mercoledì 24 aprile 2024

Il sentiero dei nidi di ragno, di Italo Calvino

Il sentiero dei nidi di ragno uscì nell'ottobre del 1947 nella collana "I coralli" di Giulio Einaudi editore. Fu poi rivisto da Calvino e, nel 1964, conobbe una nuova edizione introdotta da un'ampia presentazione dell'autore che scrive: "Il disagio che per tanto tempo questo libro mi ha dato in parte si è attutito, in parte resta: è il rapporto con qualcosa di tanto più grande di me, con emozioni che hanno coinvolto tutti i miei contemporanei, e tragedie, ed eroismi, e slanci generosi e geniali, e oscuri drammi di coscienza. La Resistenza; come entra questo libro nella 'letteratura della Resistenza'? [...] proprio per non lasciarmi mettere in soggezione dal tema, decisi che [...] tutto dovesse essere visto dagli occhi di un bambino, in un ambiente di monelli e vagabondi. Inventai una storia che restasse in margine alla guerra partigiana, ai suoi eroismi e sacrifici, ma nello stesso tempo ne rendesse il colore, l'aspro sapore, il ritmo...".

Pin è il ragazzino protagonista del romanzo. Orfano, vive con la sorella maggiore, prostituta del carrugio lungo, e osserva il mondo adulto coltivando il desiderio di divenire presto grande anche lui. Nel frattempo si diverte a sbeffeggiare i clienti della vicina locanda, dove sente anche parlare, senza capirne troppo, dei partigiani dei gap. Per aiutare la loro lotta gli viene ordinato di rubare la pistola di un soldato tedesco, cliente della sorella. Pin compie il furto con abilità, ma non consegna la pistola di cui è fiero e che vuole tenere per sé, nascondendola tra i nidi di ragno, il suo affascinante, avventuroso luogo segreto: "Con uno stecco lungo si può arrivare fino in fondo ad una tana, e infilzare il agno, un piccolo ragno nero, con dei disegnini grigi come sui vestiti d'estate delle vecchie bigotte". Il ragazzino non sfugge né alla cattura da parte dei tedeschi né al carcere, da cui evade grazie a Lupo Rosso, un partigiano vero che lo guida fino all'accampamento di un gruppo combattente. Pin avverte che il tempo degli scherzi è finito e, pur confusamente, comprende di poter essere anch'egli utile alla causa della libertà e, soprattutto, non si sente più solo.

Italo Calvino, Il sentiero dei nidi di ragno, Mondadori 2023. Con la postfazione di Cesare Pavese


domenica 21 aprile 2024

Movimenti religiosi di libertà e di salvezza dei popoli oppressi, di Vittorio Lanternari

Uscito nella sua prima edizione nel 1960, questo saggio di Lanternari conobbe diverse altre edizioni, rivedute e ampliate. Testo fondamentale dell'antropologia religiosa italiana di stampo marxista, il saggio muove dalla convinzione che le grandi religioni sorsero originariamente come movimenti profetici di rinnovamento, così come tra i popoli la rivolta contro forme di oppressione interna o esterna assunsero spesso forme religiose.

Nella prefazione alla seconda edizione (1977) Lanternari spiega: "Nelle più varie società ed epoche storiche, specie in corrispondenza con momenti di intenso travaglio sociale, economico, culturale, psicologico, prodotto da fattori perturbanti di origine interna o esterna, sorsero e pur oggi sorgono movimenti social-religiosi nei quali i rispettivi gruppi sociali o etnici esprimono il loro malessere, la loro insoddisfazione per il presente e l'ansia di rinnovamento. In questi movimenti essi proiettano la speranza e l'attesa di una pronta e radicale trasformazione delle condizioni generali di esistenza, sia fisiche che sociali e psicologiche".

Questi i titoli dei capitoli del libro: Movimenti religiosi nativisti dell'Africa; il Peiotismo; Movimenti profetici americani; Movimenti profetici melanesiani; Movimenti profetici polinesiani; Movimenti profetici dell'Indonesia e dell'Asia.

Il metodo seguito da Lantemari nella ricerca si basa da un lato sul metodo storico come inteso da Benedetto Croce, dall'altro sulle considerazioni e gli studi inerenti le culture e le religioni popolari di Antonio Gramsci ed Ernesto De Martino e ancora, infine, sullo studio della religione nella condizione coloniale dell'antropologo e sociologo francese Georges Balandier.

