mercoledì 22 gennaio 2025

Il ponte dell'impiccato, di Corrado Peli

Il ponte dell’impiccato completa e conclude la storia narrata nel precedente volume La maledizione di Fossosecco. I due romanzi insieme costituiscono la serie La balotta dei Tramonti. Il termine balotta, tipicamente e pressoché esclusivamente bolognese, indica una molteplicità di persone aggregate insieme in uno stesso luogo, un gruppo omogeneo, insomma. E determinato e coeso, salvo qualche baruffa passeggera, è appunto il gruppo costituito da Marco, Stefano, Andrea, Lucia e Mirella. Il romanzo è introdotto da un’ampia narrazione dei fatti narrati nel primo volume. Spiega l’autore: “Se hai letto La maledizione di Fossosecco, questo riassunto ti sarà utile per rientrare nella storia, se non l’hai letto, queste righe ti aiuteranno a capire a che punto della storia siamo arrivati”. La storia certamente attirerà ragazzi e giovani adulti, ma potrebbe piacere anche a tutti coloro che, a qualsiasi età, amano leggere storie di fantasmi e calarsi nel buio dei misteri. L’atmosfera in cui si svolge la vicenda, dall’antivigilia di Natale fino al giorno di san Valentino, è abilmente studiata e descritta. L’ambiente è quello di un piccolo paese della pianura padana, con i suoi personaggi in vista, con i semplici cittadini di tempra orgogliosa intelligente e arguta, con la vita che scorre tra abitudini consolidate, saluti consueti, silenzi eloquenti. E tuttavia, dietro questa apparente calma si nascondono la violenza, il mistero e il male. 

La recensione completa si legge su Mangialibri al link Il ponte dell’impiccato | Mangialibri dal 2005 mai una dieta

Corrado Peli, Il ponte dell'impiccato, Fanucci 2024

sabato 18 gennaio 2025

Tempesta Matteotti, di Luisa Mattia

« ... avevo in mente una storia che si svolgesse negli ultimi mesi della vita di Matteotti fino alla sua morte, con al suo interno, accanto ai protagonisti realmente esistiti, Giacomo Matteotti e sua moglie Velia, personaggi di fantasia come Cesira, la giovane domestica e Augusto, il garzone di Remo, il fornaio di casa Matteotti, che in un primo momento si fa affascinare dalla rozza propaganda fascista. [...] L’idea era quella di scrivere un libro su Matteotti che arrivasse al cuore dei ragazzi, che stimolasse i loro pensieri, che facesse accadere qualcosa dentro di loro» così Luisa Mattia narra in una intervista a LEFT dei 5 agosto scorso la genesi e l'intento di "Tempesta Matteotti", romanzo dedicato a Giacomo Matteotti nel centenario del suo assassinio di cui Mussolini, in un celebre discorso, si assunse, lui "solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto".

Luisa Mattia si sofferma sulle consuetudini della vita domestica di Matteotti, sulla delicata tenerezza del rapporto con la moglie, sull'affettuosa giocosità del tempo che dedica ai suoi bambini, sul suo senso del dovere e sulla fermezza con cui, senza mai farsi intimorire, si dedica al proprio lavoro di deputato socialista. "Tempesta" era definito Matteotti dai compagni di partito, per il suo coraggio e per la sua indomita e forte determinazione nel difendere le proprie idee e il popolo che rappresentava in parlamento. Giusto e forte, ma anche delicato e gentile egli appare alla giovanissima domestica Cesira, che partecipa alla vita familiare di Giacomo e di Velia e che guarda alla coppia con sconfinata ammirazione. Così Cesira non può non paragonare Augusto, il suo corteggiatore, il garzone del fornaio goffo e analfabeta, brusco e rude nel corteggiamento, al dottor Giacomo, uomo forte e coraggioso, ma mai violento.

I tempi sono duri e crudeli, le milizie del duce, rozze e millantatrici, si fanno sempre più aggressive e violente. Il 10 giugno 1944 Matteotti viene rapito, manganellato e ucciso; il suo corpo, abbandonato in campagna, sarà ritrovato solo due mesi dopo.

