lunedì 8 gennaio 2024

Addio alle armi, di Ernest Hemingway

"Il titolo del libro è Addio alle armi e eccettuati tre anni da quando è stato scritto c'è stata quasi continuamente una guerra di qualsiasi genere. C'era qualcuno che diceva sempre, perché questo tale è così preoccupato e ossessionato dalla guerra, e ora dal 1933 forse è chiaro perché uno scrittore debba interessarsi al continuo, prepotente, criminale, sporco delitto che è la guerra. Siccome di guerre ne ho fatte troppe, sono certo di avere dei pregiudizi, e spero di avere molti pregiudizi. Ma è persuasione ponderata dello scrittore di questo libro che le guerre sono combattute dalla più bella gente che c'è, o diciamo pure soltanto dalla gente, per quanto, quanto più ci si avvicina a dove si combatte, tanto più bella è la gente che si incontra; ma sono fatte, provocate e iniziate da precise rivalità economiche e da maiali che sorgono a profittarne". Così, deciso e chiaro, Hemingway nell'introduzione, scritta a Cuba nel 1948, al suo romanzo "pubblicato la prima volta che il mercato crollò nel 1929".

La vicenda si svolge nel 1917, l'anno di Caporetto, in Italia, sul fronte orientale. Qui Frederic Henry, presta servizio volontario nei reparti sanitari dell'esercito italiano. Durante una libera uscita conosce Catherine Barkley, affascinante e delicata infermiera inglese, e se ne innamora, ricambiato.

Stresa, sul lago Maggiore, li accoglie per un momento sereno del loro amore, mentre Frederic è in licenza per convalescenza. Da qui la guerra è lontana e si può coglierne con chiarezza tutta l'ingiustizia, tutta l'insensatezza: Frederic ne ha abbastanza, tanto più che Catherine aspetta un figlio. I due decidono di rifugiarsi in Svizzera, dove giungono dopo un avventuroso viaggio in barca, risalendo il lago di notte verso nord. Clandestini in fuga, si mantengono lontano dalla costa, remando il più in fretta possibile tra le montagne innevate e sotto la luce della luna, prima che nasca il giorno. In Svizzera Catherine e Frederic verranno accolti e sembra che, tra quei monti, il futuro accenda una luce per loro, lontano dai morti e dalla guerra. E tuttavia il romanzo non avrà un lieto fine.

Addio alle armi racconta senza retorica la guerra, la solitudine dei vivi, il dolore per i morti, con linguaggio asciutto, essenziale, quasi perennemente stupefatto. E allo stesso modo, disperato e lucido insieme, racconta l'amore.

         Edizione del romanzo negli Oscar Mondadori (1965) 
     con traduzione di Fernanda Pivano



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