Valerio Petrarca in un suo saggio così ben sintetizza: "Se è vero che la maggior parte delle pagine di Lanternari è dedicata ai movimenti religiosi d’interesse etnologico connessi con il colonialismo di età contemporanea, è anche vero che le comparazioni si muovono con riferimenti concepiti su scala mondiale, lungo una cronologia che va dal profetismo ebraico, alla diffusione del cristianesimo nell’Occidente romano, fino agli esiti del missionarismo cristiano nelle colonizzazioni di età moderna. La tastiera di corrispondenze che permette di comparare morfologie religiose così diverse e situazioni storiche così distanti, dal punto di vista cronologico e geografico, si serve di due nozioni tra loro articolate. Esse non sono rese esplicite da Lanternari, ma sono distinguibili nelle sue pagine. Si tratta della nozione che fa capo a Gramsci (il folklore magico-religioso come filosofia implicita delle classi subalterne) e quella che fa capo a Geoges Balandier (la «situazione coloniale»)".

venerdì 19 aprile 2024

Degli amanti non degli eroi, di Daniele Mencarelli


Storia d’amore e Lux Hotel sono i due poemetti - entrambi introdotti da una “didascalia” utile a collocarli nello spazio e nel tempo nonché a dar loro corpo nell’immaginario del lettore - che compongono questo libro. 

Nel primo la scena è per Gabriele, sedicenne vitale e impetuoso, per Anna, ragazza di vertiginosa bellezza, e per il loro incontro: 

Ciao, / bizzarro caso vuole / che mi ritrovi all’uscita della scuola / con il migliore degli sguardi sfoderato, Ciao, / ripeti con le labbra / senza che voce si presenti / mentre non so quale tesoro / cerchi tra le rughe dell’asfalto […] Non vedi gli occhi che ti spolpano / le mani lunghe sul punto d’afferrare / da pescatore che issa la sua preda”.

Daniele Mencarelli, Degli amanti non degli eroi, Mondadori 2024

La recensione si può leggere per intero su Mangialibri, al link Degli amanti non degli eroi | Mangialibri dal 2005 mai una dieta

venerdì 12 aprile 2024

Bufalino, di Emanuela Da Ros

Pietro Zavattini, un ragazzino di incontenibile verve, ogni pomeriggio va a casa di nonna Giacoma che non ci vede affatto bene e fatica a decifrare i caratteri del giornale. Il suo compito è quello di leggere alla nonna le notizie, tutte. Politica, economia, sport, cronaca sono argomenti che interessano molto la vecchia signora, ma poco o nulla Pietro che, tra l’altro, non ama leggere. La nonna, però, per convincere il nipotino, fa una promessa allettante: in cambio del suo impegno gli darà una paghetta settimanale. Inizia così la carriera di lettore di Pietro, all’inizio un fatto di semplice interesse economico, che successivamente si trasforma in interesse autentico nei confronti del mondo e del modo di raccontarlo della carta stampata. Un evento memorabile nella vita di Pietro, il cui principale divertimento è sempre stato, in passato, quello di raccontare notizie inventate, false e del tutto improbabili, soltanto per far stupire i suoi compagni di scuola. 

Emanuela Da Ros, Bufalino, Illustrazioni di Federico Appel, Parapiglia Editore 2023

La recensione integrale si legge su Mangialibri: Bufalino | Mangialibri dal 2005 mai una dieta

mercoledì 10 aprile 2024

Futili arpeggi, di Antonio Spagnuolo

I draghi del passato si uniscono alle vive suggestioni del presente in questa raccolta di Antonio Spagnuolo dal titolo emblematico, che unisce l'arpeggio - il modo cioè di eseguire un accordo musicale suonando le note in rapida successione anziché tutte insieme - con la fugacità di ciò che dura un solo giorno e poi svanisce, come certe febbri di breve durata e dalle cause ignote.

Poesie in armoniosa successione e sentimento del veloce mutare delle cose caratterizzano questa raccolta di Antonio Spagnuolo in cui l'inconscio si lega alla memoria e i versi in un "eterno scorrere a mezz'aria/ [...] si affollano/ nel canovaccio di sottile incisione" (Rapinando alfabeti).

Scrive, tra l'altro, Carlo Di Lieto nel suo denso saggio finale "L'inconscio e l'agnizione dell'oltre nella poesia di Antonio Spagnuolo": "L'inconscio del dettato poetico di Spagnuolo si esprime per immagini e ciò comporta sempre un ripiegamento psicologico, per esplorare tutto quello che è rimasto allo stato di latenza".