Raccontare ai ragazzi questa vicenda con il suo tragico epilogo significa raccontare, personificandole e dando loro un volto, un nome, dei sentimenti che cosa sono la democrazia e la libertà: non vuoti nomi, ma ideali tradotti, giorno per giorno, in scelte e azioni concrete. Suggestivo e toccante il capitolo "Sono morto un attimo fa" in cui Giacomo, ormai privo di vita, descrive la sua morte, le azioni dei suoi assassini, pensa con struggente nostalgia a Velia e ai bambini: "non avranno altre fiabe da me, né Velia i miei baci". Questo romanzo, opera di fiction con salde radici storiche, offre ai giovanissimi lettori un percorso sulla strada della storia. Percorso essenziale perché "chi non conosce la storia è destinato a ripeterla", come sta scritto in trenta lingue sul monumento all'ingresso del campo di concentramento di Dachau.


Luisa Mattia, Tempesta Matteotti, Lapis 2024



sabato 11 gennaio 2025

Topittori in edicola, social media judgments e utilizzatori finali, i bambini lettori

Dal 27 dicembre 2024 e per quaranta settimane sono in edicola, insieme alla Gazzetta dello Sport e al Corriere della Sera, gli albi illustrati più noti e amati di Topipittori editore, in formato ridotto e copertina cartonata. Trovate qui l'elenco completo Biblioteca Topipittori in Edicola (La Gazzetta dello Sport) | PrimaEdicola.it. L'apparizione in edicola di una casa editrice innovativa e raffinata come Topipittori ha suscitato sui social, specie Facebook, un animato e preoccupato dibattito da parte di librerie - soprattutto, e a ragione, indipendenti - illustratori, scrittori e altri che a vario titolo si occupano in modo professionale dei libri per bambini e ragazzi. Dibattito che ha dato luogo anche a un chiarimento da parte dell'editore, che non è il primo ad andare in edicola con i suoi libri; lo hanno infatti preceduto, tra gli altri e se non ricordo male, EL/Einaudi Ragazzi, Babalibri, Gallucci, Il Battello a Vapore.

In Italia nel 2023 sono state censite dall'ALI 3.708 librerie indipendenti che occupano oltre undicimila addetti e che si attendono difficoltà sull'andamento della loro attività economica, anche se ricavi e occupazione finora hanno tenuto, specie per circa la metà delle librerie che distribuiscono anche libri scolastici. Un resoconto completo si legge qui Librerie indipendenti, i dati e le analisi dell’Osservatorio Ali | Confcommercio. Lungi da me intervenire sui temuti effetti economici negativi sulle librerie del portare in edicola i libri, specie gli illustrati, per bambini. Mi fido di quanto afferma chi in quel settore lavora e vi spende energie, passione, conoscenze.

Vorrei invece portare l'attenzione su un elemento diverso ed elementare che potrei riassumere in questa domanda: quanti piccoli lettori (potenziali) possono essere raggiunti dai bei libri di una libreria e quanti da una parte di quei libri se vanno in edicola? I dati relativi al 2022 ci dicono che le edicole in Italia sono circa 11.900 (Chiudono le edicole in Italia, ma il fenomeno interessa a qualcuno?). Molte di queste resistono ancora, a volte in simbiosi con cartolerie o tabaccherie, anche in piccoli o medi paesi. Paesi nei quali non vi sono librerie e talora nemmeno biblioteche pubbliche degne di questo nome e nei quali, a sorpresa ma nemmeno tanto, si ripropone l'antica contrapposizione tra città e campagna, che poi nel contemporaneo possiamo tradurre tra città e periferie (a vario titolo). Un contrasto non superato dagli estesi accessi ai social perché, come ci insegna la psicologia sociale, "si cerca ciò che si conosce".

I bambini dunque che vivono in questi sfortunati paesi (e non sono pochi) dai quali le librerie sono lontane come potranno scoprire libri, nuovi, belli diversi da quelli che capita di incontrare sugli scaffali di qualche supermercato? Come potranno esercitare quella curiosità che nei primi anni di vita c'è sempre avvicinando opere ben scritte e magnificamente illustrate? Ricordo diverse conversazioni con Roberto Denti, fondatore della Libreria dei Ragazzi di Milano, a proposito di una certa colonizzazione Disney dei classici della fiaba: alcuni bambini, per forza di cose, conoscevano solo il volto e il corpo del Pinocchio disneyano, per fare un solo esempio, venendo così deprivati, oltre che della libera e spontanea immaginazione individuale anche della completa formazione di un gusto estetico. Nacque così in biblioteca una mostra su tutti gli illustratori di Pinocchio, da Chiostri a Innocenti e Attilio. Per i più - anche adulti - fu una vera sorpresa.

