"Se si consente che la fotografia supplisca l'arte in alcune sue funzioni, in breve essa l'avrà soppiantata e corrotta", scriveva Charles Baudelaire. Era l'epoca della fotografia nascente, tecnica, artigianato ma non ancora autonoma forma d'arte ed il dibattito ferveva. Ma intanto, fin da subito, la fotografia fu utilizzata per documentare, descrivere, ricordare, criticare, immortalare. Così anche per il nostro Risorgimento. Dalla Roma ferita del 1849 ai ritratti della famiglia reale, il libro di Pizzo racconta gli eventi risorgimentali attraverso le fotografie, svelando anche storie di falsi, come quello del ritratto di Garibaldi ferito al piede in Aspromonte (al posto del generale posò un sosia). E che dire dei Mille, immortalati uno per uno in piccole fotografie formato tessera, quasi a rendere la loro impresa due volte immortale?
Un bel libro, da sfogliare ed assaporare con calma, eloquente più di una lezione di storia, coinvolgente come un romanzo.
Un bel libro, da sfogliare ed assaporare con calma, eloquente più di una lezione di storia, coinvolgente come un romanzo.
Marco Pizzo, Lo stivale di Garibaldi. Il risorgimento in fotografia, Mondadori 2011
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