Fiabeschi draghi, gli stessi che popolavano la fantasia bambina del poeta, tornano a rivivere nel presente, ma in un'età che non è più quella dei giochi e delle fiabe: "Il repertorio è complice/ e si accende alle ciglia/ nella malia vigliacca del trascorso./ Astute venature tracimano il passato/ e catturano draghi inferociti" (Draghi).

Tra passato e presente, la mente, come l'oceano, "avvolge sponde/ tra le onde dai roventi clamori", mentre il tempo umano riduce il cosmo a sua misura e "piega l'universo in cominciamenti". Anche quando emergono nitidi frammenti di momenti preziosi, l'idillio non regge, si sbriciola e si frantuma: "Precipita la sera/ nell'incerto bagliore della luna/ e un grillo mi trafora/ spezzettando l'alfabeto dei sogni" (Una rosa).

Antonio Spagnuolo, forte della sua lunga militanza poetica, della sua intensa familiarità con la poesia, con questi "Futili arpeggi" ci offre versi essenziali e musicali insieme, incastonati tra la ricerca di un'armonia perduta e il travaglio del presente, nel quale il verso è insieme specchio del profondo e salvezza dell'io. 

Antonio Spagnuolo, Futili arpeggi, La Valle del tempo Editore 2024 

mercoledì 3 aprile 2024

A chi smeraldi e a chi rane, di Bianca Pitzorno

Bianca Pitzorno, scrittrice, traduttrice e autrice televisiva dalla lunga e felice carriera ha pubblicato circa settanta libri tra saggi, biografie, romanzi per adulti e per ragazzi. Tutti sono ancora in commercio e vengono ancora letti con diletto da tanti ragazzi, ormai nipoti dei primi fans della scrittrice. Nella prefazione a questo suo A chi smeraldi e a chi rane Pitzorno scrive: “Le pagine che state per leggere raccontano degli animali con i quali ho avuto a che fare nel corso della mia vita; una serie di aneddoti sui rapporti di amicizia e spesso di grandissimo affetto che ci hanno unito”. Non si tratta però solo di animali domestici, batuffoli di pelo e coccole come i (memorabili) gatti, ma anche di creature poco propense a ricambiare gli abbracci: il coccodrillo Valentino, la tartaruga sempre in guerra con la bambinaia, il rospo che appare ogni sera accanto al papà, un pipistrello, dei pappagalli e tre mitiche rane, Griselda, Greta e Allegra, ma anche anatre, colombi e civette. Una fauna complessa e multiforme, dunque, è questa, raccontata, con tono a volte affettuoso a volte umoristico, come ospite del pianeta Terra, alla pari con gli esseri umani con i quali condivide spazi e destini.

La recensione si legge per intero su Mangialibri, al link: A chi smeraldi e a chi rane | Mangialibri dal 2005 mai una dieta

Bianca Pitzorno, A chi smeraldi e a chi rane, Bompiani 2023

lunedì 25 marzo 2024

Modigliani, di Ernesto Anderle

Dopo le biografie di Raffaello e di Van Gogh, Anderle prosegue i suoi incontri con i grandi pittori con quest’opera dedicata a Modigliani. Apre il Graphic Novel un suo breve scritto introduttivo intitolato Lo spazio intimo di Modigliani nel quale, tra l’altro, scrive: “Non esiste un quadro di Modigliani in cui compaia più di un soggetto. Per lui il ritratto era un mezzo per conoscere se stesso attraverso gli altri, entrare in contatto diretto con la persona ritratta, specchiarsi in essa, guardarla negli occhi, conoscerla nel profondo”. E, coerentemente con questo, in tutti i personaggi della biografia narrata nel libro emergono il carattere introspettivo, la profondità degli sguardi, il malcelato tormento, elementi capaci di metterne a nudo gli animi. Attorno a loro, vive, attraente e variegata, affascinante e pericolosa, geniale e poverissima l’atmosfera della Parigi bohémienne, patria e sogno della comunità degli artisti. 

Ernesto Anderle, Modigliani, Becco Giallo 2023

La recensione integrale è su Mangialibri al link Modigliani | Mangialibri dal 2005 mai una dieta

martedì 19 marzo 2024

Scaffale locale 10: Carlo Carena e la Fondazione Marazza

Carlo Carena non è mai stato presidente della Fondazione Marazza di Borgomanero, come erroneamente apparso in una breve intervista al direttore Cerutti su LA STAMPA (p. 45, Cronache novaresi, 23 novembre 2023, foto in calce), ma il suo contributo di idee, consigli, progetti, amicizia è stato costante dagli anni Ottanta del Novecento fino al secondo decennio del nuovo secolo, già prima dunque di essere nominato Consigliere di Amministrazione per oltre un decennio, grazie a una felice intuizione della Giunta presieduta dal Sindaco Pier Luigi Pastore.

