Nel 1998 redassi per la pubblicazione Il Novarese: pianura, laghi e monti (Regione Piemonte - Centro Studi Piemontesi - Centro Novarese di Studi Letterari, Torino 1998) la scheda relativa alla scrittrice Pina Ballario, che si può ora leggere in rete anche qui: http://www.novara.com/letteratura/bibliografia900/ballario.htm
Trattandosi di un repertorio sintetico, nella trattazione degli autori era di norma la brevità. Tuttavia nella mia scheda sulla Ballario sarebbe stato bene un commento - pur lapidario - sui due periodi nei quali si può suddividere la produzione della scrittrice: il primo, quello fascista (guerra compresa) e il secondo, quello repubblicano. Mi dà ora l’occasione per due ancora brevi annotazioni sul primo periodo la lettura di un bellissimo libro, Les enfants de Mussolini. Littérature, livres, lectures d’enfance et de jeunesse sous le fascisme. De la Grande Guerre à la chute du régime di Mariella Colin (Presses universitaires de Caen, 2010). La novarese Ballario vi è citata in più di un’occasione. La più significativa, anche alla luce dell’attualità, è quella relativa al libro Nassubi, aquilotto del Tigrai. Romanzo coloniale per ragazzi (Milano, 1936; che nella scheda di cui sopra, per un refuso credo dell’editor, appare come Nassuloi ecc.). Nassubi è un bimbo abissino che la guerra separa dalla famiglia. Ferito, viene raccolto e curato da missionari italiani. La sua storia è sintetizzata dalla Colin in questo modo (pp. 283-284): “Nassubi scopre il Dio dei Bianchi e la cultura europea; comprende che quella civiltà è superiore e che l’Etiopia sarà prospera soltanto (e qui seguono le parole della Ballario) . Il ragazzo apprende però che suo padre è stato fucilato per avere ucciso un ufficiale italiano, ritorna dunque al villaggio per fare vendetta: il compito che gli viene assegnato è quello di spiare gli italiani e di riferirne le mosse al suo popolo. Nassubi accetta, ma poi non ce la fa a tradire persone della stessa nazionalità di quelle che lo hanno curato quand’era ferito. E fin qui l’evolversi dei fatti è psicologicamnte comprensibile, se non che il romanzo si conclude con l’uccisione del fanciullo, “un piccolo selvaggio che aveva imparato ad amare l’Italia” (sono parole della Ballario), proprio da parte dei suoi compatrioti, ancora allo stato di “selvaggi”. Il libro è del 1936 e si comenta bene da sé. Nel 1938 Pina Ballario vince il Premio Bologna per la letteratura dedicata alla gioventù con una storia sulla spedizione di Fiume.
Del 1941 è Quartiere Corridoni. Libro di lettura per la II classe delle scuole dei centri urbani (Roma, 1941). Protagonista è una famiglia numerosa e fedelissima al regime. Nel libro, nota la Colin (pag. 332), “la novità è la presenza della guerra mondiale, che serve da sfondo a molti aneddoti che danno al conflitto armato una colorazione infantile: un barboncino, nascosto sulla nave, segue il padrone in Albania; una bambola, trovata per terra e riportata in Italia da un padre soldato, serve per parlare della guerra di Grecia. Sulla penisola, la guerra si manifesta in modo diverso: il maestro spiega agli scolari che, a causa del razionamento, i pasti serviti alla mensa della scuola sono meno variati, ma sempre ugualmente sani e nutrienti…” Le illustrazioni del libro sono di Bruno Angoletta, l’autore di Marmittone per il Corriere dei Piccoli, ma qui ci appaiono meno vivaci, meno ironiche, molto statiche e rigide. Tornando alla nostra Ballario: la sua attività di scrittrice è fertilissima, pubblica pressoché ininterrottamente dal 1924 al 1984, viene ugualmente premiata dal regime fascista prima e da istituzioni della Repubblica nata dalla Resistenza poi. E non perché abbia scritto, la Ballario, prevalentemente di argomenti “neutri” (il solo suo libro per così dire “neutro” raccoglie le leggende delle Dolomiti ed è ancora in commercio), ma perché ha sempre scritto opere organiche ai governi in carica. Quand’ero bambina, ad esempio, era altamente raccomandato L'erba cresce d'estate. Storia della Repubblica dell'Ossola (Firenze, 1962, Premio Piemonte 1965); l’idea che all’epoca mi ero fatta dell’autrice - e che mantenni a lungo - era che fosse donna della Resistenza. E’ un caso complesso, dunque, quello della Ballario, che mi propondo di approfondire. Per ora un gigantesco grazie a Mariella Colin ed al suo libro (del quale pure mi propongo di parlare ancora) che mi ha fatto ripensare alla scrittrice novarese e a tante altre cose sui libri per ragazzi nella storia e sempre.
Mariella Colin. Les enfants de Mussolini, Presses Universitaires de Caen 2010
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