martedì 26 gennaio 2016

Sud e magia, di Ernesto De Martino

Donzelli editore, a cinquant'anni dalla morte di Ernesto de Martino, etnologo e antropologo, pubblica una nuova edizione della sua opera più nota e fondamentale per lo studio della cultura popolare nel Mezzogiorno italiano, Sud e magia. Frutto di un soggiorno del 1952 tra le popolazioni lucane di Matera, Grottole, Ferrandina, Pisticci, Valsinni, Colobraro, Stigliano, Viggiano, Marsico Vetere, Savoia, Potenza, Tricarico il libro ebbe la sua prima edizione nel 1959 per le edizioni Feltrinelli. Ora Donzelli ne pubblica una rinnovata monumentale "edizione speciale" arricchita dalle fotografie originali di Franco Pinna, Ando Gilardi e André Martin nonché da una antologia di nuovi testi e documenti dello stesso De Martino. Curatori dell'impresa sono gli antropologi Fabio Dei e Antonio Fanelli.
La società occidentale moderna, osserva De Martino, è nata a seguito di uno sviluppo del pensiero e della pratica che ha man mano sostituito alla magia la razionalità; così che le nazioni e le popolazioni sono definite moderne nella misura in cui hanno partecipato positivamente a questo processo. In questo saggio l'autore si propone di esaminare quanto e come la vita culturale del Sud abbia partecipato a questo processo, studiando un significativo campione di popolazioni lucane.
Il primo momento della ricerca intende dunque verificare, afferma De Martino, "la struttura delle tecniche magiche, la loro funzione psicologica, il regime di esistenza che ne favorisce il perdurare" in una delle zone più povere del Meridione. Successivamente viene studiato il rapporto tra queste credenze magiche e la religione cattolica che, nella pratica meridionale, assume evidenti "note di vistosità e di esteriorità". Nella pratica quotidiana delle popolazioni rurali, dunque, la "bassa magia extracanonica" si lega con modalità di devozione popolare, ma anche con forme e orazioni della liturgia ufficiale della Chiesa. Al fine di comprendere il perdurare di queste pratiche fino all'epoca sua, l'autore analizza la partecipazione degli intellettuali del Sud alla polemica antimagica fondante il pensiero moderno, in particolare riferendosi ai limiti dell'illuminismo napoletano così come si configurò storicamente. Nacque proprio in questi ambienti illuministi, infatti, pur circondata da un'aura di distaccata ironia, la figura dello jettatore, "individuo che inconsapevolmente introduce il disordine nella sfera naturale, morale e sociale della realtà", figura di compromesso tra ragione umana consapevole e fondatrice dell'esistenza e cupa fascinazione magica medievale.
La Lucania di De Martino non è quella di Carlo Levi che, pur constatandone la povertà e la chiusura, vide in essa il paese del mito, vivo e fascinoso perché lontano dai grandi e piccoli movimenti e sommovimenti della storia, vivo perché attento agli "spiriti che sono nell'aria", alle misteriose potenze che animali e uomini possono celare in sé. De Martino, invece, è convinto del fatto che, se Cristo si è fermato a Eboli, "ciò costituisce un fatto storico che deve trovare i suoi limiti all'interno dell'umanesimo cristiano" e osserva inoltre che "proprio quelle realtà contadine che sembrano fuori dal tempo, e quasi al riparo dalla storia, rinviano in realtà a drammi storici concreti".  
 
H. Cartier Bresson, Strada di Pisticci (fine anni Cinquanta)
"Ciò di cui abbiamo bisogno è un'opera che abbia l'efficacia, l'unità e il calore di Cristo si è fermato a Eboli, e che, al tempo stesso, sia opera di scienza e non di letteratura", scrisse Da Martino su "Il rinnovamento d'Italia" del 15 settembre 1952. Il lettore di Sud e magia verificherà, pagina dopo pagina, che questo bisogno vi è stato esaudito.
 
Ernesto De Martino, Sud e magia, Donzelli 2015

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