martedì 23 gennaio 2018

Campo dei Fiori, di Massimo Bucciantini

 
Questo interessantissimo saggio svela o, meglio, riporta alla memoria la biografia di una statua, biografia tormentata e controversa, entusiastica e libera insieme. "L'erezione a Roma, capitale d'Italia, di una statua a un eretico, a un acerrimo nemico della Chiesa, diventò un gesto di sfida [...] Si trattò di una vera e propria battaglia laica e anticlericale: una delle poche combattute nel nostro Paese, che credo sia giusto non dimenticare" (pag. XX).
E' difficile dire, afferma Bucciantini, quanto di queste vicende di fine Ottocento possa interessare oggi, quando transitiamo in fretta attraverso, vie, piazze, larghi e giardini e prestiamo poca o nessuna attenzione alle statue, ai cippi, alle lapidi che vi sono poste.
Nel 1876 Adriano Colocci e Alfredo Comandini, studenti all'Università La Sapienza, danno vita al Comitato universitario internazionale per il monumento a Giordano Bruno, con l'entusiasmo tipico dei giovani che credono che l'affermazione di una cosa giusta equivalga pressoché a renderla concreta nei fatti e a raggiungerla. L'impresa degli studenti coinvolse molti, soprattutto fuori dall'Università romana, poco favorevole alle idee liberali, e ampie discussioni si svolsero nelle trattorie, prima di tutte quella del Melone e nei caffè accanto al Teatro Valle. Se ufficialmente l'idea del monumento a Bruno venne attribuita in tutto a Pietro Cossa, molto amato dal popolo romano, essa era in realtà figlia di Armand Lévy, repubblicano francese che dedicò la vita alla liberazione dei popoli oppressi e conobbe Mazzini e Garibaldi, Benedetto Cairoli e Felice Cavallotti. A favore del monumento al Nolano fu lanciata una sottoscrizione universitaria internazionale e giunsero aiuti economici da tutta la penisola, da Sondrio a Bergamo, da Milano a Lecce, a Trapani; perfino da Montevideo.
Dinnanzi a questo plebiscito geograficamente diffuso, però, l'amministrazione comunale della Città di Roma, legata al Vaticano, adottò dapprima la politica del silenzio e del rinvio (armi dei pavidi), ma successivamente si pronunciò in modo deciso contro l'ubicazione del monumento a Campo dei Fiori: per motivi urbanistici, si affermò, la piazza non era adatta a nessun tipo di monumento (8 marzo 1880). Fino al 1884 la situazione politica della capitale fu avversa ad ogni idea liberale e l'idea del monumento venne accantonata. Poi la sfida riprese, dal Circolo del Rione di ponte Sant'Angelo venne rilanciata in toto la sottoscrizione iniziata dagli studenti del '76, "per un monumento a Giordano Bruno in Campo dei Fiori". E l'anno successivo fu lanciata una nuova sottoscrizione, internazionale anch'essa. 
Ci sarebbero voluti altri quattro anni prima che il monumento, affidato allo scultore Ettore Ferrari, potesse essere completato. E finalmente il 9 giugno del 1889, una folla, proveniente da ogni parte d'Italia poté partecipare all'inaugurazione non tanto di una statua, ma di un simbolo, elevato quant'altri mai, della libertà di pensiero e di coscienza, posto proprio nella medesima piazza in cui l'eretico martire era stato bruciato vivo il 17 febbraio dell'anno 1600, in pieno Giubileo. Un lungo corteo si snodò da Termini a Campo dei Fiori, una folla immensa partecipò ordinata e commossa alla festa per l'inaugurazione del monumento: "un'onda di popolo che dilaga, calma e solenne", scrisse il Messaggero, "lo spettacolo è superiore a qualsiasi speranza, a qualsiasi aspettativa, a qualsiasi immaginazione, è addirittura sublime". 
Da allora il 17 febbraio è divenuto per molti il giorno in cui si commemora "una vittima dell'intolleranza, l'assertore del diritto dell'uomo di credere a ciò che pensa, non di pensare per forza quello che altri vuole che egli creda" (Luigi Firpo).

Massimo Bucciantini, Campo dei Fiori. Storia di un monumento maledetto, Einaudi 2015.

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