sabato 20 novembre 2021

20 novembre Giornata mondiale dei diritti dell'infanzia. Dialoghetto dell'alba, di Eleonora Bellini

"Un bambino è morto nel bosco,
di freddo e fame come Pollicino,
come Gesù bambino, al freddo
e al gelo, fuori da ogni grotta"

"Mannò, Pollicino si è salvato
e Gesù è morto da uomo. Cosa dici?"

"Un bambino è morto nel bosco
sul confine come Cappuccetto
Rosso in bocca al lupo, come Hansel
nel forno della strega"

"Mannò, Cappuccetto si è salvata
e anche Hansel, il furbacchione"

"Un bambino è morto. Aveva visto
il mondo da poco più di un anno
e ascoltato fragori di battaglia
e sfiorato duri calcinacci. Ignota
al mondo la sua vita piccola"

"Come per tutti i bambini.
Guarda avanti!"

"Bravo! Allora celebriamo in incoscienza
la presente altisonante Giornata
mondiale dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza,
l'ennesima e diffusa dissociazione
tra parola e azione. Diamo il via
alle celebrazioni con i consueti librini, giochini.
filmini, motivetti cantati e fischiettati,
posterini, disegnini e tutta la grancassa
del buoncuore (per ventiquattrore).
Caro, quest'anno non partecipo. Mi sale
un tornado dall'anima, mi romba
una tromba d'aria nelle orecchie. E la mia rabbia
urla come mai era successo. Pesto i piedi,
tendo le braccia, vuote, spremo
qualche lacrima, faccio pietà. Sono
la Pietà".

Un bambino è morto sul confine. Dall'Oriente
oggi il sole non è sorto. Sulla foresta
si stende l'ombra dell'oblio. (I notiziari
cicaleggiano di PIL).

Eleonora Bellini
Borgo Ticino, 20 novembre 2021
Giornata mondiale dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza

                                                                 Foto dal web (TSI)


giovedì 18 novembre 2021

"Un carattere decisamente militante". Giannino Piana recensisce "Stanze d'inverno" di Eleonora Bellini

Questa importante (e nutrita) raccolta di poesie di Eleonora Bellini ha un deciso carattere biografico. E questo non perché ella parli di sé – nulla vi è in tale raccolta di autoreferenziale – ma perché la molteplicità dei temi affrontati e la passione con cui vengono trattati lasciano trasparire aspetti di una forte personalità dalla profonda vita interiore, che non ha paura di misurarsi con gli eventi più diversi della odierna vicenda storica, non nascondendo di fronte a quanto avviene il proprio pessimismo per il futuro. Una personalità insieme forte e dolce, che esterna con pudore (e perciò con discrezione) sentimenti personali e giudizi sulla situazione della società, conferendo alla propria scrittura un carattere decisamente militante. 

L’orizzonte che segna i confini entro i quali si inscrive il racconto esistenziale della Bellini è costituito dalla percezione degli stretti legami che intercorrono tra i diversi ordini della realtà. Uomo, animali e natura sono tra loro in un rapporto di piena reciprocità, che non è fondato soltanto sul comune afflato vitale, ma che si propone anche come condivisione di gioia e di dolori, di cocenti delusioni e di attese nutrite di speranza. L’oscillazione tra questi opposti poli è l’ordito di cui è intessuta la realtà con le sue strutturali (connaturate) ambivalenze. Un ordito che rende ragione dei processi di costante mutamento in corso, i quali affondano le loro radici in una visione cosmica dai risvolti – si direbbe – persino panteisti. E’ la natura, nelle sue varie sfaccettature – come ci ricorda Paolo di Tarso – che soffre come sotto le doglie del parto, a causa delle permanenti contraddizioni che l’attraversano, e che l’uomo non ha mancato (e non manca) di accentuare con la sua spregiudicata (e incosciente) condotta.

