Ciò che mi disgusta della guerra è la sua stupidità. Amo la vita. Non amo nient'altro che la vita. È molto, ma capisco che si possa sacrificarla a una causa giusta e bella.
Ho curato malattie contagiose e mortali senza mai risparmiare la mia completa dedizione.
In guerra ho paura, ho sempre paura, tremo, me la faccio addosso. Perché è stupida, perché è inutile. Inutile per me.
Inutile per il compagno che è con me sulla linea di tiro. Inutile per il compagno di fronte. Inutile per il compagno che sta accanto al compagno di fronte nella fila dei fucilieri che avanza verso di me.
Inutile per il fante, per il cavaliere, per l'artigliere, per l'aviatore, per il soldato, il sergente, il tenente, il capitano, il comandante.
Attenzione, stavo per dire: il colonnello. Sì, forse il colonnello, ma fermiamoci.
Inutile per tutti coloro che stanno sotto la macina per la farina umana. Utile per chi allora?
[…]
Chiunque sia contro la guerra è, già solo per questo, contro la legge.
Lo Stato capitalista considera la vita umana come la vera materia prima per la produzione di capitale.
Conserva questa materia finché gli è utile conservarla.
(Trad. E. Bellini)
Giono, figlio di un calzolaio e di una stiratrice di origine piemontese, nacque in Provenza nel 1895. Fu uno degli undici uomini del suo battaglione sopravvissuti alla battaglia di Verdun. Da questa terribile esperienza nacque il suo rifiuto di ogni guerra. Tra i suoi scritti pacifisti ricordiamo Refus d'obéissance (da cui è tratta la breve citazione qui sopra), Précisions, Recherche de la pureté.
La sua opera più conosciuta in Italia, da adulti e ragazzi, è L'uomo che piantava gli alberi.
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