"Per molto tempo rimasero misteriosi i benefici degli alberi e alberi e boschi erano considerati il più grande dono fatto agli uomini. Da essi originariamente traevano i propri nutrimenti, le loro foglie ammorbidivano le caverne, delle loro cortecce si vestivano; e ci sono popolazioni che vivono tuttora in questo modo. Perciò è tanto più stupefacente che, con tali inizi, oggi si scavino dai monti blocchi di marmo, si vada a procurarsi vesti dai Cinesi e perle dagli abissi del Mar Rosso, smeraldi dalle viscere della terra [...] volendo percorrere la vita umana, agli alberi tocca il primo posto ed essi devono essere introdotti per primi nelle nostre abitudini".
Questo brano, che può sembrare scritto oggi, viene da lontano. Il suo autore è, infatti, Plinio il Vecchio (23-79), scienziato e scrittore. Lo ritroviamo, insieme ad altri antichi greci e latini, in questa "antologia classica", curata con la consueta limpidezza e maestria da Carlo Carena e uscita in libreria poco prima della sua morte.
Scrive Carena nella premessa: "Poeti e prosatori antichi ci procurano con i loro sguardi e i loro scritti vivi strumenti per ricuperare la natura e lo spettacolo del mondo illibato e immobile, scenario solo di foreste, greggi, pastori e agricoltori; documenti e spesso perle letterarie oggi di inestimabile valore".
Citarne alcuni ci riporta alle scoperte, allo stupore e alle speranze nate e coltivate sui banchi dei licei, in modo tanto vivo che ogni citazione può divenire addirittura folgorante, come nel caso delle più piccole creature dei giardini, dei boschi e dei campi. Troviamo versi di Anacreonte che si rivolgono alla "Beata cicala/ che in vetta agli alberi/ gioisci come un re/ [...] Te amano le Muse,/ ama il Sole/ che ti procurò acuta voce,/ né te logora la vecchiaia,/ saggio prodotto canoro della terra, impassibile di carne senza sangue,/ quasi pari agli dèi" e ci offrono un'altissima lirica e una meditazione filosofica insieme.
E che dire del merlo di Marco Argentario? Il piccolo, canoro uccello saltella di ramo in ramo per accogliere l'invito del poeta: "Non gemere più sulla quercia, non far risuonare/ la tua voce, posato, o merlo, sul ramo più alto./ [...] lànciati invece dove la vite/ spunta e diffonde ombra dalle foglie cerulee./ [...] La quercia offre agli uccelli il vischio insidioso,/ la vite invece grappoli, e Bacco apprezza i cantori".
Esempi sufficienti, questi, per invitare alla lettura di tutta l'antologia nella quale, insieme a reminiscenze, si troveranno nuove scoperte – una sezione è dedicata ai "minori" più difficili da frequentare per i non specialisti. Grandi e minuscoli protagonisti della natura celebrata dagli antichi forse potranno indurre anche noi a maggiore attenzione, considerazione e rispetto per quanto di naturale ancora sopravvive e ci circonda.
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