Emblematico è in questo senso il piccolo bellissimo poema “Stanze d’inverno” che dà il titolo all’intera raccolta, dove alla descrizione di una natura fredda e disadorna si associano stati d’animo che segnalano lo scorrere veloce del tempo e invitano a fare memoria della morte, che porta con sé la cancellazione di ogni possibile forma di comunicazione, aggravata dal “… ricordo di coloro/ a cui più nulla possiamo raccontare” (A pianterreno, p. 13) e dalla considerazione che “muore con la persona il suo pensiero”. Tutto questo nella “indifferenza beata delle cose”, che rimangono apparentemente immutate – dalla targa accanto al campanello alle luci dirimpetto accese fino al transito lento del treno – ma che rivelano in realtà una sorta di logorìo, frutto del venir meno di una relazione che le rende pienamente vive (Ibidem, p. 14).

Si fa strada, in questo contesto, la richiesta di rispondere a una domanda ineludibile, che affiora in tutta la sua drammaticità nell’alternarsi di vicende, nelle quali storia e natura, tempo e spazio appaiono inequivocabilmente intrecciati in una intrinseca, dinamica correlazione, in cui non è difficile cogliere l’intimità segreta della realtà. Alle dinamiche proprie degli eventi di vita quotidiana – si pensi soltanto al dramma della malattia fisica e psichica – si accompagna (e con esse interagisce) la tragedia di fenomeni collettivi, come il moltiplicarsi dei focolai di guerra, il rifiuto di accogliere gli immigrati che muoiono sui barconi, lo svilimento della Resistenza patrimonio essenziale della nostra storia, la violenza esercitata nei confronti dell’ambiente e, da ultimo, il dilagare recente del virus che ha annientato (e annienta) milioni di persone nel mondo.

L’attualità di quest’ultimo fenomeno – la pandemia – che ha fatto irruzione in modo del tutto inaspettato e sconvolgente “… un virus, / uno dei tanti, / però ancora sconosciuto, un imprevisto invisibile / sul palco, ‘scena aperta’” (Poesia estremamente sgradevole, p. 109), suscita nell’animo umano le reazioni più svariate, fa scoprire all’uomo la sua vera natura, smentendo l’onnipotenza prometeica, frutto di una improvvida fiducia nella scienza e, ancor più, nella tecnologia, mettendo a nudo la fragilità e la precarietà della condizione umana: “… Ciascuno custodisce in sé / la sua risposta e a tutti è data una certezza: / siamo una specie sulla terra, ma specie non eterna” (ibidem, p. 110). Grande è lo sconcerto che questo provoca e che ci porta a ripensare questioni cruciali come quella del tempo e quella del male. La prima ci fa toccare con mano che “ il tempo, / messo da parte l’orologio, resta / un mistero (Rileggendo Pinocchio, p. 114); la seconda, quella angosciante del male, ci ricorda che la sua “extrema ratio” rimane imperscrutabile, come ci ha detto “un uomo, solo/ in una notte di pioggia, avvolto / dall’abbraccio di mirabili colonne che nessun genio /odierno / saprebbe replicare, sdoganando / tutta la tragedia umana” (Il tarassico, p. 113).

Non tutto è però negativo. A riscattare una situazione carica di angoscia vi sono anzitutto gli affetti, collante di una vita che ritrova passione e calore. Il canto di Eleonora Bellini si fa qui intenso (e coinvolgente) e diviene eco significativa di quel intreccio di relazioni cui si è alluso che segnano la vita dell’universo. A questo suggestivo mondo, che è costituito dalle varie espressioni dell’amore, sono dedicate liriche di rara bellezza, tra le quali una in particolare in “Pagine di diario”, che merita di essere riportata in una parte consistente per le immagini con cui l’amore viene evocato:

L’amore è nel gioco che incanta,

l’amore è la nonna che canta,

la chioma corvina di mamma,

il cane che abbaia la sera.

L’amore che vive nel sonno

È fasto e teatro di sogni.

L’amore è la legge che apre il sipario,

l’amore è futuro di luce.

Oltre la soglia è chiaro spiraglio 

(Oltre la soglia, p. 24)

E, accanto all’amore, Eleonora non manca di dare spazio anche al sentimento religioso. Uno spazio che ha il suo epicentro nel Natale, dove alla nostalgia per i “Natali antichi”, dove tutto era ispirato alla semplicità e alla povertà, si accompagna l’invocazione accorata che il celeste bambino, “sorriso di mistiche speranze”, “vessillo in tempi oscuri” (Ventitre, p. 88) ritorni: “Corri, vieni, ritorna! Luce / nascosta dove sei? /… Corri, torna, / scendi, accendi, impara / che tra noi ancora scotta / e brucia, più rovente della fiamma / più infida della brace, la malinconia” (Uno p. 65).