Mi propongo qui di offrire una sintesi, per forza di cose veloce e forse un po' arida, di tanti anni, fecondi di iniziative uniche e originali volte a far conoscere le opere della biblioteca, dalle antiche alle contemporanee, iniziative per le quali il contributo di Carena fu fondamentale e prezioso.

La nascita e poi la crescita del Premio di Poesia e Traduzione Poetica "Achille Marazza" fu, a mia memoria, la prima tra queste. Il premio per qualche tempo, intorno alla metà degli anni Ottanta, fu dedicato alla sola poesia inedita. Si arricchì poi, per impulso di Carena, di una sezione dedicata alla poesia edita e infine assunse la formula che lo contraddistinse per vent'anni divenendo quel Premio di Poesia e Traduzione Poetica che, attraverso una formula unica in Italia, portò a Borgomanero, nella sede della Fondazione, le eccellenze italiane della poesia e della traduzione di poesia: aria fresca, nuova e salubre in un contesto di provincia-paese sempre a rischio di chiudersi. Anche la composizione della giuria di quegli anni (Giorgio Calcagno -poi Lorenzo Mondo-, Ernesto Ferrero, Roberto Fertonani -poi Giorgio Cusatelli-, Sergio Pautasso-poi Franco Contorbia-) si deve a Carena.

L'edizione del Catalogo a stampa delle Cinquecentine del Fondo Molli (in tre volumi 1991, 1994, 1997, corrispondenti rispettivamente alle edizioni italiane, veneziane e straniere; supervisore della catalogazione Ivanoe Riboli direttore della biblioteca Trivulziana) fu un'altra impresa fermamente sostenuta dalle volontà riunite di Carena e di Virginia Carini Dainotti, consigliera della Fondazione Marazza e pioniera della moderna biblioteconomia in Italia.

È grazie, ancora, a Carlo Carena e a Sandro Sinigaglia che Gianfranco Contini nel 1987, dopo essersi trasferito definitivamente da Firenze a Domodossola, sua città natale, scelse la Fondazione Marazza quale destinataria di circa millecinquecento volumi di letteratura italiana, appartenenti alla sua biblioteca privata e molti dei quali dedicati.

Fondamentale fu il contributo di Carena all'ideazione del Convegno Manzoniano del 1985 e alla mostra che lo accompagnò. Ne rimane un opuscolo, stampato nell'anno seguente, con le trascrizioni degli interventi al Convegno, un cenno ai contenuti della mostra e alcune immagini. Nella sua relazione Carena si sofferma a lungo sui legami di Manzoni e Rosmini con Borgomanero, attraverso Giovan Battista Pagani, legami la conoscenza dei quali era sino ad allora inedita.

Un altro convegno di significativo spessore fu quello intitolato "La magia e il diavolo" (1987), sempre legato alla valorizzazione e alla conoscenza del patrimonio librario della Fondazione. Parlò, Carena, di Ludovico Maria Sinistrari, inquisitore originario di Ameno (NO) le cui opere sono in parte presenti nel Fondo Molli. Mentre Attilio Agnoletto, Giannino Piana, Roberto Leydi si soffermarono su altri aspetti del sacro e del magico. Anche di questa giornata resto un opuscolo con le relazioni presentate al convegno e alcune immagini di volumi a tema conservati nella Fondazione.

Da Sinistrari a Rodari, con "Laboratorio per Rodari" (1991), altro Convegno con mostra di cui rimane l'opuscolo, contenente scritti di Eros Bellinelli, Roberto Leydi, di Carena stesso, insieme a bozzetti di Mauro Maulini per il Teatro delle marionette dei fratelli Colla di Milano.

