Trascrivo qui di seguito un breve testo dedicato a Marcella Balconi nel decennale della morte. Il testo apparve originariamente sul sito della Consulta delle donne di Wanda Montanelli. Lo si può ancora trovare al link che segue: LA DOTTORESSA BALCONI AMICA DEI BAMBINI - Consulta delle Donne di Wanda Montanelli
In occasione del decennale della morte sono usciti in Piemonte due libri per ricordare la figura di Marcella Balconi (1919 – 1999), pioniera della neuropsichiatra infantile nel nostro Paese, e non solo. Tra le prime laureate in medicina in Italia, ancora studentessa Marcella fece le prime esperienze professionali affiancando il padre, medico condotto a Romagnano Sesia (NO), nel suo ambulatorio. Dopo la laurea in medicina a Pavia entrò nella Resistenza come ispettrice del servizio sanitario, operò in Valtellina e successivamente presso il comitato regionale piemontese delle Brigate Garibaldi a Torino. L’esperienza resistenziale determinò le sue scelte di vita: abbandonò infatti l’ambiente accademico per dedicarsi al servizio sanitario pubblico, nel quale poteva conciliare le proprie scelte politiche e sociali (era comunista) con l’attività medico – scientifica. Dichiarò in uno scritto del 1984: “… al ritorno [dall’esperienza partigiana, n.d.r.] ho giurato che avrei fatto il possibile per rendere più facile e piacevole la vita dei bambini e per creare una generazione che non dovesse sopportare il peso della guerra e avesse la gioia di vivere. Era la mia risposta alla morte e all’angoscia di morte, con gesti che volevano essere riparativi”. Marcella Balconi dedicò dunque tutta la vita ai bambini, normalmente o diversamente dotati, con problemi psichiatrici o psicologici, con difficoltà di adattamento scolastico, con ritardi dovuti semplicemente alla loro condizione sociale – esemplari i suoi interventi sulla condizione scolastica dei bambini immigrati dal Sud d’Italia nel Novarese -. Ma si dedicò anche, senza risparmio di energie, alla formazione degli operatori del servizio di psichiatria, all’aggiornamento degli insegnanti, alle necessità delle famiglie (precorrendo di gran lunga i tempi fu a favore del tempo pieno scolastico e dell’istituzione degli asili nido). Partecipò direttamente alla vita politica come consigliera provinciale, sindaco di Romagnano Sesia, parlamentare dal 1963 al 1968.
Il primo dei due libri che ora le vengono dedicati ne fa rivivere la figura attraverso testimonianze ed interventi diversi, molti dei quali inediti, di colleghi, amici, pazienti, storici, collaboratori. Si tratta del volume Grazie Marcella. Raccolta di testimonianze in onore di Marcella Balconi. Medico, pioniera della psicanalisi infantile in Italia (1919-1999) delle edizioni A&T di Torino nella collana dei Quaderni ArsDiapason.
Il
secondo libro, Una vita in forma di
dialogo. Marcella Balconi 1919-1999
è pubblicato dall’Istituto Storico della Resistenza di Novara e
curato da Giuseppe Veronica al quale si devono i capitoli del volume
più strettamente riguardanti la biografia della Balconi. Gli altri
capitoli sono firmati da Jeannot Pajetta, Claudia Banchieri, Elvira
Pajetta, Giancarlo Grasso ed Enrica Crivelli. Questi ultimi
sintetizzano così un aspetto fondamentale della personalità – e
del fascino – di Marcella: “Un tratto peculiare in Marcella
Balconi è la stretta continutà tra sfera privata personale e sfera
degli interessi culturali e scientifici, un quasi immediato e
spontaneo trascorrere dell’attenzione dalle fantasie ed emozioni
più intime a quelle suscitate in lei dall’altro, bambino o adulto,
paziente o collaboratore, passare dalle esperienze attuali a quelle
connesse con la storia precedente” (pag. 123).
Per concludere,
mi sia consentita una testimonianza personale. Mia madre, maestra
elementare per quarantadue anni in diverse piccole località,
normalmente non indirizzava volentieri le famiglie di piccoli alunni
con difficoltà di apprendimento agli psicologi. Sapeva che nella
maggioranza dei casi il motivo della difficoltà era dovuto
all’essere figli di famiglie di recente immigrazione dal Sud,
all’essere residenti in una frazione quando le comunicazioni con il
centro del paese erano difficili e i due o tre chilometri di distanza si percorrevano a piedi, con qualsiasi tempo. Temeva che, in quegli anni in cui i
pregiudizi nei paesi erano tanti, le conoscenze scarse, questi
bambini fossero etichettati e poi emarginati definitivamente ed
irrimediabilmente come “indietro” oppure “troppo originali”,
“molto lenti” – si diceva così, allora, con nemmeno troppo
velati eufemismi -. La sola per la quale fece eccezione, consigliando
diverse volte di rivolgersi a lei con completa fiducia, fu la
dottoressa Balconi: sapeva che da lei non c’erano da temere
etichette, emarginazioni, diagnosi sbrigative. Sapeva che entrambe,
lei cattolica praticante, la Balconi comunista (erano anni in cui
queste differenze venivano fatte pesare: ricordiamo la “scomunica”
ai comunisti del 1949) operavano all’insegna del motto “maxima
debetur puero reverentia”.