Qui il linguaggio della poesia si confonde con quello della mistica (non sono forse le due esperienze tra loro strettamente legate e interdipendenti?), assegnando a tutto il cammino di Eleonora, che percorre pagine di storia, personale, sociale e civile un’ impronta non passeggera ma aperta, nonostante i segnali in larga misura contrari, a una speranza che diviene promessa per il futuro.

ELEONORA BELLINI, Stanze d’inverno e altre poesie, con una nota di Alfredo Luzi, Book editore 2021


lunedì 15 novembre 2021

Il clero lombardo nella rivoluzione del '48, di Achille Marazza

Milano nella storia attraverso la ricostruzione di Achille Marazza, antifascista, componente del CLN Alta Italia, costituente e ministro nei primi anni della Repubblica. Nel post l'estratto di un articolo che dà conto del suo saggio  sul contributo del clero alle Cinque Giornate di Milano.
Achille Marazza aveva indagato da sempre e con passione l’apporto dato da Milano al movimento unitario, anche attraverso la ricerca ed lo studio di documenti relativi alle Cinque Giornate del 1848: ricerca e studio che erano sfociati giusto tre anni prima della ricorrenza centenaria in un libro Il clero lombardo nella rivoluzione del ’48, pubblicato dalle Edizioni del Milione. Del libro fu stampata anche un’edizione di pregio di soli 51 esemplari, tirati su carta a mano e fuori commercio a cura della Tipografia Staderini di Roma. Il saggio consta di quattro capitoli: I. La guerra santa; II L’arcivescovo; III Azione amministrativa e politica del clero; IV Tramonto. Marazza esordisce avvertendo il lettore che il suo intento non è certo quello di esaurire l’argomento del contributo dato dal clero lombardo, in tutti i suoi gradi, agli eventi del marzo 1848, ma piuttosto quello di “additarlo come degno di studio e ricco di interesse”, spronando gli studiosi a nuove ricerche, ad ulteriori approfondimenti. Pur con questa premessa l’argomentazione si sviluppa per 123 pagine ed è ricco il numero delle fonti consultate. Vi troviamo infatti, oltre ai documenti dell’Archivio di Stato di Milano, le opere di storici e saggisti sia di parte italiana che di parte austriaca. Tra questi ultimi sono citati il generale austriaco Schoenhals, con le sue Memorie della guerra d'Italia degli anni 1848-1849 e von Hübner, diplomatico avviato alla diplomazia da Metternich, che fu preso in ostaggio a Milano nel 1848 e lasciò di quei fatti un diario. Un riferimento costante del saggio di Marazza sono poi i celebri Documenti della Guerra Santa d’Italia (1849-1852), l’Archivio triennale delle cose d’Italia dall’avvenimento di Pio IX all’abbandono di Venezia (1850-1851), le Carte segrete e atti ufficiali della polizia austriaca in Italia dal 4 giugno 1814 al 22 marzo 1848(1851-1852), promossi, diretti e coordinati da Carlo Cattaneo per la Tipografia Elvetica di Capolago, fondamentale punto di riferimento per i patrioti del Risorgimento, e che pubblicò, tra gli altri, Gioberti, Balbo, d’Azeglio, Rusconi, Cattaneo, De Boni, Ferrari.