E, infine, il dialetto di Borgomanero, che stava a cuore, sulle orme di Achille Marazza, a Virginia Carini Dainotti e al presidente Antonio Bellone. Carena collaborò volentieri con loro, offrendo contatti con l'Atlante linguistico italiano di Torino e con Alfonso Sella di Biella che stava elaborando un dizionario del dialetto biellese, affinché la raccolta dei dati, le registrazioni e le trascrizioni avvenissero all'insegna del più accurato rigore scientifico. Purtroppo, quanto a raccolta, non se ne fece nulla, perché non si trovarono né docenti, né studenti disponibili a registrare le voci dei parlanti in un dialetto "non contaminato". Erano la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta. Rimasero disponibili alcune trascrizioni ed articoli nonché altro materiale minore, poi ordinato in un piccolo fondo archivistico. Una nota di Carena sul dialetto di Borgomanero si legge nella raccolta di Poesie "Nuauci" di Giovanni Pennaglia (1978).

Questi i momenti principali della presenza di Carlo Carena, maestro prezioso, alla Fondazione Marazza, in anni di notevole crescita e di eccezionale lavoro culturale.

(Eleonora Bellini)


Verbanus n. 36/2015

La Stampa, 23 novembre 2023


sabato 16 marzo 2024

16 ottobre 1943. Storia di Emanuele che sfuggì al nazismo, di Ernesto Anderle, Emanuele Di Porto, Marco Caviglia

Roma, ottobre 1943. Emanuele Di Porto, pur avendo solo dodici anni, si industria ad aiutare la famiglia con piccoli commerci ed è felice quando riesce a guadagnare qualcosa da portare alla mamma. Pensa che quello sia un giorno fortunato ed è fiero di sé. Anche mamma si congratula e gli dà una carezza. Papà riconosce le sue doti di buon commerciante e lo premierà portandolo a lavorare con lui, l’indomani, alla Stazione Termini. Lì, il ragazzino, intraprendente e simpatico, riesce a fare affari anche con i militari tedeschi. La sera, al ghetto ebraico, tutto è tranquillo e la famiglia Di Porto decide di festeggiare l’ottimo incasso della giornata andando al cinema. È la sera del 15 ottobre 1943. La mattina successiva cambia tutto.

La recensione per intero è su Mangialibri: 16 ottobre 1943 - Storia di Emanuele che sfuggì al nazismo | Mangialibri dal 2005 mai una dieta


domenica 10 marzo 2024

In ascolto del silenzio, di Eugenio Borgna

Nella nostra esistenza, in gran parte invasa da un continuo e spesso inutile chiacchiericcio mescolato a invadenti, assordanti e informi rumori di fondo, il silenzio può divenire per molti una dimensione sconosciuta, estranea, addirittura evitata. Nel suo più recente saggio Eugenio Borgna riflette sul silenzio, forte della sua esperienza di psichiatra, del suo amore per la letteratura e la poesia, della sua percezione dell'animo umano: "Alla scuola del silenzio le parole assumono il loro valore. Se non amiamo il silenzio è perché non sappiamo cosa dire, cosa domandare, cosa rispondere alla voce che chiama dalle misteriose lontananze della nostra anima [...] Nel silenzio si ascoltano voci segrete, voci dell'anima, che sgorgano dalla più profonda interiorità" afferma Borgna che cita, a questo proposito alcuni versi di Emily Dickinson: "Silenzio è tutto quanto temiamo./ C'è riscatto in una voce/ Ma silenzio è infinità".

Il silenzio, in questo saggio, viene esplorato e descritto attraverso le voci di poeti (oltre alla Dickinson, Leopardi, Rilke, Pascoli, Trakl, Pozzi), la riflessione di mistici e filosofi, l'esperienza clinica. Il silenzio, nella riflessione di Borgna, assume la varietà dei connotati, luci ombre colori, di un paesaggio quando si dispiega dinanzi agli occhi di un viaggiatore e diviene, a seconda delle contingenze, spazio di sosta e di meditazione, oppure di dolore e malinconia, o ancora di attesa e di apertura all'ascolto. 

Il silenzio nella musica dell'orchestra è fondamentale per la percezione delle note e del ritmo, il silenzio nella vita è fondamentale per conoscere, chiarire, approfondire sentimenti e pensieri. Il silenzio nella terapia e nel percorso educativo è una - fondamentale - forma di accoglienza, di ospitalità, di condivisione di spazi comuni. Quando le parole nascondono il disagio, il silenzio comunica, interroga, rivela e risponde.

Borgna conclude la sua magistrale riflessione affermando, tra l'altro, che "La cosa più importante è quella di guardare al silenzio come ad un'esperienza che non sia mai estranea alla vita, e alla cura in psichiatria. Al di là dei suoi molteplici aspetti, quello che unifica i diversi modi di essere del silenzio è la loro sorgente: quella della interiorità".


Eugenio Borgna, In ascolto del silenzio, Einaudi 2024