giovedì 14 agosto 2008

O ciò che sarìa peggio, diventar poeta

"Questi, rispose il curato, non debbono essere libri di cavalleria, ma piuttosto di poesia; ed aprendone uno vide che era la Diana di Giorgio di Montemaggiore. Disse allora (supponendoli tutti dello stesso genere): Questi non meritano, come gli altri, d'esser dati alle fiamme, perché non recano, né recheranno giammai il danno de' libri di cavalleria, ma sono libri da passatempo senza pregiudizio di alcuno. - O signore, soggiunse la nipote, il miglior partito sarà di mandarli come gli altri al fuoco, perché non sarebbe gran meraviglia, che riuscendoci di risanare il mio signor zio dalla malattia cavalleresca, egli si desse a leggere questi libri, e quindi gli venisse il capriccio di farsi pastore, e di andarsene per boschi e per prati cantando e sonando, o, ciò che sarìa peggio, diventar poeta; che, a quanto si dice, è un'altra malattia insanabile e contagiosa. - Questa ragazza parla del miglior senno, disse il curato..." M. de Cervantes Saavedra, DON CHISCIOTTE, cit. cap. VI.

5 commenti:

Antonio Spagnuolo ha detto...

Non è che sarìa peggio il diventar poeta, bensì è ancor più greve l'essere un poeta.
Antonio Spagnuolo
http://poetrydream.splinder.com/ spagnuoloantonio@hotmail.com

Eleonora Bellini ha detto...

D'accordo. Sono un poeta anch'io, al femminile. Ma metterei l'accento su "malattia insanabile e contagiosa". Una malattia buona che, non ammala, anzi dà acutezza allo sguardo e anima al pensiero, tempo per la sosta. Lo si vede molto negli incontri con bambini e ragazzi, meno bloccati degli adulti. Che si ampli il contagio (non senza il rigore).
Eleonora Bellini

Eleonora Bellini ha detto...

E poi, qui, ci riferisce a don Chisciotte. Con grande (quasi feroce) ironia, E.B.

Luciana Bianchi Cavalleri ha detto...

Malattia insanabile e contagiosa...ehehe...condivido
(e, di mio, aggiungerei anche "inguaribile"!)

Che poi, è ciò che disse anche Eugenio Montale, di sè stesso:

" (…) In ogni modo io sono qui perché ho scritto poesie, un prodotto assolutamente inutile, ma quasi mai nocivo e questo è uno dei suoi titoli di nobiltà. Ma non è il solo, essendo la poesia una produzione o una malattia assolutamente endemica e incurabile."

(Dal discorso alla cerimonia di consegna del premio Nobel, 1975)

Luciana
www.comoinpoesia.com

Eleonora Bellini ha detto...

Grazie!