mercoledì 30 ottobre 2013

Jonas ou l'artiste au travail, di Albert Camus


Pubblicato per la prima volta nel 1957 nella raccolta di racconti "L'exil et le royaume", Jonas ou l'artiste au travail narra la vicenda di un giovane pittore che vive all'insegna della "sua buona stella". Simpatico, comprensivo, semplice e disponibile esercita il suo fascino su tutti coloro che gli vivono accanto. La sua arte viene riconosciuta, diffusa, venduta, tanto che egli riesce a viverne mantenendo la famiglia. Amici, curiosi, gente di mondo, popolano costantemente il suo studio e, quando nello studio non c'è posto, le altre stanze della casa. Finché Jonas avverte un forte bisogno di solitudine, di riflessione, su se stesso innanzitutto: "Molti artisti non sono sicuri di esistere" confida all'amico Rateau. Jonas si ritira dunque su un soppalco del suo piccolo appartamento, si isola, non dipinge più. Auto esiliatosi dal suo mondo quotidiano medita, cerca il segreto dell'arte, indaga il segreto della vita.
Nell'economicissima edizione Gallimard, della quale è qui riprodotta la copertina, la storia di Jonas è seguita dal racconto La pierre qui pousse, ambientato in un Brasile seducente e quasi selvaggio. L'ingegner D'Arrast, incaricato di costruire una diga, incontra la comunità locale, assiste ai riti religiosi ed orgiastici degli indigeni, tocca con mano il sentimento della lontananza dalla patria e dell'esilio: "La vita, qui, era raso terra e per integrarsi bisognava mettersi a letto e dormire, per anni, fosse il suolo fangoso o arido. Laggiù, in Europa, c'erano la vergona e la rabbia. Qui l'esilio e la solitudine, in mezzo a questi folli languenti e trepidanti, che danzavano per morire" (pag. 105; trad. E. Bellini).
 
Albert Camus, Jonas ou l'artiste au travail, Gallimard 2012.

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