Ma non divaghiamo. A me pare che trovare bei libri in edicola a un prezzo accessibile per i genitori sia una strada utile per non negare ai bambini delle "periferie" la possibilità di conoscere un ampio numero di testi, tante modalità di illustrare, diversi modi di raccontare. O vogliamo che i bambini dei paesi senza libreria, dei paesi con biblioteche zoppicanti, crescano come cittadini di serie B o C? Credo che nessuno lo voglia, perché questa penalizzazione degli attuali bambini che vivono nelle periferie di ogni tipo si potrà ripercuotere sul futuro loro e della società tutta: chi farà il libraio se non ha amato i bei libri da piccolo? chi farà l'editore se non ha conosciuto diversi editori e le loro vicende libresche? chi conoscerà da grande le gioie della lettura se non le ha sperimentate da piccolo vicino a casa?

A mio avviso, trovare in edicola libri belli, questi di adesso e quelli che li hanno preceduti, può essere una strada. Non la soluzione del problema delle diverse e variegate forme di deprivazione culturale esistenti, ma una strada per ampliare i punti di vista su editori autori illustratori contenuti, sì. Perché i bambini vanno in edicola a comperare le figurine, magari il giornale per il nonno, forse, come avviene nel mio paese, pure le caramelle o il quaderno dell'ultimo minuto.

L'alleanza attorno al libro, specie quello per l'infanzia, credo non si possa interrompere, né debba traballare mai, specie in un Paese come l'Italia, in cui il cittadino medio non è certo impegnato nella corsa alla lettura. Se è chiaro che editori, librai, edicolanti vengono sorretti da un legittimo e imprescindibile interesse economico - e non potrebbe essere diversamente altrimenti nessun libro sarebbe stampato, diffuso, venduto, letto e conosciuto - altre istituzioni come la scuola e le biblioteche possono diffondere la conoscenza dei libri e il piacere della lettura, ciascuno nel proprio ambito.

Se io fossi ancora la direttrice di una biblioteca con sezione ragazzi, ad ogni uscita in edicola di un'opera farei una vetrina intitolata "La settimana di..." e ci metterei di volta in volta i libri presenti sui miei scaffali, scritti o illustrati dall'autrice o dall'autore in edicola quella stessa settimana, dalla A alla Z, come Alemagna e Zoboli, giusto per riferirici al caso di cui qui scrivo. Lo stesso farei se fossi una libraia. Se il libro in edicola sarà piaciuto, qualcuno saprà così che ne esistono altri di quell'autrice, autore, illustratrice, illustratore, editrice ed editore. Forse verrà ad acquistarlo o a prenderlo in prestito. E per i paesi privi di libreria o di biblioteca da cui siamo partiti? Chissà!



sabato 4 gennaio 2025

La compagnia di Cinecittà, di Altea Villa

Cinecittà fu inaugurata nell'aprile del 1937. Solo sei anni dopo, nel 1943, fu occupata dai nazisti e colpita dai bombardamenti alleati. Metà dei teatri di posa furono distrutti. Quando un anno dopo, nell'ottobre 1944, l'area fu requisita dalle organizzazioni internazionali per gli aiuti ai rifugiati. in quel tempio del cinematografo e della creatività trovarono asilo alcune migliaia di rifugiati sia italiani che stranieri, tra i quali molte bambine e bambini. Le loro condizioni di vita erano difficili: il cibo scarseggiava, l'acqua pure, le condizioni igieniche erano precarie e le malattie diffuse. Altea Villa ambienta in questo scenario storico il suo romanzo narrandoci le vicende di un gruppetto di bambini che, pur nelle povere e precarie condizioni di vita del campo, scoprono le meraviglie della recitazione, del teatro e del cinema trasformandosi in attori, sceneggiatori e coreografi. Ines, Bambina, Ermete e Simone, ciascuno con il suo carico di dolore, scoprono le reciproche affinità, il valore della cooperazione e, soprattutto, "La tempesta" di Shakespeare, un'ancora di bellezza e di salvezza nella desolazione quotidiana.

