce in arabo.
Un anno nella casa della fantasia 2, pp. 112, ill., Fondazione Achille Marazza, 2004
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