L'intero articolo di Eleonora Bellini, pubblicato su Verbanus n. 32/2011, si legge qui Academia.edu

Achille Marazza, Il clero lombardo nella rivoluzione del ’48, Edizioni del Milione 1848

venerdì 12 novembre 2021

Stanze d'inverno e altre poesie, di Eleonora Bellini

Raccolta di poesie con nota di lettura di Alfredo Luzi. In copertina riproduzione di un monotipo di Ario (Ariodante Marianni), 1964. L’attualità culturale e sociale dell’intera raccolta risiede, a mio parere, anche nella consapevolezza ecologica che Eleonora Bellini esprime assumendo una prospettiva sistemica di luogo e di ambiente, nel suo dare ospitalità testuale al paesaggio e alla natura e nel dare voce alle creature non umane. La sua poesia è abitata da talpe, lumache, gazze, pavoni, locuste, formiche, e lo spazio è definito dal pesco, dal ciliegio, dall’ortensia, dalla rosa, dal prato. In La finestra aperta è, ad esempio, la vista di una coccinella a spingere la figura femminile a riflettere su “quanto bene gli insetti / conoscano i misteri della vita”, mentre in I lupi l’autrice, parlando del ritorno dell’animale selvaggio in alcune zone del Piemonte, svolge le sue considerazioni sul rischio dell’inquinamento prodotto dai contemporanei convinti, a torto, che “tutto va bene / per gli umani, tutto / tranne i lupi” (Alfredo Luzi)

Il suo libro è di una rara profondità e eleganza e risospinge indietro, a stagioni che appaiono nel gioco della memoria sempre più struggenti. Ma è un libro, anche, capace di stabilire con il presente un rapporto radente fino alla crudeltà. Non viviamo tempi allegri, ma questi ci sono toccati (Franco Contorbia)

Composta di due parti e di otto sezioni, la raccolta si snoda tra testi brevi e testi narrativi di varia lunghezza, tra versi fulminanti di verità e dialoghi tenuti sul registro di un’ironia (sulle cause e sulle conseguenze di un atto-evento) imperdonando il nonsenso dell’ovvietà, tra il muro del definitivo non scalabile e il tentativo reiterato di trovare crepe (Maria Lenti)

Il linguaggio è, come sempre, di una coloritura, di una leggerezza, di una immaginazione creatrice, che non perdono mai il dialogo infinito con le radici della realtà in cui viviamo. Sono poesie nelle quali si rispecchiano le penombre di poeti che lei molto ama: si leggono e si rileggono senza fine. La cascata creatrice delle parole che rimandano anche  alle esperienze quotidiane, che si rinnovano ogni giorno, rendono questo libro ancora più entusiasmante (Eugenio Borgna)

L’amore per la poesia non Le viene meno, e La ritrovo fra gli alberi e gli insetti del Ticino, anzi, se non erro, in autoritratti camuffati come “Quattro chiacchiere da ballatoio senza ballatoio” (Carlo Carena)

Il libro mi ha molto colpito, in particolare nella successione dell'Avvento, ma tutto in generale (Paolo Ruffilli)

Eleggendo l'inverno a luogo privilegiato di osservazione e di contemplazione, grazie a queste "stanze", Eleonora Bellini ci offre una raccolta ricca ed eterogenea in cui si trattano i grandi temi dell'esistenza: il significato del tempo e della vita, il rapporto fra uomo e natura, l'eredità insopprimibile dell'infanzia in ogni uomo e donna, il bisogno di ricostruire un rapporto con l'altro e il senso di comunità (Fabrizio Bregoli) 

Alcune recensioni on line:

Anna Maria Curci su Poeti del Parco Poeti del parco

Gualberto Alvino su Treccani

Alessandro Fo in Voci di scrittori del nostro tempo 

Antonio Spagnuolo su Poetrydream

Emilio Capaccio su Limina Mundi - Per l'alto mare aperto

E su questo blog la lettura di Giannino Piana: LE LETTURE DI DON CHISCIOTTE: "Un carattere decisamente militante". Giannino Piana recensisce "Stanze d'inverno" di Eleonora Bellini




