Leggiamo "Guado", che bene coniuga senso di estraneità e trauma del reale: L'incrocio delle strade/ è una bocca di mantide,/ una ghigliottina in cui passa il vento.// Ci attende il guado; eppure a tempo perso/ ci intratteniamo storpiando i cognomi/ e ci facciamo gioco degli assenti.// Poi verrà per ognuno il turno di mostrare/ di cosa avrà riempito il proprio sacco,/ e rovesciandolo scoprirlo vuoto".
Se nel corso degli eventi e della storia le persone comuni sono quasi sempre ridotte a fuscelli in balia del vento o della corrente, ben si comprende il disincanto e la disillusione che emergono in molti di questi versi. Un icastico esempio è nel finale de "L'inventario dopo la piena": [...] L'universo// replica il gesto della betoniera/ e ha come asse/ un posto vuoto accanto a un uomo solo/.
Guglielmo Aprile, Falò di carnevale, Fara Editore 2021
2 commenti:
E' un bel pezzo ... l'ultima battuta è altamente significativa.
è così
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