"Il nome di Domodossola, lanciato ora dalle radio di tutti i continenti ha acquistato improvvisamente un senso. Dopo due millenni di esistenza a fuoco lento, fuori della storia, entra di colpo nella storia. Era un timbro sui passaporti dei viaggiatori dell'Orient Express, e ora vi accadono avvenimenti che si studiano a scuola, le cose delle vite di Plutarco e dei romanzi di Stendhal. Ma Domodossola non è solo una parola-simbolo, è anche un fatto politico. L'Ossola è la prima regione d'Italia liberata in modo autonomo, senza sussidi esterni (perlomeno militari), e in misura tale da consentire l'instaurazione indipendente di autorità legali". Così scriveva Trabucco-Contini su "Liberazione. Giornale della Giunta provvisoria di Governo e delle Formazioni Militari dei Patrioti dell'Ossola" (23 settembre 1944, p. 3).
Questa raccolta di scritti di Gianfranco Contini, uscita nel 1995 per le edizioni Grossi di Domodossola e presentata da Romano Broggini, contiene testi dedicati dall'autore alla terra in cui nacque, si formò, ritornò sempre con affetto, fino a scegliervi la dimora dei suoi ultimi anni di vita, nell'accogliente e vigile casa sul colle di Mattarella poco sopra la chiesa di San Quirico. Contini partecipò con convinzione e con entusiasmo al governo della Repubblica dell'Ossola (10 settembre - 23 ottobre 1944), un momento in cui emerse chiaramente e nettamente - come scrive nello stesso articolo a proposito delle azioni dei nazisti contrapposte quelle dei partigiani - Il loro metodo e il nostro: "Al metodo di strage, di distruzione, di violenza indiscriminata, al 'loro' metodo, insomma, con cui tutta l'Europa è stata lavorata, è stato opposto un metodo di generosità, di rispetto dell'uomo, di odio del sangue, nel quale possiamo riconoscere il nostro onore".
Segue un altro testo, sempre sull'esperienza fondamentale e gloriosa della Repubblica, uscito sul "Dovere" del 21 marzo 1945, alla vigilia della Liberazione (pp. 4 e 5). Contini vi mette in risalto due elementi fondamentali, vivi e presenti nell'Ossola liberata: il contegno della popolazione e l'esperimento di governo democratico. Nota, infatti, come una popolazione "riservatissima, scarsamente dedita all'entusiasmo" mantenne per tutto il periodo di libertà un atteggiamento festoso, in una città serena e imbandierata, dimostrando inoltre di avere rispetto e fiducia nei confronti di quel governo locale in cui "sedeva finalmente gente onesta e disinteressata". Quando la situazione precipitò e le truppe nazitedesche occuparono di nuovo Domo e l'Ossola, anche l'esilio fu affrontato e sopportato dai cittadini con atteggiamento dignitoso e con fiduciosa convinzione nella verità e nel valore dei "quaranta giorni di libertà", come vennero poi definiti i giorni della Repubblica.
I capitoli successivi riportano due articoli apparsi entrambi sul "Risveglio Ossolano" (10 aprile e il 1 maggio 1946). Contini vi affronta il tema del "socialismo liberale autonomistico 'dal basso' [...], corrente ormai dominante nel Partito D'Azione sulla questione ossolana". A questi fa seguito una sezione fotografica e il testo di un volantino del Partito D'Azione del 1948.
La seconda parte del libro contiene testi di letteratura, filologia e linguistica, tutti legati all'Ossola e al Novarese: dalle note sul dialetto di Varzo, paese della Val Divedro, a due scritti rosminiani di Giovanni Faldella; dalla recensione a un corposo volume dedicato a Novara e al suo territorio agli "Statuti volgari quattrocenteschi dei disciplinati di Domodossola"; da alcuni esempi di "schede ossolane", cioè di menzioni dell'Ossola in autori stranieri, fino alla presentazione di "Alegar e grazia", poesie dialettali di Armando Tami. Un testo, quest'ultimo, in cui, come nota Broggini nella presentazione, Contini ancora una volta "ritorna alla fedeltà alla sua valle".
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Gianfranco Contini, Domodossola entra nella storia, Grossi 1995 |
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