mercoledì 14 maggio 2025

Domodossola entra nella storia, di Gianfranco Contini

"Il nome di Domodossola, lanciato ora dalle radio di tutti i continenti ha acquistato improvvisamente un senso. Dopo due millenni di esistenza a fuoco lento, fuori della storia, entra di colpo nella storia. Era un timbro sui passaporti dei viaggiatori dell'Orient Express, e ora vi accadono avvenimenti che si studiano a scuola, le cose delle vite di Plutarco e dei romanzi di Stendhal. Ma Domodossola non è solo una parola-simbolo, è anche un fatto politico. L'Ossola è la prima regione d'Italia liberata in modo autonomo, senza sussidi esterni (perlomeno militari), e in misura tale da consentire l'instaurazione indipendente di autorità legali". Così scriveva Trabucco-Contini su "Liberazione. Giornale della Giunta provvisoria di Governo e delle Formazioni Militari dei Patrioti dell'Ossola" (23 settembre 1944, p. 3).

Questa raccolta di scritti di Gianfranco Contini, uscita nel 1995 per le edizioni Grossi di Domodossola e presentata da Romano Broggini, contiene testi dedicati dall'autore alla terra in cui nacque, si formò, ritornò sempre con affetto, fino a scegliervi la dimora dei suoi ultimi anni di vita, nell'accogliente e vigile casa sul colle di Mattarella poco sopra la chiesa di San Quirico. Contini partecipò con convinzione e con entusiasmo al governo della Repubblica dell'Ossola (10 settembre - 23 ottobre 1944), un momento in cui emerse chiaramente e nettamente - come scrive nello stesso articolo a proposito delle azioni dei nazisti contrapposte quelle dei partigiani - Il loro metodo e il nostro: "Al metodo di strage, di distruzione, di violenza indiscriminata, al 'loro' metodo, insomma, con cui tutta l'Europa è stata lavorata, è stato opposto un metodo di generosità, di rispetto dell'uomo, di odio del sangue, nel quale possiamo riconoscere il nostro onore".

Segue un altro testo, sempre sull'esperienza fondamentale e gloriosa della Repubblica, uscito sul "Dovere" del 21 marzo 1945, alla vigilia della Liberazione (pp. 4 e 5). Contini vi mette in risalto due elementi fondamentali, vivi e presenti nell'Ossola liberata: il contegno della popolazione e l'esperimento di governo democratico. Nota, infatti, come una popolazione "riservatissima, scarsamente dedita all'entusiasmo" mantenne per tutto il periodo di libertà un atteggiamento festoso, in una città serena e imbandierata, dimostrando inoltre di avere rispetto e fiducia nei confronti di quel governo locale in cui "sedeva finalmente gente onesta e disinteressata". Quando la situazione precipitò e le truppe nazitedesche occuparono di nuovo Domo e l'Ossola, anche l'esilio fu affrontato e sopportato dai cittadini con atteggiamento dignitoso e con fiduciosa convinzione nella verità e nel valore dei "quaranta giorni di libertà", come vennero poi definiti i giorni della Repubblica.

I capitoli successivi riportano due articoli apparsi entrambi sul "Risveglio Ossolano" (10 aprile e il 1 maggio 1946). Contini vi affronta il tema del "socialismo liberale autonomistico 'dal basso' [...], corrente ormai dominante nel Partito D'Azione sulla questione ossolana". A questi fa seguito una sezione fotografica e il testo di un volantino del Partito D'Azione del 1948.

La seconda parte del libro contiene testi di letteratura, filologia e linguistica, tutti legati all'Ossola e al Novarese: dalle note sul dialetto di Varzo, paese della Val Divedro, a due scritti rosminiani di Giovanni Faldella; dalla recensione a un corposo volume dedicato a Novara e al suo territorio agli "Statuti volgari quattrocenteschi dei disciplinati di Domodossola"; da alcuni esempi di "schede ossolane", cioè di menzioni dell'Ossola in autori stranieri, fino alla presentazione di "Alegar e grazia", poesie dialettali di Armando Tami. Un testo, quest'ultimo, in cui, come nota Broggini nella presentazione, Contini ancora una volta "ritorna alla fedeltà alla sua valle".

Gianfranco Contini, Domodossola entra nella storia, Grossi 1995



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