domenica 7 novembre 2021

L' affronto, di Yasmina Khadra

Driss Ikker, vicecommissario di polizia di Tangeri, è sconvolto perché sua moglie è stata stuprata. Si allontana da casa, si rende irreperibile, si stordisce con l'alcool e nell'incontro con una laida prostituta. Ma soprattutto si tortura rievocando l'immagine della moglie Sarah, donna bella e intelligente, legata al letto mentre chi le ha usato violenza fugge dopo avere assestato un forte colpo in testa proprio a lui, il marito, rientrato prima del previsto non per sua scelta e senza nessun sospetto, da un viaggio di lavoro. Il vicecommissario comincia a indagare in proprio sulla violenza subita da Sarah, dato che i colleghi, demotivati e distratti, arrestano un poveraccio e lo sottopongono a tortura per estorcergli una confessione del tutto improbabile. L’affronto” è un romanzo giallo di fine analisi psicologica. Di umili origini, Driss ha fatto carriera grazie alla protezione del suocero appartenente a una classe sociale assai più elevata della sua. Per questo subisce spesso l’invidia dei colleghi. La tremenda vicenda in cui a un certo punto si trova coinvolto lo tortura non solo perché sente infangato il suo onore, ma anche perché ama sinceramente la moglie. Tuttavia, sentendosi irrimediabilmente oltraggiato nel profondo, non riesce a ristabilire una comunicazione con Sarah, che, a sua volta, rifiuta di essere considerata "solo carne contaminata" e confida all'amica più cara: "Quando vedo la faccia che ha Driss, lascio perdere. In questo genere di battaglie bisogna essere alleati, e lui non mi aiuta. Si è chiuso in se stesso, il che rende vani tutti i miei sforzi". Driss non riesce però a superare la vergogna abbattutasi, più ancora che sul suo onore, sulla sua più profonda intimità. E non riesce più a comunicare con Sarah, anche perché una domanda gli martella in mente, insistente e ossessiva: si è trattato veramente di uno stupro? Il vicecommissario riuscirà a scoprire la verità, ma il prezzo da pagare sarà immenso e tragicamente doloroso. 

Yasmina Khadra, L'affronto, Sellerio 2021. Traduzione di Marina Di Leo.

venerdì 5 novembre 2021

La pattuglia dei bambini, di Deepa Anappara

Romanzo coraggioso e radicato nella realtà più profonda dell'India, non quella delle cartoline per i turisti, ma quella in cui lo smog incombe, insieme alla fame, sulla vita quotidiana per giorni e giorni, in cui chi vive nei basti, le baraccopoli senza cibo e senza diritti, è costretto a soccombere alla corruzione e al degrado morale di pochi potenti, ricchi sprezzanti ingiusti. I protagonisti sono tre bambini di nove anni Jai, Pari e Faiz ed è Jai a raccontare in prima persona le vicende sue, della sua famiglia, della scuola, degli amici, della gente che affolla il Bhoot Bazaar. I bambini e le loro famiglie vivono in baracche di una sola stanza, senza acqua né servizi igienici, ma vanno a scuola, ne vestono la divisa, sognano di abbandonare quel degrado e di potere un giorno sottrarsi a un lavoro precario e mal pagato. Quando nel basti cominciano a sparire bambini e bambine di età diverse e la polizia corrotta non fa nulla per trovarli Jai e i suoi amici decidono di investigare in proprio. La situazione diviene di pagina in pagina più drammatica, finché scompare anche Runu-Didi, sorella di Jai e giovanissima e velocissima promessa della corsa.

La pattuglia dei bambini è il romanzo di esordio di Deepa Anappara, giornalista indiana ora emigrata nel Regno Unito, che si è occupata a lungo, per lavoro, di infanzia e povertà. Le sparizioni di bambini poveri (pare che la media indiana sia di 180 piccoli al giorno) costituiscono la piaga sociale, taciuta e misconosciuta, che ispira questo romanzo. "In India i bambini continuano a sparire ogni giorno, il loro traffico rimane un problema reale che non riceve abbastanza attenzione" nota Deepa Anappara nella postfazione. Le sparizioni dei bimbi e dei ragazzini spesso vengono strumentalizzate dal partito al potere, una destra corrotta e crudele, che alimenta la paura dei "diversi" fomentando l'odio, soprattutto quello religioso contro i musulmani, odio presente anche nella vicenda narrata nel romanzo. La scrittrice conclude affermando che "la speranza risiede nelle organizzazioni benefiche che lavorano nell'interesse dei bambini appartenenti alle comunità più povere". Mistero, denuncia sociale e analisi psicologica rendono la lettura di questo libro consigliabile e coinvolgente.

Deepa Anappara, La pattuglia dei bambini, Einaudi 2020. Traduzione di Monica Pareschi (foto dal web)