Goli Taraghi è delle maggiori scrittrici persiane contemporanee. Originaria di Teheran (1939), ha studiato negli Stati Uniti. Tornata in Iran, ha insegnato filosofia all'Università di Teheran. Si è trasferita in Francia, dove vive tuttora, nel 1979 dopo l’avvento al potere di Khomeini.
L'esperienza dell'esilio e del viaggio sono i temi fondamentali dei suoi racconti, così come quelli del valore del passato e del ricordo, elementi della sua narrazione spesso autobiografica nella quale rivivono, non senza ironia e disincanto, le consuetudini delle classi agiate del suo Paese d'origine prima della rivoluzione islamica.
La signora melograno è una raccolta di racconti che ci trasportano tra Teheran e Parigi, città che, entrambe, ci appaiono qui ben diverse da quanto conosciamo della loro iconografia turistica tradizionale. E come potrebbe essere altrimenti? Luogo privilegiato della narrazione è anche il luogo del viaggio intercontinentale, l'aeroporto. Qui si svolge la vicenda narrata nel primo racconto, che dà il titolo al libro: la signora Melograno è un'anziana campagnola, smarrita e confusa nel grande scalo aereo della capitale. Ha ottantatré anni e sale per la prima volta su un aereo per andare a trovare i figli, esuli in Svezia. Così racconta della sua infanzia e del suo strano nome alla compagna di viaggio che si trova, suo malgrado, ad assisterla: "Sono cresciuta all'ombra degli alberi di melograno. Non avevo genitori, ho bevuto succo di melagrana al posto del latte. Tiravo giù un ramo e schiacciavo una mela per berne il succo. Come se fosse il seno di mia madre". La signora Melograno diverrà per il lettore che apprezza Goli Taraghi un personaggio indimenticabile.
Ma ancora di più sarà difficile scordare Madame Lupo, l'inquilina del piano di sotto, capace di incutere il terrore nella giovane madre iraniana esule a Parigi con i suoi due bambini: "La vita degli esiliati, qui a Parigi, va di pari passo con mille ansie nascoste. Nutriamo un senso di colpa per essere arrivati dall'altra parte del confine, usurpando il posto dei nativi. [...] Noi, eredi di Ciro e di Dario [...] se siamo caduti in disgrazia e dei nostri antichi fasti non son rimaste che briciole, beh, è colpa vostra: di voi occidentali, di voi sfruttatori, cultori del denaro e delle apparenze. [...] La mia infelicità dipende dalla tipa del piano di sotto che si aggira nelle nostre esistenze caotiche come uno spirito infausto. Non abbiamo il coraggio di uscire, di ridere, di parlare". I diktat dell'inquilina del piano di sotto, la signora Lupo, sono duri, aggressivi, esasperanti e toccano ogni momento della vita quotidiana: vanno dalla proibizione di camminare con le scarpe a quella di uscire sul terrazzino, a quella di parlare ad alta voce o di ricevere ospiti. Ma chi è Madame Lupo? Una plenipotenziaria? L'amministratrice del condominio? La proprietaria dello stabile? Nulla di tutto questo. E solo una "povera pecora vestita da lupo", una donna che vive nell'indigenza di un quotidiano dagli orizzonti corti e meschini. Per sfogare la rabbia che cova sotto le ceneri del suo difficile vivere non trova di meglio che sfogarsi angariando chi è più debole di lei.
Una storia esemplare, una storia amara d'ombra e rancore. Vi ricorda qualcosa?
Goli Taraghi, La signora melograno, trad. A Vanzan, Jaca Book 2014.
Nessun commento:
Posta un commento