mercoledì 16 ottobre 2024

La lunga estate calda del commissario Charitos, di Petros Markaris

Caterina, la figlia del commissario Charitos, dopo aver conseguito con successo il dottorato in legge con una tesi sul terrorismo parte per trascorrere le vacanze a Creta con il fidanzato Fanis. La nave, con i suoi trecento passeggeri, viene dirottata da un gruppo di ignoti terroristi. Dei dirottatori non si sa nulla, nemmeno la nazionalità, perché non parlano e si mostrano sempre a viso coperto. Inoltre, le rivendicazioni tardano ad arrivare. Nessuna delle congetture formulate dalla polizia, dall'antiterrorismo e da un esperto statunitense, si rivela realistica. Kostas e la moglie Adriana, che si sentono crollare il mondo addosso, si recano immediatamente a Creta per seguire da vicino le operazioni di liberazione degli ostaggi.

Ma proprio in quei giorni ad Atene un misterioso killer, che si autodefinisce l'assassino dell'azionista di riferimento, comincia a uccidere due giovani attori protagonisti di spot pubblicitari. Il commissario deve rientrare nella capitale e iniziare un'indagine che definire complicata è poco.

Come in altri romanzi di Markaris, anche in questo il passato riaffiora e agli elementi del giallo si affiancano ricordi ed eventi reali di un passato più o meno remoto: la guerra dei Balcani e gli anni dell'occupazione tedesca, in questo caso. Quanto al presente, il ruolo della pubblicità e il mondo dell'informazione, appaiono come co-protagonisti della vicenda.

"Ho pensato che, dopo tutto, il vero controllo dei media non è nelle mani di chi ha l’1 o il 2% [di una rete televisiva, radiofonica ecc. - n.d.r.], ma in quelle delle compagnie di pubblicità. Sono loro a decidere tutto, ad avere il coltello per il manico e davanti ad un rifiuto delle loro richieste non mettono la pubblicità. I media dipendono dalle compagnie di pubblicità" affermò alcuni anni fa Markaris in un'intervista rilasciata alla rivista Stilos, confermano l'intreccio, sempre stretto e profondo, tra la realtà politica e sociale (particolarmente la corruzione e i soprusi di chi detiene il potere) e l'invenzione romanzesca.

Petros Markaris, La lunga estate calda del commissario Charitos, Bompiani 2007.
Traduzione di Andrea Di Gregorio



martedì 15 ottobre 2024

Zibaldone, di Giacomo Leopardi

Dal 1817 al 1832 Giacomo Leopardi annota nel suo “zibaldone” - una raccolta di appunti scritti giorno dopo giorno - pensieri, ricordi, riflessioni su vari e diversi temi. Dà vita, così facendo, a un’opera immensa di ben 4525 pagine manoscritte. Numerosi i temi su cui Giacomo si interroga, su cui esercita il proprio pensiero, sui quali conclude con sentenze dal sapore definitivo: religione cristiana e natura del creato, piacere e dolore, illusioni della ragione e del cuore, disperazione e amarezza, stato di natura e civiltà umana, nascita del linguaggio ed etimologia delle parole, bene e male, mito e memoria, rapporto tra antichi e moderni, la poesia e le memorie personali, note e appunti tratti da letture. Annotazioni, quelle dello Zibaldone, che sembrano occasionali e aventi carattere di provvisorietà, ma che ci offrono anche anticipazioni di temi poi sviluppati in altre opere come i Canti, le Operette morali, i Pensieri. Un esempio è dato dal ricordo, o rimembranza: “La rimembranza è essenziale e principale nel sentimento poetico, non per altro se non perché il presente, qual ch’egli sia, non può essere poetico; e il poetico, in uno o in altro modo si trova sempre consistere nel lontano, nell’indefinito, nel vago”. 

La recensione si legge per intero su Mangialibri, al link: Zibaldone | Mangialibri dal 2005 mai una dieta

venerdì 4 ottobre 2024

Canti, di Giacomo Leopardi

Sintesi e racconto in versi del pensiero e della vita di Leopardi, i Canti comprendono quarantuno componimenti poetici, Frammenti finali compresi, dal giovanile All’Italia fino all’acuta e travagliata La ginestra o fiore del deserto. I testi che aprono l’opera sono nove canzoni composte tra il 1818 e il 1823. La “canzone” era ritenuta, fin dal tredicesimo secolo, la forma lirica più nobile. Giacomo la abbraccia e la elabora con la maestria, l’originalità e l’ineguagliabile fascino che conosciamo [...]

Scrisse Benedetto Croce: “Non bisogna lasciarsi fermare dalla somma correttezza e proprietà ed eleganza con la quale la poesia del Leopardi si presenta, ma guardare in là e osservare che sotto quella irreprensibilità letteraria, se non si avverte mai vuoto nel pensare e nel sentire, nondimeno, poeticamente, si ritrova ora il forte ora il fiacco, ora il pieno e ora il lacunoso, e affermare che la poesia del Leopardi è assai più travagliata di quanto non si sospetti o di quanto non si creda. C’è in essa dell’arido, c’è della prosa, c’è del formalmente letterario, e c’è insieme poesia dolcissima e purissima e armoniosissima; e forse quell’impaccio, che precede o segue i liberi movimenti della fantasia e del ritmo, fa meglio sentire il miracolo della creazione poetica”.

La recensione si legge per intero su Mangialibri al link: Canti | Mangialibri dal 2005 mai una dieta

Giacomo Leopardi, Canti, Feltrinelli 2022