Elvira apparteneva a una famiglia molto indigente e tanto bastò, durante il regime instaurato da Adolf Hitler, per etichettare lei e i suoi fratelli come “elementi biologicamente indesiderabili dello Stato nazista”: oltre a quello messo in atto nei lager, un altro meccanismo, questo, di sterminio, realizzato col fine di sopprimere o emarginare - con diagnosi mediche false e devianti – “le vite indegne di essere vissute”. Scrive nella prefazione Erika Silvestri, curatrice e traduttrice del testo: “Questo libro, in cui Elvira ha raccolto la storia della sua vita, è allo stesso tempo un’autobiografia straziante e un documento di enorme importanza storica [...] le parole di Elvira sono come uno squarcio nel buio. A differenza della Shoah, non abbiamo infatti testimonianze dirette dei pochissimi sopravvissuti al programma di ‘eutanasia’ nazista”. Elvira era una bambina tedesca, come tutti i piccoli pazienti del reparto infantile speciale dell’ospedale di Uchtspringe, dove furono uccisi 753 bambini e adolescenti.
Elvira Hempel Manthey, La piccola Hempel, Utet 2024 |
La recensione completa si legge su Mangialibri, al link La piccola Hempel | Mangialibri dal 2005 mai una dieta
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