lunedì 20 maggio 2013

Riferimenti all’antico nell’architettura romana dall’Unità al fascismo, di Catherine Brice

« Sarei fuggito - gli risposi – già tre mesi fa. Ebbene ! Tre civiltà non vi bastano, ne volete una quarta ? Roma è il Walhalla italiano : non resuscitate questo cimitero faticoso e sublime. Non cercate di trasformarlo in una città viva e moderna. Fareste svanire i fantasmi di quei tremendi trapassati ai quali tento di sfuggire, ma dai quali proviene l’incomparabile magnificenza di Roma. Il solo governo che le conviene è il governo dei preti, tradizione rancida, scheletro del passato, anacronismo nella civiltà contemporanea, barbarie per il filosofo progressista, ma prezioso custode dei secoli passati per lo storico e l’artista » così argomentava Camillo Boito, architetto e scrittore, in una lettera a Ippolito Caffi, pubblicata poi in Scultura e pittura d’oggi (Torino, 1877). Cita il Boito Catherine Brice dell’École Française de Rome in un interessante articolo («Riferimenti all’antico nell’architettura romana dall’Unità al fascismo ») pubblicato all’interno del volume collettivo Antiquités imaginaires (Presses de l’ École Normale Superiéure, 1996, pp. 127 – 140). La Brice esamina alcune delle più importanti realizzazioni architettoniche del neonato Regno d’Italia nella «nuova » capitale e ne nota gli elementi eclettici. Il Vittoriano, ad esempio, realizzato sul progetto del marchigiano G. Sacconi « combina il repertorio accademico con elementi decorativi di stile preromano o orientaleggiante : l’altare di Zeus a Pergamo per il podio e il grande scalone monumentale; l’acropoli di Atene nella sopraelevazione ; il tempio della Fortuna a Palestrina per le terrazze ed il portico ad emiciclo ; le porte dei musei, infine, sono l’esatta citazione della porta dell’Erechtheion sull’acropoli di Atene .[…] Il gusto della citazione archeologica erudita nei dettagli decorativi, il ricorso sistematico a tutte le declinazioni dello stile antico, dall’Etruria alla Magna Grecia, costituisce senza dubbio l’originalità del Vittoriano » conclude la Brice (Trad. E. Bellini). E, se il Palazzo di Giustizia offre un chiaro esempio di «romanità manierista», quando si giungerà agli anni del fascismo, l’esaltazione retorica e celebrativa della romanità prenderà a poco a poco il sopravvento sulle proposte di modernità, razionalismo e funzionalismo, che il nuovo secolo recava con sé.

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