lunedì 16 novembre 2009

La strada, di Cormac Mc Carty

Un libro profetico, questo di Mc Carty, che ci racconta il mondo come sarà quando il mondo non esisterà più: solo cenere, tronchi neri e bruciati, luce grigia, colori spogliati,polvere e vento, vento e polvere. Freddo. In questo desolato e tremendo paesaggio, un padre e un figlio bambino vagano alla ricerca di un rifugio, si dirigono verso sud, ricercando strade e direzioni su una vecchia carta geografica a brandelli. Incontrano scheletri di paesi e di città, gusci vuoti di fabbriche, camion, treni, tecnologie depredate ed inutili. E vanno, tuttavia. Perché loro sono "i buoni", quelli che portano il fuoco, e i buoni non si fermano, non si arrendono, trovano la loro ragione d'essere in sé stessi, nei loro affetti, profondi e taciuti, nelle loro paure, sempre più acute e sempre più vere, concrete, carnali.
"E dall'altra parte cosa c'è?
Niente.
Ci deve pur essere qualcosa.
Magari ci sono un bambino e il suo papà seduti sulla spiaggia.
Non sarebbe male.
E magari anche loro portano il fuoco, no?
Sì, magari sì.
Però non lo sappiamo.
Non lo sappiamo, no.
Quindi dobbiamo tenere gli occhi aperti.
Dobbiamo tenere gli occhi aperti. Esatto." (pag. 165).
Il libro non finisce bene, a consolazione del lettore; ma non finisce neppure male. Mette le cose al loro posto, ci riconduce al concreto della condizione umana e dell'esistenza del "mondo": "Nelle forre dove vivevano ogni cosa era più antica dell'uomo, e vibrava di mistero".
Un libro da leggere, dunque.
(Eleonora Bellini)
C. Mc Carty, La strada, Einaudi 2007.

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