Altea Villa, La compagnia di Cinecittà, Edizioni San Paolo 2024


giovedì 2 gennaio 2025

Il Natale di un bambino nel Galles, di Dylan Thomas

Dylan ormai adulto ricorda e racconta i Natali dell’infanzia che "si somigliano tutti e sono privi di suoni tranne le voci che a volte sento discutere un attimo prima di addormentarmi [...]. Tutti i Natali rotolano giù verso il mare dalle due lingue, come una luna fredda e impetuosa che si getta a capofitto dal cielo che era la nostra strada”. Subito entra in scena il protagonista, Dylan bambino, mentre se ne sta insieme al suo amico Jim nel giardino della mamma, la signora Prothero. Nevica e i due ragazzini aspettano che arrivino i gatti. Perché? Per bersagliarli di palle di neve. I gatti più sprovveduti si fanno avanti, quelli più saggi evitano di farsi vedere. A un certo punto, improvviso, si alza, forte e disperato, l’urlo della signora Prothero: al fuoco! Al fuoco! Dylan e Jim si precipitano in casa, le braccia cariche di palle di neve. La casa è piena di fumo, bisogna fare qualcosa e i due bambini lanciano tutti i loro gelidi proiettili contro quel fumo senza fuoco. Arrivano poi anche i pompieri a risolvere la situazione con gli idranti. Nessun altro di certo può aver avuto una vigilia di Natale così eccitante e rumorosa, pensa Dylan con soddisfazione. Anche se è sempre bello il Natale nel Galles: nevica fitto, le nevicate sono lunghe, la neve scende abbondante a incappucciare i campanili, “bianchi di neve e neri di pipistrelli”, le campane suonano e sembra che cantino con gioia. Accresce la gioia e l’atmosfera fiabesca l’arrivo dei regali, quelli utili - copriorecchie, sciarpe, berretti - e quelli inutili - pupazzetti, caramelle, paperelle, albi da colorare, soldatini di latta -. Insieme ai regali, poi, arrivavano stuoli di zii e di zie. Per festeggiare insieme "nella lunga notte che si faceva sempre più fonda".

Il Natale di un bambino nel Galles (A Child’s Christmas in Wales), breve, delizioso racconto, nacque come pezzo per la radio della BBC e oggi in rete se ne può ascoltare la lettura dalla viva voce di Dylan Thomas (registrazione del febbraio 1952, in lingua originale: A CHILD’S CHRISTMAS IN WALES read by Dylan Thomas, introduced by Billy Collins di Harper Audio Presents). Tornare ai ricordi d’infanzia - lo scrittore ne è certo - non è solo esercizio di memoria, non è nemmeno solo nostalgia, ma è un tuffo nel mito e, grazie al mito che colora quelle reminiscenze lontane, diviene un tuffo in una speciale, tutta individuale, forma di eternità. Semplice, se pur immaginoso e variegato, il linguaggio, veloce lo stile, lontano il tempo, infantile la visione del mondo, questo racconto è un dono di paesaggi e di avventura, di sensazioni e di sorrisi, di antiche e leggendarie presenze, di memoria condivisa tra umorismo e intensità di affetti nitidi e forti. E poi la neve, tanta neve che contribuisce a rendere più intensa l’atmosfera di quegli anni irripetibili e magici grazie anche alle storie incredibili narrate accanto al fuoco e grazie al canto e alla musica che a Natale non mancano mai. Le magistrali illustrazioni di Fabian Negrin, da quella che raffigura l’intensa battaglia con le palle di neve della copertina fino alla conclusiva, che ritrae la canora e un po’ brilla zia Hannah con “il cuore a Nido di Uccello”, sono perfettamente coerenti con la narrazione, tra realtà e fantasia. 

D. Thomas, Il Natale di un bambino nel Galles, Orecchio acerbo 2022,
Traduzione di Riccardo Duranti, illustrazioni di Fabian Negrin