''Ballata
per un paese al tramonto'' è il sottotitolo di questo nuovo libro di
Guccini. Tralummescuro significa
infatti tra luce e buio, tra l'ultima luce del tramonto e la notte
che arriva. La notte è metafora
della morte della vecchia cultura contadina dell'Appennino, tra
Emilia e Toscana. Guccini torna alle sue radici, alla ricerca di una
Pàvana perduta. Persone, abitudini, ritmi e riti di giornate povere
ma sapide, speranze e ideali, paure e perfino qualche preconcetto
sono morti, insieme alle persone ''andate via'', per lasciare il
posto a un omologato vivere quotidiano privo di spirito e di sale.
Spirito e sale, in questo libro, l'autore li trova ed esprime anche
con il continuo uso del dialetto, quel dialetto speciale del paese
della sua infanzia sul quale i linguisti hanno a lungo discusso se
fosse ''un toscano influenzato dall'emiliano, o viceversa''. Ora,
invece, nota Guccini ''la vecchia cultura contadina di una
volta non c’è più, appare rarefatta in sottilissimi e
lontanissimi strati, ma è scomparsa e affogata, nessuno parla più
il dialetto, molti non l’hanno mai parlato, e non c’è una
cultura altra a sostituire quella vecchia. Ha fatto il suo ingresso
trionfante quella della televisione, delle trasmissioni più trucide
che formano le opinioni e le coscienze, col senso della paura e delle
aggressioni, furti, violenze che le stesse televisioni instillano''.
Libro
che narra il passato con nostalgia e lo rende vivo e affascinante.
Francesco Guccini, Tralummescuro, Giunti 2019
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