lunedì 11 maggio 2009

da IL CODICE DELL'ANIMA di James Hillman

Morte è una parola troppo pesante e incompatibile per associarla alle intense vibrazioni dell'amore romantico; ma l'amore romantico più di tutti riverbera del senso dell'eterno e insieme della brevità e fragilità della vita, come se sulla passione romantica fossero sempre sospesi l'ombra e il respiro della morte, con il suo richiamo a un altrove che è "oltre" e senza confini. Si affrontano rischi pazzeschi. E quando la letteratura unisce gli amanti romantici, unisce anche il loro amore con la morte. L'occhio del cuore che "vede" è anche l'occhio della morte che vede al di là dell'apparenza visibile fino a un invisibile cuore. Michelangelo, quando scolpiva ritratti di personaggi del suo tempo o statue di figure della religione o del mito, cercava di vedere quella che chiamava l'immagine del cuor, una prefigurazione di quello che stava scolpendo, come se lo scalpello che intagliava la pietra seguisse l'occhio che penetrava il soggetto fino al cuore. Il ritratto mirava a rivelare l'anima intima del suo soggetto. In ciascuno di noi è racchiusa un'immagine del cuore. E l'autentica rivelazione si ha quando cadiamo in preda all'amore, perché allora siamo aperti a mostrare chi più autenticamente siamo, lasciando intravedere il genio della nostra anima [...] Quando l'amore smuove il cuore, si percepisce un qualcos'altro, nell'oggetto idoleggiato, che la lingua della poesia cerca di catturare. Michelangelo cercava di esprimere quell'immagine nella forma scolpita. Le categorie di natura e cultura non arrivano fino al cuore né vedono attraverso il suo occhio. [...] L'incontro tra amante ed essere amato avviene da cuore a cuore, come l'incontro tra scultore e modello, tra mano e pietra.

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